domenica 28 luglio 2013

Il Presidente della Galizia dopo l'incidente di Santiago: non dimentichiamo la solidarietà di cui siamo capaci

A volte essere un politico è un mestieraccio. Soprattutto in Paesi in crisi etica-politica-sociale-economica come la Spagna. Non solo i politici sono la categoria meno apprezzata del Paese e sono considerati uno dei principali problemi del Paese per superare la crisi. Ma anche i loro sentimenti vengono messi in discussione, spogliandoli del diritto all'umanità e alle emozioni che abbiamo tutti.
E' successo anche a Santiago de Compostela, dove, subito dopo l'incidente ferroviario, si sono precipitati i principali leaders politici del Paese, da Mariano Rajoy, che è galiziano e dunque due volte colpito dalla tragedia dell'ALVIA deragliato alle porte della città, ad Alfredo Pérez Rubalcaba, Segretario Generale del PSOE, a Cayo Lara, leader di Izquierda Unida. Sono andati a farsi la foto, Cercano i voti anche nelle tragedie sono stati i commenti più benevoli. Nessuno che abbia pensato che possano essere stati sinceramente colpiti e abbiano voluto rendersi conto personalmente dei danni, del dolore, delle responsabilità che anche la politica dovrà esigere. 
E succede anche al leggere l'articolo del Presidente della Galizia Alberto Núñez Feijóo pubblicato da El Mundo. I suoi pensieri e i suoi ringraziamenti raccontano la Galizia vista con gli occhi di un galiziano che ha anche profonde responsabilità politiche, ma a volte non si sfugge alla sensazione di molta retorica, come se stesse utilizzando la tragedia per toccare l'emotività dei suoi elettori. Ecco, sarebbe bello arrivare a un giorno in cui si legge e si ascolta un politico senza questo disincanto, senza questa sensazione antipatica che non sia sincero. 

Núñez Feijóo ha vissuto giorni difficilissimi, di grande stress emotivo, di emozioni contrastanti, di galiziano, che, come scrive nel suo articolo, era pronto "a celebrare il suo giorno più importante" ed è passato "a vivere le ore più buie". Ma, come sottolinea, la Galizia "da allora rimane unita nel dolore, accanto a chi piange la perdita delle persone amato. Il suo dolore è quello di tutti. Le sue lacrime sono anche le nostre". 

Poi insiste, come hanno fatto tutti i media spagnoli in questi giorni, sull'ammirevole reazione dei galiziani; sulle anonime e immediate dimostrazioni di solidarietà; sull'impegno e la partecipazione ai soccorsi dei tassisti, che trasportavano i feriti agli ospedali, mandando a farsi benedire i guadagni della notte; sulle lodevoli capacità d'iniziativa degli albergatori, che si sono immediatamente consultati e, senza aspettare le richieste delle autorità, si sono organizzati per mettere a disposizione dei familiari delle vittime le camere dei loro alberghi. "La Galizia ha agito come quella che è: una grande famiglia. Solidale nel dolore e solidale nell'azione" scrive il presidente "Sono il portavoce di un Paese che sente ammirazione per i suoi professionisti nella Sanità, per i membri della Protezione Civile, per il personale dei Pronto Soccorsi, per i pompieri e per i Corpi di Polizia. Che si arrende davanti all'azione dei residenti, che, senza dubitare un istante, si sono presi come propria responsabilità il salvataggio e l'assistenza ai feriti. Che si riempie d'orgoglio davanti ai gesti spontanei di albergatori, tassisti, imprenditori dei settori più diversi, che hanno messo lavoro e risorse a disposizione delle persone coinvolte nella tragedia. Delle centinaia di persone che sono corse, prima di essere chiamate a donare sangue per i feriti. Queste gesta collettive sono già scritte nella storia della Galizia"
Mi vengono in mente due cose a questo proposito. Quello che mi rimarrà nella memoria, di questo incidente ferroviario, quando altre emozioni avranno preso inevitabilmente il sopravvento, non è il video del deragliamento, che è stato trasmesso da tutti i media, che è presente in tutti i siti web e che mi sono rifiutata di vedere per rispetto agli ultimi istanti di vita di 78 persone. Mi rimarranno in mente i tweets che a mezzanotte chiedevano di non andare più negli ospedali di Santiago a donare sangue, perché ce n'era a sufficienza; non era un tweet, erano tanti e si ripetevano, segno che l'ospedale in cui arrivavano i feriti doveva essere assediato da decine di cittadini decisi a essere utili; non sapevo ancora niente, tanto che al leggere tanti tweets mi sono chiesta cosa fosse successo a Santiago e ho cercato sui siti di informazione. Quando una tragedia come quella di Santiago de Compostela non è ricordata con l'immagine della distruzione, ma con la testimonianza della solidarietà che si è immediatamente scatenata, c'è ancora speranza. 
Subito dopo la visita di Juan Carlos e Sofia, una galiziana che non ha molto apprezzato la loro presenza, perché sono venuti a farsi la foto, mi ha spiegato che la Galizia se l'è sempre cavata da sola. "Non c'è niente di straordinario in quello che abbiamo fatto: siamo sempre stati poveri, non ci hanno mai preso in considerazione, perché siamo alla fine del mondo, abbiamo sempre dovuto cavarcela da soli. E tra poveri, si divide quello che si ha, ci si aiuta e ci si dà una mano sempre" Le sue sono parole durissime, in fondo, ma sono un bel ritratto della sua gente. 
Sarà per questo, che al vedere tanta attenzione nazionale e internazionale, Núñez Feijóo sente il dovere di scrivere che "la Galizia si è sentita coperta da un manto di calore proveniente da tutto il mondo" e di ringraziare il conforto ricevuto dalla Famiglia Reale, "che ha dato sollievo nella battaglia per la vita e compagnia nella tristezza per la morte", da Mariano Rajoy, che "come gallego ha sentito molto personalmente gli effetti della disgrazia", e da tutti i politici, che "hanno voluto manifestare con la loro presenza l'inquietudine per la Galizia e le vittime dell'incidente".
Mi piace la conclusione dell'articolo: "La Festa della Galizia non tornerà più ad essere la stessa, ma dobbiamo renderla più grande. Si incorpora in essa, per sempre, la memoria di chi ha perso la vita in questo tragico incidente. Così come le azioni di tanti e tanti eroi che ci circondano. Non potremo cancellare quello che è successo. Io chiedo anche di non dimenticare quello che abbiamo fatto".
Che nessuno lo dimentichi, Presidente, non solo in Galizia.