martedì 18 marzo 2008

Financial Times: Così finisce il miracolo economico spagnolo

Il Financial Times pubblica oggi un articolo di analisi sulla legislatura che aspetta José Luis Rodriguez Zapatero; con la crisi economica che soffia da OltreAtlantico, a cui si somma quella che vive la stessa Spagna con la fine della bolla immobiliare, i tempi non sembrano promettere grandi cose alla Piel de Toro. Il Financial Times paragona l'attuale situazione spagnola a quella italiana (e dàgli!) e dice cose interessanti. Non posso dare il link del testo originale perché l'articolo è riservato agli iscritti del sito; ho trovato una versione in spagnolo su elconfidencial.com e quella traduco.

Ci sono pregiudizi classici nell'Europa Occidentale. I britannici guardano con sufficienza i francesi, i francesi fanno lo stesso con gli italiani, gli italiani con gli spagnoli e gli spagnoli con i portoghesi. E tutti temono e si burlano dei tedeschi. Però gli spagnoli hanno rotto questa gerarchia xenofoba. La Spagna è adesso più ricca, più moderna e più dinamica dell'Italia. Ha lo chef più titolato d'Europa, Ferrán Adriá, il cineasta più trendy, Pedro Almodóvar e la squadra di calcio più ricca, il Real Madrid. Barcellona è la città di cui più si parla come modello di metropoli. La Spagna adesso è chic, come negli anni '60 lo è stata l'Italia.
Questi cambi culturali riflettono cambi nel mondo reale. Nel 2006 il reddito pro capite spagnolo ha superato quello dell'Italia. Lo spagnolo medio è adesso più ricco dell'italiano medio, un'idea inimmaginabile quando la Spagna è uscita dall'isolamento franchista, all'inizio degli anni 80.
Anche la governabilità spagnola si mostra come un modello prevedibile, paragonata alla frenetica instabilità italiana. José Luis Rodriguez Zapatero si è assicurato la rielezione il passato 9 marzo. Al contrario i politici italiani lottano ancora per sopravvivere più che per governare. Le elezioni italiane del mese prossimo sembrano puntare su una caduta della coalizione di sinistra e sul ritorno al potere di Silvio Berlusconi, un tycoon visto come un sinistro buffone nel resto d'Europa. Zapatero non è una grande figura in Europa, ma almeno non è ridicolo.
Il basso profilo internazionale del presidente spagnolo contrasta con la forte presenza nel suo Paese. Zapatero è un leader politico insolito, che non sembra particolarmente interessato né alla politica internazionale né all'economica. Nella sua prima legislatura si è specializzato in politiche sociali come il riesame della Guerra Civile, la legalizzazione del matrimonio omosessuale e il divorzio express e il sostegno a misure di parità tra i generi. Se vi fosse un premio al Primo Ministro più politicamente corretto d'Europa, Zapatero senza dubbio lo vincerebbe.
Quando le cose vanno bene, c'è molto tempo per la politica d'identità, ma il miracolo spagnolo sta arrivando alla fine e questo richiederà uno sforzo ulteriore a Zapatero. Il socialista è stato eletto in elezioni che si preferirebbe perdere.
La Spagna, come gli Stati Uniti, si trova alla fine di un boom immobiliare e all'inizio di un credit crunch. La disoccupazione, che non è mai scesa sotto l'8%, neanche nei migliori momenti, ha iniziato a salire negli ultimi mesi. Buona parte del miracolo spagnolo è dovuto alla costruzione e al consumo. Un'economia più debole minaccia di mettere in evidenza i problemi non risolti, come l'alto livello di indebitamento e la bassa produttività.
I problemi economici suppongono un test per la stabilità della nuova Spagna. Il boom economico ha attratto uno straordinario numero di immigranti dall'America Latina, il Nord Africa e l'Europa dell'Est. Negli ultimi otto anni la popolazione spagnola è passata da 39 a più di 45 milioni. Zapatero nella sua prima legislatura ha legalizzato 700mila immigrati che, cambiando il ciclo, saranno i primi candidati alla disoccupazione.
Lo sfortunato tentativo dell'opposizione conservatrice di usare l'immigrazione illegale contro Zapatero suggerisce che gli spagnoli sono, fino adesso, ragionevolmente a proprio agio con il rapido cambio sociale. Ma l'acrimonioso tono politico suggerisce il contrario: una società profondamente divisa.
Uno dei vizi del Governo di Zapatero è stato la riapertura del dibattito sulla Guerra Civile. L'altra fonte di difficoltà ha riguardato gli attentati dell'11 marzo. Mentre il terrorismo di Al Qaeda ha svegliato un sentimento di unità nazionale negli USA, in Spagna è successo il contrario. Molti nel Partido Popular hanno insistito, contro l'evidenza, che l'ETA avesse partecipato agli attentati. La leadership popolare sembrava avere problemi ad accettare la legittimità della vittoria socialista del 2004.
Il fatto che Zapatero abbia rivinto le elezioni può spingere i conservatori a riconoscere la sua legittimità. Questo aiuterebbe a liberare la politica spagnola dall'amarezza. Il fatto che Zapatero si concentri adesso più sull'economia che sulle politiche sociali aiuterà a normalizzare la vita politica. Ma la seconda legislatura minaccia di essere molto più dura. Negli ultimi 20 anni i presidenti spagnoli hanno goduto dei vantaggi di governare in uno sfondo favorevole. Adesso, come gli italiani prima, gli spagnoli stanno per scoprire che la dolce vita (in italiano nel testo NdRSO) non è eterna.