giovedì 7 novembre 2013

La Spagna dichiara le corride Patrimonio Culturale e cerca il riconoscimento dell'UNESCO

144 voti a favore, 26 contrari, 54 astensioni. Così ieri, con voto del Senato, la Tauromachia è diventata Patrimonio Culturale spagnolo, difesa e tutelata, pertanto, con leggi ad hoc. La proposta di legge è stata trasmessa al Senato dal Congresso dei Deputati, dove è arrivata grazie a un'iniziativa popolare della Federazione delle Entità Taurine della Catalogna, che spera così di riportare le corride in Catalogna, dove sono state abolite e dove l'interesse è così scemato negli ultimi decenni che, prima dell'abolizione, c'era una sola plaza de toros funzionante, quella di Barcellona. Hanno detto sì i senatori del PP e dell'UPN, si sono astenuti quelli del PSOE, hanno votato contro IU e i partiti nazionalisti.
Il testo approvato chiede al Governo di preparare un Piano Nazionale di Sostegno e Protezione della Tauromachia e di preparare, entro tre mesi, tutta la documentazione per chiedere l'inserimento delle corride nel Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO.
Diventate Patrimonio Culturale spagnolo, le corride avranno per la prima volta nei loro quattro secoli di storia, una tutela e una codificazione, una difesa e una promozione, fino ad oggi mancate, a causa, anche, del rifiuto che genera la violenza sugli animali in una parte crescente della società spagnola. Per gli aficionados i toreri sono eroi che si giocano la vita nell'arena nel nome dell'arte, per i critici più radicali sono semplicemente assassini di tori. Per gli aficionados la corrida è arte, è la lotta eterna della Vita e della Morte, per i critici è uno spettacolo crudele, di violenza bestiale. I critici vorrebbero l'abolizione delle corride, data la loro violenza, gli aficionados chiedono la libertà di scelta (che però non garantiscono al toro) e sostengono che sia una questione di democrazia perché se uno non ama le corride, semplicemente non vi assiste, ma non impedisce agli altri di godersele.
Difficile che due visioni così diverse possano trovare un punto d'incontro, un accordo. Anche perché la corrida è diventata da qualche tempo un'arma ideologica in mano ai nazionalismi. Da sempre identificate con la cultura spagnola, in Catalogna sono state abolite, essendo un simbolo dell'influenza spagnola e, dunque, estranee alla cultura catalana. Il PP le ha trasformate in un simbolo dell'identità spagnola e ha iniziato a difenderle con fervore, in opposizione al nazionalismo catalano. Negli ultimi dibattiti, così ideologizzati, le corride c'entrano poco o niente, c'entra soprattutto l'eterna rivalità tra Madrid e Barcellona, la scarsa simpatia reciproca, l'impegno di un nazionalismo di prevalere sull'altro.
Secondo il senatore conservatore Sebastián Ruiz, la tauromachia è un'"arte nazionale e popolare per eccellenza, base dello sviluppo della società spagnola, con un importante impatto culturale e industriale, dato che rialza l'economia spagnola, generando posti di lavoro e ricchezza, ed è sinonimo di biodiversità ed ecologia". Il senatore di Izquierda Unida José Enrique Iglesias ha definito le corride "un fatto biasimevole", che ha vissuto il suo momento di gloria "in epoca franchista" e ha considerato "una provocazione internazionale" il tentativo di farle arrivare all'UNESCO. Da ERC (Sinistra Repubblicana Catalana), la senatrice Ester Capella i Farrè le ha definite "una pratica in decadenza che ci riporta a una società selvaggia e retrograda, che fa molto male al marchio Spagna" e considera che con questa legge la Spagna perderà la sua reputazione in Europa, dato che "vedono la tauromachia con gli stessi occhi con cui noi vediamo nei telegiornali le immagini delle lapidazioni in Africa".
Un Senato diviso, come si può vedere, che ha approvato questa legge grazie alla maggioranza assoluta di cui gode il PP. Ieri, su Twitter, i primi a esultare sono stati Julián López, El Juli, e José Maria Manzanares, due dei toreri più attivi nelle reti sociali e più impegnati a difendere la tauromachia, i suoi valori e la sua arte, due dei toreri più amati dal pubblico taurino e dalle riviste rosa.