venerdì 22 febbraio 2013

La prima cifra ufficiale del governo messicano: 27mila desaparecidos nella guerra contro i narcos

Enrique Peña Nieto è presidente del Messico da poco più di due mesi e ha già preso provvedimenti per dimostrare che non stava scherzando quando prometteva un Paese diverso. Prima c'è stata la proposta di legge per riformare il sistema scolastico e toglierlo dal controllo del potente sindacato dei maestri, quindi ci sono stati i suoi viaggi nel Paese, per farsi conoscere e per conoscere da vicino le esigenze dei cittadini, a cui ha promesso migliori opportunità. E adesso ha deciso di iniziare la lotta contro l'impunità e la violenza, dando ascolto alle proposte delle organizzazioni che difendono i diritti umani.
"Durante il calderonismo nel Messico si è generata una delle crisi più profonde in materia di sparizioni forzate che si siano prodotte in America Latina negli ultimi decenni" scriveva qualche giorno fa El Universal, citando Human Rights Watch (HRW), l'organizzazione che "ha indagato su 250 casi di sparizioni da dicembre 2006, scoprendo che nel 60% erano coinvolte tutte le forze di sicurezza del Paese come Esercito, Marina e Polizia Federale e che la metà di questi casi è stata eseguita con la collaborazione dei gruppi criminali". Difficile, con connivenze e corruzioni di questo livello, riuscire a ottenere l'identificazione dei colpevoli e la giustizia per i cittadini desaparecidos e per i familiari che li cercano. "In nessuno dei casi documentati da HRW i responsabili sono stati condannati" scrive ancora El Universal, in una frase che è una condanna per i sistemi giudiziario e politico messicani.
Nel suo rapporto Los desaparecidos de México: el persistente costo de una crisis ignorada, HRW afferma di aver trovato prove che si trattava di sparizioni forzate, cioè avvenute con la collaborazione delle forze di sicurezza messicane, in 149 dei 250 casi indagati. "Ci sono state testimonianze evidenti che attori statali avrebbero partecpato alle sparizioni, sia da soli che con la  collaborazione di organizzazioni criminali". Il metodo si basa sull'"arresto arbitrario di persone da parte delle forze di sicurezza, senza il corrispondente ordine di detenzione e senza indizi sufficienti che giustifichino la misura. In molti casi le detenzioni si realizzano nella casa della vittima, davanti ad altri familiari, mentre in altri casi avvengono sul posto di lavoro, durante controlli, in locali pubblici come i bar". I soldati e i poliziotti "indossano quasi sempre l'uniforme e conducono veicoli ufficiali. Quando i familiari delle vittime chiedono dove sono i loro congiunti, nelle sedi delle forze di Sicurezza e nel Ministero Pubblico, si risponde loro che queste persone non sono mai state arrestate".
Ci sono prove che un determinato corpo delle forze di sicurezza abbia utilizzato la stessa tattica nella stessa zona, per un breve periodo di tempo, per far sparire numerose persone; HRW sostiene nel suo rapporto di aver raccolto "le testimonianze, così come foto e video, che indicano come membri della Marina abbiano compiuto più di 20 arresti arbitrari tra giugno e luglio del 2011, negli Stati di Coahuila, Nuevo León e Tamaulipas".
Felipe Calderón ha ignorato "il crescente problema dei desaparecidos e il Paese non ha adottato le misure serie per affrontarlo"; nei suoi sei anni non si sono neanche raccolti i dati per sapere quante persone siano sparite nella lotta alla violenza del narcotraffico; ci sono organizzazioni non governative che parlano di 60-70mila desaparecidos, ma sono cifre che non si basano su indagini concrete. HWR avverte che "se il Governo di Peña Nieto ripete questa strategia fallita e non stabilisce un piano integrale ed effettivo per indagare sullesparizioni e aiutare a prevenirle in futuro, i casi di sparizioni probabilmente continueranno ad aumentare".
Dopo aver incontrato il direttore di Human Rights Watch José Manuel Vivanco, il Sottosegretario per i Diritti Umani del Governo Lía Limón ha confermato ai media che consegnerà alla Procura un database che raccoglie le schede di 27mila persone desaparecidas, in modo da iniziare un Registro Nazionale dei Desaparecidos. "E' un database che io non conosco, ma è una base da cui partire, con le informazioni di 27mila casi".
27mila desaparecidos. E' la prima cifra ufficiale offerta dal Governo messicano sui desaparecidos di questi anni di guerra ed è quella da cui dovranno ripartire le indagini e la politica.
Il database sarà inviato al Centro Nacional de Planeación, Análisis e Información della Procura Generale della Repubblica e verrà integrato con l'informazione genetica dei familiari degli scomparsi, in modo che, attraverso l'incrocio dei dati, si possano effettuare indagini approfondite e si possano eventualmente trovare le persone ancora in vita.
Per i familiari delle migliaia di persone scomparse e inghiottite in questa lotta senza quartiere al crimine organizzato, che ha dimenticato i diritti umani e la giustizia, inizia la speranza di essere finalmente ascoltati e aiutati dalle autorità.