Una delle cose che invidio agli studenti universitari
delle generazioni seguenti la mia, è Erasmus. Ai miei tempi Erasmus era un
bambino che muoveva i suoi primi passi. Un po' tutti lo guardavano con
meraviglia e ottimistico affetto, nessuno sapeva bene come gestirlo. La Facoltà
di Architettura del Politecnico di Torino permetteva di viaggiare solo in un
paio di Facoltà omologhe in Germania e in Gran Bretagna e neanche in città particolarmente note.
Oggi non avrei dubbi: a vent'anni Erasmus è un'esperienza da
fare. Non solo per le juergas notturne, le notti di baldoria, ma anche per mettersi
a confronto con se stessi, con gli altri, con la convivenza con coetanei
provenienti da mezza Europa, con una nuova lingua e con altri modi di vivere. Grazie
a Erasmus sono nati grandi amori, si sono vissute giornate indimenticabili, si
sono condivise esperienze che hanno segnato la vita. Non è solo un modo di
dire, quando si dice che l'Europa la stanno facendo non i diktat e le burocrazie
di Bruxelles, ma Erasmus e Ryanair.
La Spagna è il Paese che riceve il maggior numero di studenti ed è quello che
maggiormente ne invia all'estero, secondo le statistiche di un paio di anni fa.
Dev'essere così perché Siviglia, Córdoba e Granada sono piene di studenti europei
(e non solo) e, tra loro, moltissimi sono italiani. Li incontri in coda alle
casse di Mercadona, seduti ai tavoli dei numerosissimi bar davanti alla Fábrica
de Tabacos, con i genitori in visita a Siviglia nel Barrio de Santa Cruz, con
gli amici a far casino durante le partite dell'Italia in uno qualunque dei
locali del centro della città. Scambi saluti e battute, consigli e
raccomandazioni, tutti contenti di parlare italiano per qualche minuto.
Questo video, pubblicato pochi giorni fa su youtube e realizzato da un reduce italiano da un Erasmus a
Siviglia, spiega in tutte le lingue d'Europa, compreso l'italiano (i sottotitoli sono in inglese), cosa vuol dire per un ventenne passare sei mesi a Siviglia con Erasmus e mostra i luoghi più amati della città, abitati dai giovani europei che non la dimenticheranno. E' per tutti loro ed è anche per chi sta pensando se mettere un Erasmus nella
propria vita (non abbiate dubbi, fatelo!). Il grazie è per Emanuele R. che me
lo ha segnalato su Facebook.