mercoledì 25 dicembre 2013

Il discorso di Natale di Re Juan Carlos: non abdico e sarò esemplare

Era il discorso più atteso dell'anno e re Juan Carlos non ha deluso le attese. Il discorso della notte di Natale è il più importante pronunciato dal monarca durante l'anno, l'unico scritto dalla Zarzuela e passato per cortesia al Governo e non viceversa. Quest'anno i media si sono divertiti a fare diverse ipotesi sugli argomenti che Juan Carlos avrebbe affrontato: la crisi economica, lo scandalo che coinvolge il genero Iñaki Urdangarin, il declino della monarchia, la sfida indipendentista della Catalogna. Nessuno di questi argomenti è mancato.
Il discorso è iniziato con "un saluto particolarmente affettuoso a chi con più durezza è colpito da questa crisi: quelli che non hanno trovato lavoro o lo hanno perso quest'anno; quelli che per le più diverse circostanze non hanno una casa; i giovani che non hanno ancora potuto indirizzare la propria vita professionale, a tutti voi che avete sopportato sacrifici così duri con coraggio e a tutti voi che lottate con forza, per rendere realtà le vostre legittime aspirazioni". Ci sono state parole anche per chi lavora nelle piccole imprese senza arrendersi, per chi ha dovuto emigrare all'estero e per i pensionati, diventati "il sostegno di molte economie familiari".
Re Juan Carlos ha pagato pegno anche alle agguerrite vittime del terrorismo, adesso sul piede di guerra perché il Tribunale di Strasburgo ha costretto a rinunciare alla Dottrina di Parot, che allungava i tempi di prigionia dei terroristi e dei criminali più pericolosi. "So che state vivendo momenti particolarmente difficili. Oggi, come prima e come sempre, voglio condividere il vostro dolore con rinnovata solidarietà ed esprimervi tutto il mio appoggio". 
Terminati i saluti, il sovrano è passato ad analizzare la situazione spagnola e ha osservato come gli spagnoli chiedano "un profondo cambio di comportamento e un impegno etico in tutti gli ambiti della vita politica, economica e sociale, che soddisfi le esigenze imprescindibili della democrazia". Così ha potuto toccare la questione catalana: "E' vero che nella nostra società ci sono voci che chiedono un aggiornamento degli accordi di convivenza" ha detto "Sono convinto che tutte queste questioni si potranno risolvere con realismo, sforzo e con un funzionamento corretto dello Stato di Diritto e con la generosità delle forze politiche e sociali rappresentative". Le sue parole hanno in qualche modo soddisfatto tutti: da una parte i catalani, che hanno visto riconosciuto il desiderio di rivedere gli accordi di convivenza, dall'altra il Governo spagnolo, che  intende muoversi solo all'interno della Costituzione; e, d'altra parte, il sovrano ha dato una bacchettata a entrambi, ricordando agli uni la necessità dello Stato di Diritto e agli altri la generosità.
Ma re Juan Carlos non ha guardato solo alla questione catalana. Parlando della crisi economica ha un po' bacchettato gli ottimisti, affermando che per lui "la crisi inizierà a risolversi quando i disoccupati avranno un'opportunità di lavoro". 
E, ricordando il suo lungo regno, ha voluto sottolineare come "il sistema nato con la Costituzione del 1978 ci abbia dato il più lungo periodo di libertà, convivenza e prosperità di tutta la nostra storia e il riconoscimento effettivo della diversità che compone la nostra realtà. Conviene che lo abbiamo presente, dato che spesso si pretende che lo ignoriamo o lo dimentichiamo, quando si proclama una supposta decadenza della nostra società e delle nostre istituzioni". Questo non significa che il Capo dello Stato non riconosca la necessità "di migliorare in molti aspetti la qualità della nostra democrazia. Questo lavoro di modernizzazione e rigenerazione non è competenza esclusiva dei responsabili politici". Il re, pertanto, ha invitato tutta la società: imprenditori, intellettuali, cittadini, istituzioni, a lottare insieme, per contribuire a creare, ognuno nel proprio ambito, "un Paese libero, giusto e unito nella sua diversità". Come il Principe delle Asturie in un discorso di poche settimane fa, anche il Re crede che "la Spagna sia un grande Nazione, in cui vale la pena vivere e per cui vale la pena lottare". 
Non solo, come Re di Spagna, ha voluto assicurare ai compatrioti: "Prima di tutto, la mia determinazione a continuare a stimolare la convivenza civile, fedele al mio mandato e alle competenze che mi attribuisce la Costituzione, d'accordo con i principi e i valori che hanno guidato il nostro progresso come società. E, in secondo luogo, la sicurezza che assumo le esigenze di esemplarità e trasparenza che oggi reclama la società". 
Ergo, nessuna abdicazione in vista, nessun sostegno per Iñaki Urdangarin, sempre più vicino al processo, nessuna mediatica Corinna al suo fianco. Il 2014 ci dirà.