144 voti a favore, 26 contrari, 54 astensioni. Così ieri, con voto del Senato,
la Tauromachia è diventata Patrimonio Culturale spagnolo, difesa e tutelata,
pertanto, con leggi ad hoc. La proposta di legge è stata trasmessa al Senato
dal Congresso dei Deputati, dove è arrivata grazie a un'iniziativa popolare
della Federazione delle Entità Taurine della Catalogna, che spera così di
riportare le corride in Catalogna, dove sono state abolite e dove l'interesse è
così scemato negli ultimi decenni che, prima dell'abolizione, c'era una sola
plaza de toros funzionante, quella di Barcellona. Hanno detto sì i senatori del
PP e dell'UPN, si sono astenuti quelli del PSOE, hanno votato contro IU e i partiti
nazionalisti.
Il testo approvato chiede al Governo di preparare un Piano Nazionale di
Sostegno e Protezione della Tauromachia e di preparare, entro tre mesi, tutta
la documentazione per chiedere l'inserimento delle corride nel Patrimonio
Culturale Immateriale dell'UNESCO.
Diventate Patrimonio Culturale spagnolo, le corride avranno per la prima volta
nei loro quattro secoli di storia, una tutela e una codificazione, una difesa e
una promozione, fino ad oggi mancate, a causa, anche, del rifiuto che genera la
violenza sugli animali in una parte crescente della società spagnola. Per gli
aficionados i toreri sono eroi che si giocano la vita nell'arena nel nome
dell'arte, per i critici più radicali sono semplicemente assassini di tori. Per
gli aficionados la corrida è arte, è la lotta eterna della Vita e della Morte,
per i critici è uno spettacolo crudele, di violenza bestiale. I critici
vorrebbero l'abolizione delle corride, data la loro violenza, gli aficionados
chiedono la libertà di scelta (che però non garantiscono al toro) e sostengono
che sia una questione di democrazia perché se uno non ama le corride,
semplicemente non vi assiste, ma non impedisce agli altri di godersele.
Difficile che due visioni così diverse possano trovare un
punto d'incontro, un accordo. Anche perché la corrida è diventata da qualche
tempo un'arma ideologica in mano ai nazionalismi. Da sempre identificate con la
cultura spagnola, in Catalogna sono state abolite, essendo un simbolo
dell'influenza spagnola e, dunque, estranee alla cultura catalana. Il PP le ha
trasformate in un simbolo dell'identità spagnola e ha iniziato a difenderle con
fervore, in opposizione al nazionalismo catalano. Negli ultimi dibattiti, così
ideologizzati, le corride c'entrano poco o niente, c'entra soprattutto l'eterna
rivalità tra Madrid e Barcellona, la scarsa simpatia reciproca, l'impegno di un
nazionalismo di prevalere sull'altro.
Secondo il senatore conservatore Sebastián Ruiz, la tauromachia è un'"arte
nazionale e popolare per eccellenza, base dello sviluppo della società
spagnola, con un importante impatto culturale e industriale, dato che rialza
l'economia spagnola, generando posti di lavoro e ricchezza, ed è sinonimo di
biodiversità ed ecologia". Il senatore di Izquierda Unida José Enrique
Iglesias ha definito le corride "un fatto biasimevole", che ha
vissuto il suo momento di gloria "in epoca franchista" e ha considerato
"una provocazione internazionale" il tentativo di farle arrivare
all'UNESCO. Da ERC (Sinistra Repubblicana Catalana), la senatrice Ester Capella
i Farrè le ha definite "una pratica in decadenza che ci riporta a una
società selvaggia e retrograda, che fa molto male al marchio Spagna" e
considera che con questa legge la Spagna perderà la sua reputazione in Europa,
dato che "vedono la tauromachia con gli stessi occhi con cui noi vediamo
nei telegiornali le immagini delle lapidazioni in Africa".
Un Senato diviso, come si può vedere, che ha approvato questa legge grazie alla
maggioranza assoluta di cui gode il PP. Ieri, su Twitter, i primi a esultare
sono stati Julián López, El Juli, e José Maria Manzanares, due dei toreri più
attivi nelle reti sociali e più impegnati a difendere la tauromachia, i suoi valori e la sua arte, due dei toreri più amati dal pubblico taurino e dalle riviste rosa.