Enrique Peña Nieto è presidente del
Messico da poco più di due mesi e ha già preso provvedimenti per dimostrare che
non stava scherzando quando prometteva un Paese diverso. Prima c'è stata la proposta
di legge per riformare il sistema scolastico e toglierlo dal controllo del
potente sindacato dei maestri, quindi ci sono stati i suoi viaggi nel Paese,
per farsi conoscere e per conoscere da vicino le esigenze dei cittadini, a cui
ha promesso migliori opportunità. E adesso ha deciso di iniziare la lotta
contro l'impunità e la violenza, dando ascolto alle proposte delle
organizzazioni che difendono i diritti umani.
"Durante il calderonismo nel Messico si è generata una delle crisi
più profonde in materia di sparizioni forzate che si siano prodotte in America
Latina negli ultimi decenni" scriveva qualche giorno fa El Universal,
citando Human Rights Watch (HRW), l'organizzazione che "ha indagato su 250
casi di sparizioni da dicembre 2006, scoprendo che nel 60% erano
coinvolte tutte le forze di sicurezza del Paese come Esercito, Marina e Polizia
Federale e che la metà di questi casi è stata eseguita con la collaborazione dei
gruppi criminali". Difficile, con connivenze e corruzioni di questo
livello, riuscire a ottenere l'identificazione dei colpevoli e la giustizia per
i cittadini desaparecidos e per i familiari che li cercano. "In
nessuno dei casi documentati da HRW i responsabili sono stati condannati"
scrive ancora El Universal, in una frase che è una condanna per i
sistemi giudiziario e politico messicani.
Nel suo rapporto Los desaparecidos de México: el persistente costo de una
crisis ignorada, HRW afferma di aver trovato prove che si trattava di
sparizioni forzate, cioè avvenute con la collaborazione delle forze di
sicurezza messicane, in 149 dei 250 casi indagati. "Ci sono state testimonianze
evidenti che attori statali avrebbero partecpato alle sparizioni, sia da soli
che con la collaborazione di
organizzazioni criminali". Il metodo si basa sull'"arresto arbitrario
di persone da parte delle forze di sicurezza, senza il corrispondente ordine di
detenzione e senza indizi sufficienti che giustifichino la misura. In molti
casi le detenzioni si realizzano nella casa della vittima, davanti ad altri familiari,
mentre in altri casi avvengono sul posto di lavoro, durante controlli, in
locali pubblici come i bar". I soldati e i poliziotti "indossano
quasi sempre l'uniforme e conducono veicoli ufficiali. Quando i familiari delle
vittime chiedono dove sono i loro congiunti, nelle sedi delle forze di
Sicurezza e nel Ministero Pubblico, si risponde loro che queste persone non
sono mai state arrestate".
Ci sono prove che un determinato corpo delle forze di sicurezza abbia
utilizzato la stessa tattica nella stessa zona, per un breve periodo di tempo,
per far sparire numerose persone; HRW sostiene nel suo rapporto di aver
raccolto "le testimonianze, così come foto e video, che indicano come
membri della Marina abbiano compiuto più di 20 arresti arbitrari tra giugno e
luglio del 2011, negli Stati di Coahuila,
Nuevo León e Tamaulipas".
Felipe Calderón ha ignorato "il crescente problema dei desaparecidos
e il Paese non ha adottato le misure serie per affrontarlo"; nei suoi sei
anni non si sono neanche raccolti i dati per sapere quante persone siano
sparite nella lotta alla violenza del narcotraffico; ci sono organizzazioni non
governative che parlano di 60-70mila desaparecidos, ma sono cifre che non si
basano su indagini concrete. HWR avverte che "se il Governo di Peña Nieto
ripete questa strategia fallita e non stabilisce un piano integrale ed
effettivo per indagare sullesparizioni e aiutare a prevenirle in futuro, i casi
di sparizioni probabilmente continueranno ad aumentare".
Dopo aver incontrato il direttore di Human Rights Watch José Manuel Vivanco, il
Sottosegretario per i Diritti Umani del Governo Lía Limón
ha confermato ai media che consegnerà alla Procura un database che raccoglie le
schede di 27mila persone desaparecidas, in modo da iniziare un Registro
Nazionale dei Desaparecidos. "E' un database che io non conosco, ma
è una base da cui partire, con le informazioni di 27mila casi".
27mila desaparecidos. E' la prima cifra ufficiale offerta dal Governo
messicano sui desaparecidos di questi anni di guerra ed è quella da cui
dovranno ripartire le indagini e la politica.
Il database sarà inviato al Centro Nacional de Planeación, Análisis e Información
della Procura Generale della Repubblica e verrà integrato con l'informazione
genetica dei familiari degli scomparsi, in modo che, attraverso l'incrocio dei
dati, si possano effettuare indagini approfondite e si possano eventualmente
trovare le persone ancora in vita.
Per i familiari delle migliaia di persone scomparse e inghiottite in questa
lotta senza quartiere al crimine organizzato, che ha dimenticato i diritti
umani e la giustizia, inizia la speranza di essere finalmente ascoltati e
aiutati dalle autorità.