E adesso, con le dimissioni di Benedetto XVI, cosa succederà? Chi gli succederà?
Che bilancio dei suoi otto anni di Pontificato? El Pais ha intervistato JuanJosé Tamayo, uno dei teologi più prestigiosi di Spagna. Che non è molto tenero
con il Papa tedesco.
"E' stato il grande inquisitore della fede cristiana, non è stato aperto
né tollerante, come un teologo della sua formazione avrebbe dovuto essere"
dice, a mo' di prologo.
La rinuncia di Joseph Ratzinger non è paragonabile a quella di Celestino V, il
Papa che, nel Medio Evo, rinunciò al Pontificato e suscitò le ire di Dante, che
lo collocò nell'Inferno per il suo gran rifiuto. Questo Papa "non ha
saputo dare risposta agli oltre 1,2 miliardi di cattolici che ci sono nel mondo
e che cercavano risposta a questioni come la libertà d'espressione e cattedra e
ha limitato il pensiero critico della Chiesa".
Chiamato al soglio di Pietro per mettere ordine nella Chiesa degli scandali di
pedofilia, non ha saputo farlo e lo scandalo dei preti pedofili gli è scoppiato nelle mani,
nonostante sia stato "lo sceneggiatore del Papato di Giovanni Paolo
II": "All'inizio ha imposto il silenzio, quando era presidente della
Congregazione per la Dottrina della Fede, e dopo ha preso misure molto tiepide,
senza applicare quelle previste dal diritto canonico per questi casi e senza
collaborare con i tribunali civili".
Secondo Tamayo, Ratzinger sarà ricordato non solo "come il Papa che si è
dimesso, ma come colui che ha rafforzato i controlli dogmatici dei teologi e la
struttura gerarchica piramidale della Chiesa, lasciando fuori le donne e
l'opinione dei fedeli".
E, per finire poche speranze di un cambio con il nuovo Pontefice, per due
ragioni molto semplici: la prima è che il collegio dei cardinali è stato scelto
da Ratzinger, la seconda è che potrà influire direttamente sulla scelta del
successore.