Oggi la Comunidad de Madrid celebra la sua Festa regionale:
il 2 di maggio 1808 i madrileni si sollevarono alle truppe francesi e diedero
il via a quella che poco dopo sarebbe stata la Guerra d'Indipendenza contro
Napoleone (l'episodio è ricordato nel celebre quadro di Francisco Goya, Dos de
Mayo).
El Pais ha pensato bene di celebrare la festa dei madrileni pubblicando un sondaggio sulle loro intenzioni di voto, che, se risulta demoledor per il PP, non è certo acqua di rose per il PSOE. Se la Comunidad de Madrid dovesse votare oggi, il PP perderebbe la sua maggioranza assoluta, una sconfitta storica in uno dei suoi baluardi, fino a pochi mesi fa governato con pugno di ferro da Esperanza Aguirre, uno dei leaders più liberisti del PP.
El Pais ha pensato bene di celebrare la festa dei madrileni pubblicando un sondaggio sulle loro intenzioni di voto, che, se risulta demoledor per il PP, non è certo acqua di rose per il PSOE. Se la Comunidad de Madrid dovesse votare oggi, il PP perderebbe la sua maggioranza assoluta, una sconfitta storica in uno dei suoi baluardi, fino a pochi mesi fa governato con pugno di ferro da Esperanza Aguirre, uno dei leaders più liberisti del PP.
Nel 2011 il PP ha ottenuto il 51,7% dei voti, se si votasse oggi otterrebbe il
35,2%, 16 punti in meno, e passerebbe, perciò, da 72 a 54 seggi; sarebbe il suo terzo peggior risultato della storia della democrazia: solo nel 1983 e nel 1987
è andata peggio. Il crollo del PP non suppone, come è sempre successo nel sistema bipartitico
spagnolo, un boom del PSOE, anzi. I socialisti continuerebbero la loro discesa
e perderebbero ben 6 punti, arrivando al 20,1%. Ed è qui che le cose si fanno
interessanti.
Dove finirebbero i voti in fuga dai due principali partiti spagnoli?
Tranquilli, nessun capo-popolo avventuriero e carismatico, per la Spagna sì in
cerca d'autore, ma ancora solidamente democratica e ancorata ai partiti, come
strutture per rappresentare le istanze popolari nelle istituzioni. Così, se il
PSOE non funziona per rappresentare i valori di sinistra, ecco che gli elettori
di quell'area preferiscono l'astensione o si rivolgono a Izquierda Unida, la formazione che racchiude buona
parte della galassia post-comunista e che arriva al 18,9% delle intenzioni di
voto, contro il 9,6% di voti ottenuti dal 2011. I numeri sono evidenti: IU
sarebbe a soli 1,2 punti dal PSOE e starebbe colmando lo storico vantaggio che
il PSOE ha avuto in democrazia sugli ex fratelli comunisti. Una 'vendetta'
dolce e storica a sinistra, dopo che durante il franchismo il PCE ha pagato, e
duramente, il tributo alla dittatura, guidando dall'esilio la resistenza,
mentre il PSOE, abiurando il marxismo con Felipe González, si rendeva più
presentabile e più rassicurante per la borghesia spagnola della Transición e
conquistava l'egemonia a sinistra. La concorrenza di IU spingerà il PSOE al
rinnovamento? La crescita esponenziale renderà IU più credibile agli
occhi degli elettori che insistono con il voto utile? Nascerà qualcosa
di buono, avendo i due partiti di sinistra un peso più o meno simile?
Non sono domande solo madrilene: il voto in fuga dal PSOE sta premiando IU in
tutti i sondaggi sulle intenzioni di voto, con tendenze simili a quelle
registrate a Madrid. E' la legge elettorale, che per ora non premia ancora i voti a IU.
Questa è la battaglia che si prepara a sinistra. Ma nel centro ci sono
movimenti simili e il protagonista è UPyD, la formazione guidata da Rosa
Diez, che unisce elementi socialisteggianti a chiare ispirazioni liberiste,
così da captare la delusione dei moderati di destra e di sinistra. Nelle
intenzioni di voto UPyD raggiungerebbe il 10,4%, dal 6,3% ottenuto nel 2011.
El Pais fa notare come con questi risultati, il Parlamento madrileno sarebbe
frammentato per la prima volta dopo anni. Arbitro della situazione sarebbe
UPyD, che potrebbe allearsi con il PP oppure con il duo di sinistra PSOE-IU;
sarebbe possibile anche un'alleanza PSOE-IU, che però dovrebbe contare
sull'astensione di UPyD, di nuovo, per la mozione di fiducia.
La frammentazione del Parlamento riflette il fallimento dei due principali
partiti della Spagna democratica: il PSOE è ancora accusato di essere il
responsabile della crisi economica, il PP viene accusato di non avere idee, a
parte la spoliazione dello Stato Sociale, per uscire dalla crisi. Un fallimento sottolineato dallo scarso appeal dei leaders locali delle due formazioni: il socialista Tomás Gómez è
valutato negativamente dal 69% degli elettori e dal 59% degli elettori
socialisti, il popolare Ignacio González, attuale presidente della Comunidad,
non piace al 65% degli intervistati. A entrambi va comunque meglio che ai loro
leaders nazionali: il socialista Rubalcaba ha un'indice di disapprovazione
dell'85% e Mariano Rajoy del 75%. Colpisce, ancora una volta, che gli elettori
puniscano di più il partito all'opposizione che quello di governo, ma è anche
un segnale del fallimento del PSOE, incapace di rinnovarsi e, dunque, di essere
credibile come alternativa alle politiche liberiste del PP.
In queste ultime settimane il dibattito interno del PSOE si è concentrato
sull'uso delle primarie e sull'irruzione in scena di un nuovo leader, il 37enne basco Eduardo
Madina, ma la resistenza della vecchia guardia, a cui fa riferimento Alfredo
Pérez Rubalcaba è ancora fortissima. Bisognerà vedere quanto resisterà se
l'ascesa di IU e la sua forte concorrenza a sinistra continueranno con questi
ritmi.
La cosa buona, da cui c'è tutto da imparare, è che gli spagnoli continuano a
cercare partiti, con strutture democratiche ed elettive, attraverso i quali
esprimere il proprio malcontento e la propria frustrazione. Partiti democratici,
non avventurieri populisti con toni e modi padronali a cui rispondere a comando, pena l'espulsione. E sì, ogni riferimento non è casuale.