Manuel Fraga e Santiago Carrillo. Erano i due grandi vecchi della politica. Le
loro lunghe e intense vite li avevano trasformati in una sorta di memoria
storica della destra e della sinistra spagnole. Erano stati giovanissimi durante
la Guerra Civile, erano stati protagonisti, da posizioni opposte, della
dittatura franchista, erano stati determinanti, da posizioni ancora opposte,
nella Transición, quando seppero accettare l'uno l'esistenza dell'altro e la
necessità della convivenza delle due Spagne che rappresentavano, pena un'altra
e nefasta Guerra Civile.
Non so cosa scatta davanti a un anziano che è stato testimone dell'epopea di un secolo, non ti importano più le differenze ideologiche che puoi avere con lui, ti interessa solo che ti racconti. Ho perso poche interviste di Santiago Carrillo e di Manuel Fraga in questi anni, sentivo ovviamente uno più vicino dell'altro, ma mi piacevano la passione e l'ironia di cui entrambi continuavano a essere dotati e mi piaceva tutta questa storia di cui erano testimoni diretti.
Quando, all'inizio dell'anno, è morto Manuel Fraga mi è dispiaciuto, pur non condividendo una delle sue idee e non avendo alcuna simpatia per il suo rifiuto di dare sepoltura ai repubblicani nelle cunette perché "aprire le fosse comuni è aprire vecchie ferite". Quando ho saputo della morte di Santiago Carrillo mi è spiaciuto sul serio, perché ho sempre simpatia per i vecchi comunisti, che hanno sopportato esilio e dolore nel nome delle loro idee e che sanno sempre avere un senso dello Stato che magari lo avessero quelli che li insultano per essere "rossi". Oggi El Mundo diceva che, morto Fraga, con la morte di Santiago Carrillo, è morto anche il XX secolo spagnolo. E' indubbiamente una bella immagine, ma la Spagna del XX secolo continua a sopravvivere con le sue contraddizioni irrisolte e acuite dalla crisi economica.
Rimane questo editoriale di La Vanguardia, scritto dal direttore José Antich, che ricorda le figure di Manuel Fraga e Santiago Carrillo, simboli di due Spagne che non si amano e che hanno però cercato nella democrazia un modo di convivere. Chissà che cosa significa che il 2012 della crisi e del rescate se li sia portati via entrambi. Que descansen en paz.
Da lavanguardia.com
Poco a poco se ne vanno. Quasi non importa da che parte stavano, dato che la cosa importante è cosa fecero e il loro atteggiamento. Oggi alcuni la chiamano generosità, anche se, sicuramente, gli storici la considereranno semplicemente intelligenza, perspicacia, capacità di comprendere il tempo che era toccato loto vivere. Così lo hanno fatto Manuel Fraga, che se n'è andato a gennaio, a 89 anni, e Santiago Carrillo, morto ieri a 97 anni. Politici complessi, con passati di luci e ombre, ma senza il cui concorso la Transición spagnola forse non si sarebbe fatta o sarebbe stato molto più difficile arrivasse a buon fine. Perché, ed è bene ricordarlo, la Transición fu un successo e bisogna stare in politica in quel momento per immaginarsi scenari diversi. Provenivano, Fraga e Carrillo, da passati ideologici antagonisti, ma assunsero con audacia, e pagando costi personali, quello che in modo maggioritario il popolo democraticamente voleva. Uno forse voleva di meno, l'altro sicuramente di più, ma in quante transazioni non è così? E probabilmente per il passato che si trascinavano, la loro posizione fu tanto determinante in alcune questioni quanto poco valorizzata nelle urne. E si fece la Costituzione, che era un testo aperto, anche se il tempo ha portato letture che non è il caso di analizzare qui. Il PCE, il suo impulso, la sua forza, sono evaporati tra le lotte fratricide e il voto utile al PSOE, con quei giovani socialisti che erano González e Guerra. Fraga ebbe un po' più di fortuna. Anche se la destra non ha governato la Spagna fino a quando lui non ha lasciato la prima linea, due dei suoi Aznar e Rajoy, sono arrivati alla Moncloa. Chissà un giorno Fraga e Carrillo non ricevano un omaggio comune. Sarò uno sguardo di un tempo che non è più quello di oggi.
Non so cosa scatta davanti a un anziano che è stato testimone dell'epopea di un secolo, non ti importano più le differenze ideologiche che puoi avere con lui, ti interessa solo che ti racconti. Ho perso poche interviste di Santiago Carrillo e di Manuel Fraga in questi anni, sentivo ovviamente uno più vicino dell'altro, ma mi piacevano la passione e l'ironia di cui entrambi continuavano a essere dotati e mi piaceva tutta questa storia di cui erano testimoni diretti.
Quando, all'inizio dell'anno, è morto Manuel Fraga mi è dispiaciuto, pur non condividendo una delle sue idee e non avendo alcuna simpatia per il suo rifiuto di dare sepoltura ai repubblicani nelle cunette perché "aprire le fosse comuni è aprire vecchie ferite". Quando ho saputo della morte di Santiago Carrillo mi è spiaciuto sul serio, perché ho sempre simpatia per i vecchi comunisti, che hanno sopportato esilio e dolore nel nome delle loro idee e che sanno sempre avere un senso dello Stato che magari lo avessero quelli che li insultano per essere "rossi". Oggi El Mundo diceva che, morto Fraga, con la morte di Santiago Carrillo, è morto anche il XX secolo spagnolo. E' indubbiamente una bella immagine, ma la Spagna del XX secolo continua a sopravvivere con le sue contraddizioni irrisolte e acuite dalla crisi economica.
Rimane questo editoriale di La Vanguardia, scritto dal direttore José Antich, che ricorda le figure di Manuel Fraga e Santiago Carrillo, simboli di due Spagne che non si amano e che hanno però cercato nella democrazia un modo di convivere. Chissà che cosa significa che il 2012 della crisi e del rescate se li sia portati via entrambi. Que descansen en paz.
Da lavanguardia.com
Poco a poco se ne vanno. Quasi non importa da che parte stavano, dato che la cosa importante è cosa fecero e il loro atteggiamento. Oggi alcuni la chiamano generosità, anche se, sicuramente, gli storici la considereranno semplicemente intelligenza, perspicacia, capacità di comprendere il tempo che era toccato loto vivere. Così lo hanno fatto Manuel Fraga, che se n'è andato a gennaio, a 89 anni, e Santiago Carrillo, morto ieri a 97 anni. Politici complessi, con passati di luci e ombre, ma senza il cui concorso la Transición spagnola forse non si sarebbe fatta o sarebbe stato molto più difficile arrivasse a buon fine. Perché, ed è bene ricordarlo, la Transición fu un successo e bisogna stare in politica in quel momento per immaginarsi scenari diversi. Provenivano, Fraga e Carrillo, da passati ideologici antagonisti, ma assunsero con audacia, e pagando costi personali, quello che in modo maggioritario il popolo democraticamente voleva. Uno forse voleva di meno, l'altro sicuramente di più, ma in quante transazioni non è così? E probabilmente per il passato che si trascinavano, la loro posizione fu tanto determinante in alcune questioni quanto poco valorizzata nelle urne. E si fece la Costituzione, che era un testo aperto, anche se il tempo ha portato letture che non è il caso di analizzare qui. Il PCE, il suo impulso, la sua forza, sono evaporati tra le lotte fratricide e il voto utile al PSOE, con quei giovani socialisti che erano González e Guerra. Fraga ebbe un po' più di fortuna. Anche se la destra non ha governato la Spagna fino a quando lui non ha lasciato la prima linea, due dei suoi Aznar e Rajoy, sono arrivati alla Moncloa. Chissà un giorno Fraga e Carrillo non ricevano un omaggio comune. Sarò uno sguardo di un tempo che non è più quello di oggi.