In questo momentaccio della monarchia spagnola l'unico punto
fermo sembrava la Regina. Re Juan Carlos con i suoi viaggi di lusso, i suoi
rapporti discutibili con sceicchi e finanzieri e le sue infedeltà coniugali.
L'Infanta Elena con il suo matrimonio finito in un divorzio. L'Infanta Cristina
con la prima imputazione (anche se adesso sospesa) di un membro diretto della
Famiglia Reale. Il Principe Felipe che ha sbagliato l'unica scelta che doveva
fare in autonomia, quella della sposa. Insomma, negli ultimi anni non si è
salvato nessuno. A parte la regina Sofia: madre amantissima, tanto da apparire
accanto alla figlia Cristina e al genero Iñaki sulla copertina di Hola quando
lo scandalo era già scoppiato (è l'unico errore che le viene rimproverato),
moglie stoica, dato che è ancora al fianco di un uomo che le mette le corna con
qualunque cosa si muova, nonna affettuosissima, che cerca disperatamente di far
sì che i nipotini continuino a frequentarsi, nonostante i genitori si odino o
poco meno, regina irreprensibile, dato che non le si conosce una caduta di
gusto, un gesto scortese, un comportamento scorretto.
Toccate qualunque membro della Famiglia Reale, ma non la regina Sofia.
Poi.
Chissà se davvero alla Zarzuela è in corso una guerra di tutti contro tutti,
per salvare quello che si può e per garantirsi quello che rimane. Chissà se è
vero che quando qualcuno grida che il Re è nudo, non esistono più simboli sacri
che lo riguardino. Così, in questa fase da fine Impero che la Spagna sta
vivendo in tutti i suoi settori, non risulta intoccabile neanche più la regina
Sofia. Tanto che stamattina Guantanamo, blog di elmundo.es ha pubblicato un articolo piuttosto duro sulla sovrana. Il titolo è semplicemente La Reina, uno
lo pronuncia con tutta la solennità che queste due parole esprimono e poi si
trova davanti a uno degli attacchi più violenti che siano mai apparsi contro
Sofia sulla grande stampa spagnola.
"La regina Sofia gode di un prestigio completamente immeritato e la sua
'professionalità' è più che discutibile" scrive l'autore del blog,
Salvador Sostres, tirando fuori argomenti che si leggono nei forum
anti-monarchici, anch'essi spesso critici sulla professionalità della Regina.
"Sofia non ha alcun radicamento nella vita pubblica spagnola, non ha amiche
né nella nobiltà né nell'alta società né, ovviamente, in quella media e bassa.
Parla con il marito e i figli in inglese, il suo spagnolo è penoso". La
conseguenza dello scarso attaccamento della Regina alla Spagna? Che non ha
avuto il controllo sulle amicizie dei figli. Non essendoci amici di famiglia, i
piccoli Borboni non hanno avuto amichetti con cui giocare, scelti dai genitori.
Dunque, se i tre figli hanno fatto le scelte che hanno fatto è colpa di una
madre "completamente lontana dalla realtà del Paese", che "non
ha presentato loro mai qualcuno mediamente interessante".
L'idea è un po' machista: dov'era Juan Carlos, allora? Perché è la madre la
responsabile dell'educazione dei figli e non, per esempio, entrambi i genitori?
L'insuccesso della regina come madre si vede anche dai matrimoni dei figli:
"Non li ha sposati bene". Essendosi sposati tutti e tre ben oltre i
30 anni, si suppone che non li abbia fatti sposare la madre, a cui non dovevano
neanche chiedere il permesso: istituzionalmente hanno dovuto chiederlo al Capo
del Casato, cioè Re Juan Carlos. "Quando il Principe si è ossessionato con
Eva Sannum, sua madre non ha saputo come frenarlo ed è stato il Re, che, per
dissuaderlo, ha avuto l'idea di mandarlo a vedere José Maria Aznar, allora
presidente del Governo, per chiedergli 'permesso' per sposarsi".
E se ha fallito come madre, non è stata migliore come sovrana, perché "la
Regina vive fondamentalmente a Londra e appare in Spagna solo quando è
strettamente necessario". Sostres accusa Sofia di non conoscere la realtà
spagnola e il crescente impoverimento degli spagnoli, perché visita paesi e
città "particolarmente castigati", "però sono frequenti i suoi
viaggi in Africa e in altri posti lontani ugualmente disgraziati".
Il Re si comporta diversamente, "anche se i paragoni sono odiosi".
"Con tutti gli errori e i difetti", almeno Juan Carlos "ha
vissuto sempre nel suo Paese e accanto al suo popolo". A lui la Spagna
deve il successo democratico nel tentativo di Colpo di Stato, gli imprenditori
spagnoli hanno beneficiato delle sue mediazioni e si può dire che "ha dato
al'economia nazionale molto più denaro di quanto ci costi mantenere la sua
Casa".
Insomma, che la Regina sia una vittima è "falso e ridicolo" perché "ha vissuto come ha voluto, senza implicarsi nella realtà spagnola e fallendo clamorosamente nell'educare e sposare i figli".
Insomma, che la Regina sia una vittima è "falso e ridicolo" perché "ha vissuto come ha voluto, senza implicarsi nella realtà spagnola e fallendo clamorosamente nell'educare e sposare i figli".
Se proprio bisogna dirla tutta, "il Re, con le sue imprecisioni, c'è
sempre stato, ha dato il suo contributo, e, anche se il linciaggio è il principale
hobby dei socialdemocratici (stendiamo un velo pietoso… la monarchia è stata
trattata sempre meglio dai Governi del PSOE che da quelli del PP, basta vedere
i silenzi attuali di Mariano Rajoy), quando scenderà la marea, rimarrà la sua
opera e nessuno potrà discuterla. Juan Carlos I, grazie". E invece,
guardando alla regina, "qual è stato il suo contributo? Qual è stata la
sua opera? So rispondere solo con il silenzio".
Nei commenti che seguono l'articolo il dibattito infuria, tra stereotipi e
ammissioni: in fondo, pur se con toni duri, Sostres dice molte cose vere e
dolorose.