domenica 26 gennaio 2014

In attesa della sentenza de L'Aja: il Cile si sta 'peruvianizzando'? Le influenze culturali tra vicini

Mancano poche ore al verdetto con cui il Tribunale de L'Aja risolverà il contenzioso tra Cile e Perù sulle acque territoriali (è atteso per domani, 27 gennaio). Lo ricordiamo: il Cile vorrebbe che il confine marittimo tra i due Paesi continuasse a essere il parallelo che passa sul confine terrestre (in questo modo la frontiera sarebbe a ridosso delle coste peruviane), mentre il Perù vorrebbe che fosse alla stessa distanza tra le due coste; in gioco ci sono varie migliaia di kmq di acque molto pescose. Sia Lima che Santiago hanno promesso che rispetteranno la sentenza e giurano che, qualunque sia la decisione de l'Aja, i rapporti faticosamente stabiliti tra i due Paesi, non subiranno cambiamenti. Ma questo non evita che media e dirigenti dell'uno guardino con attenzione ogni piccola reazione dell'altro in queste ore. Si studiano, si analizzano e propongono articoli interessanti come questo, uscito qualche giorno fa su La Tercera, che parla di peruvianizzazione del Cile, cioè della grande influenza che l'immigrazione peruviana inizia ad avere nel Paese.
23 club sociali, 3 quotidiani, 1 supplemento sportivo in un quotidiano cileno, 264 ristoranti, 20 imprese in franchising, investimenti superiori ai 672 milioni di dollari dal 1974 a oggi "e adesso anche una squadra di calcio con pretesa di diventare professionista, l'Incas del Sur". Sono i numeri dei peruviani nel Cile. Sufficienti per parlare di un'influenza del Perù nella vita cilena? Secondo La Tercera, sì. Nel 1992 c'erano 7.469 peruviani registrati nel Paese, adesso sono 157.668. "E' la maggior emigrazione in termini di quantità, proporzione sulla popolazione nazionale e visibilità nella storia contemporanea cilena" commenta il demografo Jorge Martínez al quotidiano di Santiago.
Ed è un'influenza che sta cambiando piano piano lo stile di vita del Paese, perché si esprime in settori chiave come la gastronomia, la cultura, l'educazione. Sapevate che oggi le governanti e baby-sitter peruviane sono molto più richieste di quelle cilene, nelle famiglie benestanti del Paese? Secondo i dati forniti dal quotidiano, sono circa 60mila le donne peruviane che lavorano nelle case cilene, e il 25% di loro ha titoli ulteriori alla scuola superiore. La ragione del loro successo è semplice: le donne peruviane che arrivano nel Cile in cerca di un lavoro hanno quasi sempre una buona formazione, per loro la cura dei bambini e della casa è una discesa professionale, dovuta all'emigrazione, ma il fatto è che offrono capacità culturali maggiori rispetto alle nannies cilene; sono di formazione quasi sempre conservatrice, quindi rassicuranti circa i valori che trasmetteranno ai bambini che hanno in cura. 
Uno dei settori in cui è maggiore l'influenza dei peuviani è la gastronomia. "In nessuna altra parte del mondo ci sono tanti ristoranti peruviani come nel Cile" dice Juan Carlos Fisher, prsidente della Camera di Commercio Peruviano-Cilena. Sono ben 264. Un po' si deve al boom che la cucina peruviana sta conoscendo a livello internazionale, ma molto anche alla capacità di accoglienza dei cileni, disposti a mangiare cebiche e a farsi influenzare dai vicini del nord: "La gastronomia cilena era piuttosto povera, soprattutto nei ristoranti; c'erano il pastel de choclo, la palta reina ed era tutto; tutti i ristoranti avevano le stesse cose" dice uno degli imprenditori peruviani gastronomici intervistati da La Tercera. Con l'arrivo dei peruviani è iniziato l'arrivo di nuovi ingredienti e di nuovi ristoranti, che hanno ampliato l'offerta e hanno iniziato a sedurre i cileni. "Abbiamo creato l'abitudine di sperimentare diversi sapori; fino a una quindicina di anni fa i cileni erano restii a farlo" commentano a La Tercera. E se pensiamo che le governanti peruviane hanno in mano anche la cucina nelle case chic di Santiago, possiamo immaginarci la piccola rivoluzione in corso nel Cile, anche nei gusti culinari delle future generazioni.
Una rivoluzione che si vede anche nei quartieri a forte presenza peruviana. Non solo per i locali e le piccole attività commerciali, ma anche per lo stile di vita: i peruviani sono abituati a vivere all'aperto molto più dei cileni, dunque hanno rivitalizzato giardini, parchi, strade, coinvolgendo anche i loro vicini cileni; un esempio, sottolinea La Tercera, sono i quartieri di Yungay, la Chumba, Maruri, rivitalizzati dalla presenza peruviana. Ma lo sono anche le nuove date di festa, come la Processione del Signore dei Miracoli o la Festa nazionale peruviana del 28 luglio. "L'organizzatore di quest'ultimo evento è Jorge Gotelli, che racconta che si realizza da quattro anni nel Parque de Quinta Normal e che riunisce oltre 30mila persone, il 60% delle quali è cileno".
Tutto rose e fiori? Claro que no. Esistono anche episodi di discriminazione negli stessi quartieri, con fenomeni di segregazione spaziale: i peruviani non si distribuiscono in modo omogeneo a Santiago, per esempio e, secondo uno studio del 2013, al 12% dei cileni tra i 15 e i 29 anni non piacerebbe avere un vicino peruviano o boliviano. Ci sono vecchie idiosincrasie cilene, che tendono a rifiutare tutto ciò che non è 'bianco', dunque i peruviani del nord e i mapuches del sud. Ci sono lacune nelle politiche di immigrazione, per cui succede che "in una scuola ci sono il 5% di matricolati stranieri e in quella vicina il 70%, il che significa che qualcosa non funziona, che una scuola sta accettando studenti stranieri e l'altra no, e questo è illegale".
Carenze e influenze che tra poche ore dovranno confrontarsi con il verdetto del Tribunale de L'Aja. Ci saranno rappresaglie contro i peruviani, in qualunque caso? Da una parte sono mancate politiche educative sull'argomento, in questi mesi (sia nel Perù che nel Cile si guarda a L'Aja con atteggiamento piuttosto nazionalistico), ma dall'altra, sembra che i peruviani si sentano a proprio agio nel Cile. A marzo 2013 Lima ha promulgato una legge per il ritono degli emigrati all'estero. "Sono tornati in tantissimi da Spagna, Argentina e Stati Uniti" dice il console Riveros a La Tercera. Dal Cile sono tornati in 70.
Adesso bisogna aspettare la sentenza del Tribunale de L'Aja e vedere le reazioni in entrambi i Paesi.