La quarta operazione a cui Chávez è stato sottoposto a L'Avana è stata seguita a una
grave infezione polmonare, che ha aggravato le sue condizioni di salute e la sua
lotta contro il cancro. Intorno a Natale il presidente è stato sull'orlo della
morte, con febbri molto alte e senza nessuna reazione agli antibiotici; si
parla anche di un collasso cardiaco, mai provato; quello che è certo è che sia
Caracas che L'Avana si stavano preparando al peggio: Chávez era tenuto in coma
farmacologico per evitargli ulteriori sofferenze e non c'erano segnali di
ripresa, tanto che era stato proposto ai familiari di staccarlo dalle macchine
che lo tenevano in vita. Ma i Chávez hanno preferito non prendere una decisione
così drammatica e il presidente, come annunciato anche dal Governo venezuelano,
ha superato la fase post-operatoria. Senza alcun miglioramento, però, riguardo
l'avanzata del tumore.
Le metastasi sembra continuino ad aumentare e Chávez ha perso completamente la
voce, a causa dei trattamenti medici, e non potrà recuperarla. Non si alza più
dal letto e i medici hanno fatto sapere ai familiari e al Governo di Caracas che
non c'è alcuna possibilità che possa tornare nel Venezuela per esercitare la
presidenza. Se Chávez tornerà nel Venezuela, sarà solo per vivere in patria le
sue ultime settimane.
Secondo l'ABC il Tribunale Supremo annuncerà nei prossimi giorni che Chávez non
potrà assumere le sue funzioni presidenziali e pertanto si arriverà a una
dichiarazione di incapacità. Il presidente, del resto, manca dal Venezuela da
due mesi e la sua ultima apparizione pubblica è stata poco prima della partenza
per L'Avana, quando ha chiesto ai venezuelani di pregare per lui e di affidare
la presidenza al suo vice, Nicolás Maduro, in caso di nuove elezioni.
Chávez
è in questo momento lucido, impossibilitato da alzarsi dal letto e, secondo
quanto raccontano le fonti all'ABC, piuttosto "depresso" per
aver perso la voce e vedere le proprie funzioni mano a mano diminuire.