martedì 11 dicembre 2012

Santiago Calatrava scappa dal fisco spagnolo e si trasferisce in Svizzera

L'architetto Santiago Calatrava ha lasciato la Spagna e ha spostato tutte le sue attività economiche in Svizzera. Qualche tempo fa ha chiuso il suo studio di Valencia, mantenendo solo quello che ha a Zurigo, giustificandosi con la caduta dell'attività costruttiva in Spagna e l'inutilità sostanziale di due studi. Poche settimane fa, ha trasferito la società con cui gestisce i propri affari, Calatrava Family Investments, da Madrid al Cantone di Zurigo. Secondo i media spagnoli, che fanno riferimento al Registro Mercantile di Zurigo, a cui la figlia di Calatrava Robertina Maria Marta ha presentato la documentazione, la società ha "investimenti finanziari per un valore approssimato di 32 milioni di euro, e ha come oggetto la "compravendita, la sottoscrizione e la trasformazione di valori immobiliari nazionali e stranieri e i diritti di tutti i tipi".
Con il trasferimento della società a Zurigo, dove Calatrava ha già da due anni la residenza fiscale, permetterà al celebre architetto spagnolo di sfuggire completamente al fisco del suo Paese. La fuga avviene in uno dei momenti più drammatici per la Spagna, con una crisi economica di cui si parla ampiamente sui media di tutto il mondo e con un impoverimento generalizzato delle classi medio-basse, che in Spagna è decisamente più percettibile che in Italia, per esempio.
Ed è in questo momento così difficile che le grandi fortune del Paese tendono alla fuga, per non pagare le tasse, per non contribuire al risanamento dei conti spagnoli, avendo però partecipato alla loro rovina, e per non partecipare al mantenimento di quello Stato Sociale che prova a garantire parità di opportunità per tutti.
Santiago Calatrava è da anni l'architetto spagnolo più mediatico: ha disegnato alcuni degli edifici più singolari e significativi che punteggiano varie città del mondo, da Chicago a Malmoe, da New York fino alla sua Valencia, ed è autore di alcuni dei ponti più importanti che si possano vedere a Bilbao, Siviglia, Buenos Aires o, addirittura, Venezia, dove ha disegnato l'unico ponte moderno sul Canal Grande.
La sua popolarità in patria, messa alla prova dai difetti di costruzione di opere come il ponte pedonale di Bilbao (scivoloso sotto la pioggia) o la stessa Città delle Arti e delle Scienze di Valencia (infiltrazioni d'acqua, pessima acustica, ecc), nonostante i prezzi astronomici della loro realizzazione, è crollata con l'arrivo della crisi economica. L'opinione pubblica ha iniziato a guardare con sospetto ai conti delle proprie Amministrazioni Pubbliche, i magistrati hanno iniziato a indagare sulle allegre spese di Amministrazioni come quelle di Valencia o delle Baleari, coinvolte anche in gravi scandali di corruzione, e Calatrava è finito nel mirino per i suoi compensi e per i costi delle sue opere, sempre maggiori rispetto ai preventivi. Per la Città delle Arti e delle Scienze, per esempio, l'architetto ha ricevuto 100 milioni di euro, una cifra che recentemente ha definito "bassa", attirandosi l'antipatia di buona parte della società.
Secondo i media che cercano di giustificare la sua fuga nelle più accoglienti braccia del fisco svizzero, l'architetto lascia la Spagna anche per questa sua immagine pubblica fortemente compromessa e per l'impossibilità di lavorare in patria, data la paralisi del settore immobiliare.
E chissà perché bisogna sempre giustificare l'irresponsabilità dei ricchi e i loro ricatti.
Forse è ora di piantarla di giustificarli ed è ora di iniziare a condannarli davanti all'opinione pubblica, dicendo magari quanto faccia schifo il loro atteggiamento e quanto sia riprovevole il loro ricatto al resto della società, e sarebbe anche il caso di iniziare a boicottare le loro attività. E' il caso di vedere ancora film o serie tv con Gerard Depardieu, scappato in Belgio perché François Hollande ha aumentato le tasse alle fasce ricche della popolazione, o occuparsi ancora di lui? E' il caso di comprare ancora i prodotti di Decathlon e Auchan, i cui proprietari hanno lasciato la Francia e si sono trasferiti in Belgio per non pagare le tasse e non contribuire al risanamento dei conti del loro Paese? Io credo di no: è scandaloso e schifoso che i loro dipendenti paghino le tasse, mentre loro scappano. Che se li comprino da soli, i loro prodotti, che si guardino da soli i loro film.