giovedì 19 dicembre 2013

Cattoliche per il diritto di decidere a El Pais: la donna dev'essere libera di scegliere se abortire o no

Cattolica o meno, la donna dev'essere libera di decidere se abortire o no.
Il titolo sulla Home Page di elpais.com attira l'attenzione già da solo (anche perché è accompagnato dalla foto di una donna, Mar Grandal, che si deduce autrice della frase). Poi si legge l'intervista a Grandal, presidente dell'associazione Cattoliche per il Diritto di Decidere e si pensa a quanto sarebbe ricca, la Chiesa Cattolica, se desse spazio a tutte le sue voci, se riscoprisse la Misericordia di Dio.
Mar Grandal si definisce cattolica e femminista, due concetti che non considera affatto incompatibili. Anzi, piace che si definisca femminista proprio perché cattolica. "Il femminismo lotta per la giustizia sociale, è liberatore, risanatore e mette in discussione. Gesù ha messo in discussione il sistema in ogni omento. Non ha avuto paura della libertà, per questo lo hanno ucciso. Si è sempre circondato di donne, che sono state le più fedeli dei suoi ascoltatori. Le ha trattate come uguali. Ha dato loro dignità". Non solo è stata Maddalena ad annunciare la Resurrezione, ma, attenzione: "Chi lo ha giudicato e condannato? Uomini. Le donne non lo hanno mai abbandonato".
Con la sua associazione, Grandal sostiene l'educazione sessuale, l'uso degli anticoncezionali, il diritto delle donne a decidere sul proprio corpo. E' favorevole non tanto all'aborto in sé, quanto al diritto delle donne di decidere se abortire o meno. Un diritto che difende con un argomento della Chesa: "Ci basiamo sulla dottrina del probabilismo, un principio del XVII secolo che dice che dove c'è il dubbio, ci sia libertà. E una norma morale su cui ci sono dubbi ragionevoli non può imporsi come  fosse certa. L'aborto non è un dogma, non è infallibile".
La difesa del diritto di decidere si basa anche sulla libertà di coscienza, che la Chiesa Cattolica riconosce ai fedeli: "E' un argomento della tradizione cattolica, in cui si sostiene che la coscienza sia la parte più interna, in cui c'è Dio. Pertanto, se una donna, considerando questa libertà di coscienza, decide di abortire, chi è chi per giudicarla? Cattolica o no, dev'essere libera di decidere. Nessuno può violare questa coscienza. Io non credo in un Dio giudice, ma in un Dio misericordioso, amoroso, che comprende la situazione di ogni donna. Neanche Gesù ha colpevolizzato né giudicato le donne".
Grandal contesta anche l'idea che l'aborto sia un assassinio, perché, finalmente qualcuno, che si considera cattolico praticante, lo dice chiaramente, "il feto non è una persona". E insiste: "Perché considerano questo un assassinio e non si preoccupano della cura dell'ecosistema, che fa che persone e feti muoiano. Se tanto difendono la vita, perché non scendono in strada, quando una donna è vittima della violenza di genere?" Per tutto questo Mar Grandal è ovviamente preoccupata per la nuova legge sull'aborto che sta preparando il Governo spagnolo e che restringerà il diritto all'interruzione della gravidanza solo in casi specifici: "Così violeranno la coscienza delle donne, le loro decisioni. Non si può tollerare che noi donne siamo tutelate. E' un ritorno al Medioevo. E' anche un segnale che il patriarcato è ferito e per questo attacca di nuovo. Stiamo respirando un nuovo nazional-cattolicesimo".
Ne ha anche per papa Francesco, su cui è prudente, perché vuole vedere le sue parole alla prova dei fatti. Non apprezza che anche lui neghi il sacerdozio alle donne perché Cattoliche per il Diritto di Decidere crede in una "Chiesa egualitaria, non una in cui la donna conservi il ruolo assegnatole da secoli: pulire, servire e curare. Francesco dovrebbe chiedere perdono a tutte le donne. Messe da parte e rese invisibili per secoli".