giovedì 28 marzo 2013

El Pais: Dopo Cipro, neutralizziamo il Lussemburgo e i limbi fiscali

La stampa spagnola, ho già avuto modo di dirlo, è attentissima, molto più di quella italiana, ai movimenti della Trojka UE-BCE-FMI, forse perché, con il salvataggio del sistema finanziario, la Spagna ne sta provando le durezze e la cecità. Credo di aver letto in spagnolo i migliori editoriali e i migliori tweets su Grecia, Irlanda, Islanda, Portogallo e Cipro (è che non è solo la stampa, è proprio l'opinione pubblica, che è più pronta, più preparata, più vigile). Da quando Nicosia ha chiesto il salvataggio, cercando di salvare il salvabile, i media spagnoli si sono divisi tra l'appoggio incondizionato ai ciprioti, vittime del loro sistema bancario e dei loro complici, e l'analisi delle strategie della trojka, che mettono sotto i riflettori non solo le commistioni e le responsabilità dei ciprioti per la loro caduta, ma anche il Lussemburgo, che sembra essere il prossimo obiettivo della UE (ieri il premier Jean Claude Jucker ha rilasciato un'intervista alla tv tedesca ZDF, per difendere il modello economico e il ruolo finanziario del piccolo Granducato), e i paradisi fiscali. Mi è molto piaciuto, in questo senso, un articolo uscito su El Pais, che analizza, apparentemente senza cedere alle ideologie, responsabilità e futuro di Cipro e paradisi fiscali della UE.
Partendo dal presupposto che la miglior soluzione possibile è l'armonizzazione fiscale, El Pais fa un quadro piuttosto duro della situazione cipriota. "Fino al 2007 ha avuto appena imposte. Negli anni 90 ha accolto gli 800 milioni di dollari rubati da Slobodan Milosevic al Tesoro yugoslavo. Colloca, lava e catapulta capitali russi sporchi, tra gli altri quelli della speculazione sul prezzo del petrolio. Secondo la CIA distribuisce donne filippine e dominicane per il loro sfruttamento sessuale. Il suo grande porto, Limassol, è capitale di imbarcazioni poco regolate, opache e irresponsabili, che usano la bandiera di convenienza, quasi pirata, del Paese".
E il quadro delle banche non è meno opaco: "La sua elite finanziaria mantiene, come quella irlandese, relazioni incestuose con la destra politica, sua figlia: il buon Ministro delle Finanze, Michalis Sarris, che chiedeva agli amichetti di Mosca sostegno con cui alleviare le ferite bancarie, era stato, nel 2012, presidente del CdA della più disastrosa delle entità, il gruppo Laiki".
Cipro, sostiene El Pais, non è un paradiso fiscale, secondo la definizione adottata dalla OCSE, ma è un limbo, così come lo è Lussemburgo. In entrambi i casi le dimensioni del settore finanziario sono sproporzionate: a Cipro gli attivi delle banche sono 7,1 volte il PIL, "come per l'Irlanda, il doppio dell'Eurozona (3,5 volte), ma meno dell'obesità di Lussemburgo, 21,7 volte".
Ed è Lussemburgo, "il Paese-regione più ricco del mondo, con le sue 200 banche straniere, con oltre 3 bilioni di euro in attivi finanziari off-shore, dei 20 bilioni esistenti al mondo, che godono di un sistema fiscale generoso" ad attirare l'attenzione del quotidiano spagnolo. In passato il Paese garantiva, con le holdings 1929, l'esenzione dalle tasse, poi, per evitare di essere considerato paradiso fiscale, ha cambiato la legislazione. "Ma, dal 2007 con le societés de gestion de patrimoine familiale, che non pagano per reddito, patrimonio, IVA, né per caso, salvo trattenute e una tassa dello 0,25%. Un limbo".
Un giorno anche il piccolo Granducato, così come altri limbi europei come la Svizzera o le isole britanniche, potrebbero essere contagiate dal male cipriota ("alcuni l'hanno già in incubazione" avverte il quotidiano), cosa fare, dunque, "perché il contribuente tedesco o asturiano non debbano salvarli e non paghino i piatti rotti i correntisti non assicurati"? La soluzione è "dinamitare le basi dei limbi fiscali", con "una potente armonizzazione fiscale che completi dalla parte delle entrate il Trattato fiscale sul deficit eccessivo. Cioè, bisogna armonizzare i tassi impositivi e le basi imponibili nelle imposte sul capitale; introdurre forchette minime per l'IRPEF; eliminare le eccezioni all'IVA; armonizzare l'aumento delle tasse sulle società; gravare i benefici ottenuti in ogni limbo per le società mercantili non residenti; imporre una Tassa Tobin progressiva ai momenti di capitale".
Arrivare a simili accordi e riforme non sarà un cammino facile, "gli Stati limbo e i loro amici hanno potere di veto e lo usano, al momento". Dunque, dinamitare anche questo, il potere di veto.