martedì 11 dicembre 2012

L'aeroporto di Madrid perde 10 milioni di passeggeri. Colpa della crisi e delle tasse aeroportuali

Nel 2007, sono transitati per Barajas, l'aeroporto di Madrid, 52,1 milioni di passeggeri, il 13.8% in più rispetto al 2006. Erano gli anni della Spagna baldanzosa, che aveva superato l'Italia e aveva nel mirino il reddito pro-capite di Francia e Germania, Barajas era il quarto aeroporto d'Europa e avrebbe inaugurato di lì a poco l'avveniristica T-4, il terminal assegnato quasi completamente a Iberia, all'epoca una delle compagnie di bandiera più efficienti ed efficaci del continente.
Sono passati cinque anni e il numero di passeggeri di Barajas è stato quest'anno, fino a ottobre, pari a 38,9 milioni, mentre il numero dei voli è sceso dai gloriosi 483.292 del 2007 a 318.176. L'aeroporto madrileno ha perso, dunque circa 10 milioni di passeggeri e oltre 100mila voli in cinque anni. E' un sintomo della crisi economica spagnola, che ha spinto gli spagnoli a viaggiare meno e che ha travolto anche Iberia, costretta adesso a un severo programma di tagli e licenziamenti "per non scomparire", secondo quanto giura nelle email che invia ai suoi clienti per spiegare i progetti futuri.
Ma non è solo questo. L'aeroporto di Madrid, come l'intero sistema aeroportuale spagnolo, sta pagando gli anni di sprechi e di opere monumentali e colossali, spesso inutili, realizzate negli anni di boom economico (la stessa T-4, per esempio, o gli aeroporti di provincia delle Castiglie). Il Governo, che cerca di mietere dove può per ridurre il deficit, ha aumentato le tasse aeroportuali, adesso tra le più care d'Europa (Madrid è la città più cara dopo Amsterdam, secondo alcune compagnie aeree). E il risultato di questa cselta è che Easyjet ha chiuso la sua base a Madrid e ha tagliato drasticamente i voli su Barcellona, mentre Ryanair, la principale compagnia aerea per numero di passeggeri trasportati operante in Spagna, ha minacciato di ridurre i propri voli del 35% su Madrid e del 23% su Barcellona. Ha già cancellato una serie di voli dai principali aeroporti, compreso quello di Madrid (tra i voli cancellati anche quello che collega Barajas a Torino, thanks Ryanair e anche grazie a Caselle, per saper difendere con tanta arte gli interessi dei torinesi che vogliono volare dalla quarta città d'Italia e che non vogliono farsi rubare i bagagli sugli autobus che portano a Malpensa).
Il traffico low-cost alimenta una delle voci più importanti dell'economia spagnola, quella turistica: grazie a Ryanair, Easyjet, Air Berlin, Vueling, arrivano in Spagna turisti da ogni parte d'Europa e il Paese può continuare a vantare, nonostante la crisi economica, numeri turistici invidiabili. Perché dunque penalizzare una fonte d'ingressi così importante, che garantisce migliaia di posti di lavoro, e perché colpire, in particolare, Barajas, con aumenti delle tasse aeroportuali fino al 50%, e Barcellona, arrivata addirittura a un incremento del 53% rispetto al 2007? La risposta di AENA, l'ente che gestisce gli aeroporti spagnoli, fa riferimento al suo indebitamento, arrivato a 14,5 miliardi di euro, sia per al costruzione della T-4 che per la ristrutturazione di aeroporti come quelli  di Barcellona, Málaga e Santiago de Compostela. Ma la politica di AENA sta facendo fuggire le compagnie aeree. Easyjet, che ha già annunciato il proprio disimpegno in Spagna, rimarrà solo per garantire i collegamenti delle principali città spagnole con le principali città d'Europa (per la chiusura della base a Madrid ha ricollocato in Francia, Svizzera o Italia i lavoratori disponibili al trasferimento e ha licenziato gli altri). In una conferenza stampa il suo direttore generale in Spagna Javier Gándara ha spiegato come l'aumento delle tasse incida sulle attività. "Per ogni passeggero portato o in partenza da Barajas pagavamo 11,6 euro a luglio 2010, 15,4 euro nello stesso mese del 2011 e 24,6 euro nel 2012". E la compagnia si aspetta, come le concorrenti, un aumento dell'8,5% ogni anno fino al 2016. Nel 2010 e nel 2011, erano al Governo i socialisti, con José Luis Rodriguez Zapatero, perché non si pensi che queste politiche scellerate siano esclusiva del PP, impegnato a trovare soldi ovunque siano, senza preoccuparsi di favorire politiche di crescita, esattamente come impongono i diktat di Bruxelles e di Berlino.
"E' chiaro che non torneeremo ad avere una base a Madrid nel medio termine, dato che AENA non prevede di abbassare le tasse fino al 2017" ha commentato Gándara.
"Dal Governo ci dicono che devono recuperare i grandi investimenti, ma dovrebbero ammortizzarli in uno spazio maggiore di tempo. Non si può recuperare in due anni quello che non si è fatto in venti" ha detto ancora il dirigente di Easyjet.
Con la chiusura della sua base, Easyjet non pagherà più 12 milioni all'anno di contributi all'IRPEF e alla Sanità spagnola, un danno, la sua fuga, che non colpisce, dunque, solo il turismo, ma anche il sistema fiscale e lo Stato Sociale. Ma né dal Governo né da AENA arrivano segnali di ripensamento.