lunedì 10 dicembre 2007

La leggenda di amore e morte dei vulcani Popocatépetl e Iztaccihuatl, nel Messico

Tanti secoli fa, quando gli aztechi dominavano la Valle de México, gli altri popoli dovevano rendere loro tributo. Stanco di tanta oppressione, il capo dei Tlaxcala decise di lottare per la libertà del suo popolo e dichiarò guerra agli aztechi. La figlia, la bella principessa Iztaccihuatl, era innamorata del giovane Popocatépetl, uno dei più valorosi guerrieri dei Tlaxcala. I due giovani erano così legati e decisi a unire le proprie vite che poco prima di partire per la guerra, Popocatépetl chiese al sovrano la mano della principessa, se fosse tornato vincitore. Il re gliela concesse, promettendogli una grande festa per il suo ritorno. Alla partenza il valoroso guerriero fu salutato dalle promesse d'amore della sua bella, che gli giurò di aspettare il suo ritorno per realizzare i loro sogni. Mentre Popocatépetl si distingueva in combattimento per valore e abilità, un suo rivale annunciò la sua morte a Iztaccihuatl; la principessa, incredula, pianse lacrime amare e poi si lasciò morire di tristezza e dolore.
Carico di gloria e di trionfi Popocatépetl tornò finalmente a casa, ma mai ritorno fu più doloroso. La sua Iztaccihuatl era morta. All'improvviso tanta ricchezza e tanto potere conquistati non avevano più valore: non aveva più accanto a sé la donna che amava. Per onorare degnamente la sua memoria l'inconsolabile guerriero fece costruire da 20mila schiavi una grande tomba, riunendo dieci colline e formando una grande montagna, giusto davanti al Sole. Sconsolato, prese il corpo della sua amata tra le sue braccia e lo depositò sulla cima della grande montagna, che assunse così la forma di donna addormentata, gli diede un bacio di addio e prese una torcia fumante per inginocchiarsi sulla montagna posta di fronte e vegliare per sempre il sonno eterno della principessa. La neve e il tempo coprirono i loro corpi, ma non riuscirono a separarli. Si dice che a volte Popocatépetl ricorda il suo amore e la sua amata e allora il suo cuore, che conserva l'antico fuoco della passione trema e la sua torcia lancia un fumo tristissimo. In quanto al guerriero che provocò la tragedia, si dice che fu a morire disorientato vicino alla sua terra e divenne anche lui una montagna, il Pico de Orizaba, anche detto Citlaltépetl, e veglia da non molto lontano il sonno eterno dei due amanti che non riuscì a separare.
Ai tempi degli spagnoli si raccontava che una volta il Popocatépetl perse il cappello che copriva la sua testa, il cratere, insomma, perché voleva mettersi con Esperanza Malinche, di Tlaxcala e Puebla e il Pico de Orizaba, suo marito, gli tirò una grande pietra; ma c'è anche un'altra versione: chi tirò la pietra fu in realtà la stessa Malinche, indispettita da Popocatépetl, che continua ad essere fedele all'amata Iztaccihuatl.
Storie ordinarie di vulcani, nella Valle de México, dove sorge la capitale messicana, tra gli Stati di México, Puebla e Morelos. Ma è anche comprensibile: con la loro straordinaria bellezza e le loro forme, il Popocatépetl è alto 5452 metri, l'Iztaccihuatl 5286, il Malinche 4461 e il Citlatépetl 5747, sono i vulcani più spettacolari del Messico. Logico che abbiano affascinato tutti i popoli precolombiani, che inventarono centinaia di leggende sulla loro nascita. Questa appena raccontata è la più popolare di tutte.