Dopo le indiscrezioni lanciate ieri da Telesur, la tv sudamericana all-news
con sede a Caracas, il presidente della Colombia Juan Manuel Santos ha
confermato l'inizio delle conversazioni con le FARC per arrivare alla fine del
conflitto nel Paese. Lo ha fatto in un discorso televisivo, dalla Casa de
Nariño, sede della Presidenza della Repubblica. E' stato un discorso molto
prudente e sereno, con toni rassicuranti e a volte duri. "Sin dal primo
giorno del mio Governo ho rispettato l'obbligo costituzionale di ricerca della
pace" ha detto "In questa direzione si sono sviluppate le
conversazioni esplorative con le FARC per cercare la fine del conflitto".
Non si tratta di conversazioni senza condizioni: tre i paletti annunciati dal presidente: "Primo: impariamo dagli errori del passato per non ripeterli. Secondo: qualunque processo deve portare alla fine del conflitto, non al suo prolungamento. Tre: si manterranno le operazioni e la presenza militare su ogni centimetro del territorio nazionale". Quest'ultimo punto, il più duro per le FARC, si riferisce al negoziato tentato dal presidente Andrés Pastrana e la guerriglia, nel 1998, nel mezzo della selva del Caguán, liberata dal controllo militare.
Santos ha invitato anche l'Ejército de Liberación Nacional (ELN) a unirsi al dialogo per la pace, ricordando che tutte le conversazioni devono avvenire comunque seguendo i tre principi da lui indicati. "Nei prossimi giorni renderemo noti i risultati delle prime conversazioni con le FARC. I colombiani possono confidare pienamente nel fatto che il Governo sta operando con prudenza, serietà e fermezza, anteponendo sempre il benessere e la tranquillità di tutti gli abitanti del nostro Paese".
L'annuncio di Santos ha ovviamente suscitato le reazioni di buona parte del mondo politico colombiano. La più attesa e la più temuta è stata quella dell'ex presidente Álvaro Uribe, di cui Santos è stato Ministro della Difesa e da cui si è mano a mano allontanato da quando è presidente, tanto che dire che i rapporti politici tra i due sono gelidi è un eufemismo. E Uribe non ha deluso le attese: "La legittimazione che il Governo ha dato alla complicità di Chávez con la guerriglia, la paga Chávez facendoli sedere al tavolo, perché serva alla sua rielezione". Così ha sistemato in un colpo solo i tentativi di dialogo e l'arcinemico Hugo Chávez.
Il Venezuela, fobie di Uribe a parte, ha avuto un ruolo importante in questo inizio di dialogo tra FARC e Governo colombiano. Insieme a Cuba e alla Norvegia è il Paese che ha facilitato l'avvicinamento e il dialogo tra le parti; secondo Telesur e la radio colombiana RCN, è stato a L'Avana che una delegazione del Governo colombiano e una delle FARC hanno deciso di avviare il processo di pace per chiudere 50 anni di conflitto armato. Secondo il quotidiano colombiano El Tiempo sarà a Oslo e a L'Avana, dove, il 5 ottobre, inizierà il dialogo, con la collaborazione dei governi di Cuba, Venezuela e Norvegia.
Il nuovo tentativo di dialogo tra Bogotà e le FARC è il terzo in trent'anni; nel 1982 ci provò il presidente conservatore Belisario Betancur, nel 1998 il tentativo fu del conservatore Andrés Pastrana, che fallì e lasciò spazio agli otto anni di tolleranza zero di Álvaro Uribe. La pace in Colombia è una specie di ossessione di Santos, che sin dal suo discorso d'insediamento disse: "E' possibile avere una Colombia in pace, una Colombia senza guerriglia e lo dimostreremo".
Sotto il suo mandato sono stati uccisi alcuni dei leaders più importanti delle FARC, in operazioni militari anche spettacolari, ma sono anche state approvate leggi che riconoscono i danni e le vittime del conflitto e la restituzione delle terre ai campesinos desplazados, profughi. La prudenza, davanti alla nuova pagina colombiana, è d'obbligo.
Non si tratta di conversazioni senza condizioni: tre i paletti annunciati dal presidente: "Primo: impariamo dagli errori del passato per non ripeterli. Secondo: qualunque processo deve portare alla fine del conflitto, non al suo prolungamento. Tre: si manterranno le operazioni e la presenza militare su ogni centimetro del territorio nazionale". Quest'ultimo punto, il più duro per le FARC, si riferisce al negoziato tentato dal presidente Andrés Pastrana e la guerriglia, nel 1998, nel mezzo della selva del Caguán, liberata dal controllo militare.
Santos ha invitato anche l'Ejército de Liberación Nacional (ELN) a unirsi al dialogo per la pace, ricordando che tutte le conversazioni devono avvenire comunque seguendo i tre principi da lui indicati. "Nei prossimi giorni renderemo noti i risultati delle prime conversazioni con le FARC. I colombiani possono confidare pienamente nel fatto che il Governo sta operando con prudenza, serietà e fermezza, anteponendo sempre il benessere e la tranquillità di tutti gli abitanti del nostro Paese".
L'annuncio di Santos ha ovviamente suscitato le reazioni di buona parte del mondo politico colombiano. La più attesa e la più temuta è stata quella dell'ex presidente Álvaro Uribe, di cui Santos è stato Ministro della Difesa e da cui si è mano a mano allontanato da quando è presidente, tanto che dire che i rapporti politici tra i due sono gelidi è un eufemismo. E Uribe non ha deluso le attese: "La legittimazione che il Governo ha dato alla complicità di Chávez con la guerriglia, la paga Chávez facendoli sedere al tavolo, perché serva alla sua rielezione". Così ha sistemato in un colpo solo i tentativi di dialogo e l'arcinemico Hugo Chávez.
Il Venezuela, fobie di Uribe a parte, ha avuto un ruolo importante in questo inizio di dialogo tra FARC e Governo colombiano. Insieme a Cuba e alla Norvegia è il Paese che ha facilitato l'avvicinamento e il dialogo tra le parti; secondo Telesur e la radio colombiana RCN, è stato a L'Avana che una delegazione del Governo colombiano e una delle FARC hanno deciso di avviare il processo di pace per chiudere 50 anni di conflitto armato. Secondo il quotidiano colombiano El Tiempo sarà a Oslo e a L'Avana, dove, il 5 ottobre, inizierà il dialogo, con la collaborazione dei governi di Cuba, Venezuela e Norvegia.
Il nuovo tentativo di dialogo tra Bogotà e le FARC è il terzo in trent'anni; nel 1982 ci provò il presidente conservatore Belisario Betancur, nel 1998 il tentativo fu del conservatore Andrés Pastrana, che fallì e lasciò spazio agli otto anni di tolleranza zero di Álvaro Uribe. La pace in Colombia è una specie di ossessione di Santos, che sin dal suo discorso d'insediamento disse: "E' possibile avere una Colombia in pace, una Colombia senza guerriglia e lo dimostreremo".
Sotto il suo mandato sono stati uccisi alcuni dei leaders più importanti delle FARC, in operazioni militari anche spettacolari, ma sono anche state approvate leggi che riconoscono i danni e le vittime del conflitto e la restituzione delle terre ai campesinos desplazados, profughi. La prudenza, davanti alla nuova pagina colombiana, è d'obbligo.