A volte essere un politico è un mestieraccio. Soprattutto in Paesi in crisi
etica-politica-sociale-economica come la Spagna. Non solo i politici sono la
categoria meno apprezzata del Paese e sono considerati uno
dei principali problemi del Paese per superare la crisi. Ma anche i loro
sentimenti vengono messi in discussione, spogliandoli del diritto all'umanità e
alle emozioni che abbiamo tutti.
E' successo anche a Santiago de Compostela, dove, subito dopo l'incidente
ferroviario, si sono precipitati i principali leaders politici del Paese, da
Mariano Rajoy, che è galiziano e dunque due volte colpito dalla tragedia dell'ALVIA
deragliato alle porte della città, ad Alfredo Pérez Rubalcaba, Segretario
Generale del PSOE, a Cayo Lara, leader di Izquierda Unida. Sono andati a
farsi la foto, Cercano i voti anche nelle tragedie sono stati
i commenti più benevoli. Nessuno che abbia pensato che possano essere stati
sinceramente colpiti e abbiano voluto rendersi conto personalmente dei danni,
del dolore, delle responsabilità che anche la politica dovrà esigere.
E succede anche al leggere l'articolo del Presidente della Galizia Alberto Núñez
Feijóo pubblicato da El Mundo. I suoi pensieri e i suoi ringraziamenti
raccontano la Galizia vista con gli occhi di un galiziano che ha anche profonde
responsabilità politiche, ma a volte non si sfugge alla sensazione di molta
retorica, come se stesse utilizzando la tragedia per toccare l'emotività dei
suoi elettori. Ecco, sarebbe bello arrivare a un giorno in cui si legge e si
ascolta un politico senza questo disincanto, senza questa sensazione antipatica
che non sia sincero.
Núñez Feijóo ha vissuto giorni difficilissimi, di grande stress emotivo, di
emozioni contrastanti, di galiziano, che, come scrive nel suo articolo, era
pronto "a celebrare il suo giorno più importante" ed è passato
"a vivere le ore più buie". Ma, come sottolinea, la Galizia "da
allora rimane unita nel dolore, accanto a chi piange la perdita delle persone
amato. Il suo dolore è quello di tutti. Le sue lacrime sono anche le
nostre".
Poi insiste, come hanno fatto tutti i media spagnoli in questi giorni,
sull'ammirevole reazione dei galiziani; sulle anonime e immediate dimostrazioni
di solidarietà; sull'impegno e la partecipazione ai soccorsi dei tassisti, che
trasportavano i feriti agli ospedali, mandando a farsi benedire i guadagni della
notte; sulle lodevoli capacità d'iniziativa degli albergatori, che si sono
immediatamente consultati e, senza aspettare le richieste delle autorità, si
sono organizzati per mettere a disposizione dei familiari delle vittime le
camere dei loro alberghi. "La Galizia ha agito come quella che è: una
grande famiglia. Solidale nel dolore e solidale nell'azione" scrive il
presidente "Sono il portavoce di un Paese che sente ammirazione per i
suoi professionisti nella Sanità, per i membri della Protezione Civile, per il
personale dei Pronto Soccorsi, per i pompieri e per i Corpi di Polizia. Che si
arrende davanti all'azione dei residenti, che, senza dubitare un istante, si
sono presi come propria responsabilità il salvataggio e l'assistenza ai feriti.
Che si riempie d'orgoglio davanti ai gesti spontanei di albergatori, tassisti,
imprenditori dei settori più diversi, che hanno messo lavoro e risorse a
disposizione delle persone coinvolte nella tragedia. Delle centinaia di persone
che sono corse, prima di essere chiamate a donare sangue per i feriti. Queste
gesta collettive sono già scritte nella storia della Galizia"
Mi vengono in mente due cose a questo proposito. Quello che mi rimarrà nella
memoria, di questo incidente ferroviario, quando altre emozioni avranno preso
inevitabilmente il sopravvento, non è il video del deragliamento, che è stato
trasmesso da tutti i media, che è presente in tutti i siti web e che mi sono
rifiutata di vedere per rispetto agli ultimi istanti di vita di 78 persone. Mi
rimarranno in mente i tweets che a mezzanotte chiedevano di non andare più
negli ospedali di Santiago a donare sangue, perché ce n'era a sufficienza; non
era un tweet, erano tanti e si ripetevano, segno che l'ospedale in cui
arrivavano i feriti doveva essere assediato da decine di cittadini decisi a
essere utili; non sapevo ancora niente, tanto che al leggere tanti tweets mi
sono chiesta cosa fosse successo a Santiago e ho cercato sui siti di
informazione. Quando una tragedia come quella di Santiago de Compostela non è ricordata con l'immagine della distruzione, ma con la testimonianza della
solidarietà che si è immediatamente scatenata, c'è ancora speranza.
Subito dopo la visita di Juan Carlos e Sofia, una galiziana che non ha molto
apprezzato la loro presenza, perché sono venuti a farsi la foto, mi ha spiegato
che la Galizia se l'è sempre cavata da sola. "Non c'è niente di
straordinario in quello che abbiamo fatto: siamo sempre stati poveri, non ci
hanno mai preso in considerazione, perché siamo alla fine del mondo, abbiamo
sempre dovuto cavarcela da soli. E tra poveri, si divide quello che si ha, ci si
aiuta e ci si dà una mano sempre" Le sue sono parole durissime, in fondo,
ma sono un bel ritratto della sua gente.
Sarà per questo, che al vedere tanta attenzione nazionale e internazionale, Núñez
Feijóo sente il dovere di scrivere che "la Galizia si è sentita coperta
da un manto di calore proveniente da tutto il mondo" e di ringraziare il
conforto ricevuto dalla Famiglia Reale, "che ha dato sollievo nella
battaglia per la vita e compagnia nella tristezza per la morte", da Mariano
Rajoy, che "come gallego ha sentito molto personalmente gli effetti della
disgrazia", e da tutti i politici, che "hanno voluto manifestare con
la loro presenza l'inquietudine per la Galizia e le vittime
dell'incidente".
Mi piace la conclusione dell'articolo: "La Festa della Galizia non tornerà
più ad essere la stessa, ma dobbiamo renderla più grande. Si incorpora in
essa, per sempre, la memoria di chi ha perso la vita in questo tragico
incidente. Così come le azioni di tanti e tanti eroi che ci circondano. Non
potremo cancellare quello che è successo. Io chiedo anche di non dimenticare
quello che abbiamo fatto".
Che nessuno lo dimentichi, Presidente, non solo in Galizia.
Che nessuno lo dimentichi, Presidente, non solo in Galizia.