domenica 25 maggio 2008

Contrasti, incontri e pensieri, durante una processione a Siviglia

Si esce dalla splendida chiesa del Salvador in una mattinata di una domenica primaverile un po' così e si sente il suono di una banda musicale in arrivo da calle Córdoba, che unisce la piazza agli storici quartieri orientali. Che fare? rimanere e aspettare i tempi eterni delle processioni sivigliane o andarsene perché alla fine della fiera tutte le processioni sono uguali? Si sceglie la prima opzione perché d'accordo, tutte le processioni saranno pure uguali, ma a Siviglia lo sono più che altrove. Quindi meglio non perderle proprio tutte in questa primavera che tarda a esplodere.
Dopo alcuni minuti, arrivano i giovani musicisti della banda musicale. Camminano con passo cadenzato e suonano senza alcuna espressione apparente. Li segue, in un'approssimata doppia fila, un gruppo di bambini che porta candele più alte di loro; la maggior parte è accompagnata dai genitori, tutti sono interessati più a vedere come la cera cade per terra che a tutto il resto. Giustamente. Non arrivano agli otto anni.
Minuti e minuti di attesa, una folla sivigliana che ha deciso di attraversare la piazza proprio di domenica mattina e proprio durante la processione e non riesce a trovare vie alternative (e ce ne sono, se ce ne sono!) e dunque si infila continuamente tra il pubblico fermo ai lati. Poi arriva la prima statua. E' piccolissima: un Gesù Bambino di grandezza quasi naturale. Tutto sto casino per una statuetta così? si chiede un profano stupito. Non può essere. E si riprende a lottare contro i turisti che, dato che hanno accento anglosassone o nordico, credono di potersi mettere in prima fila. Solo che è  molto difficile fare i furbi con un'italiana che si è conquistata legittimamente la posizione. E quindi sono costretti a spostarsi con patetici oh, sorry! o solo una fotografia!
Tre o quattro che cercano di fare i listos, i furbi, e l'anziano accanto dice "Ma parli castigliano?" "Sì un poquito" "Certo, in questi casi basta un gesto per farsi capire!" commenta divertito mentre lo si libera dell'ennesimo turista che cerca di pararsi davanti. Così grazie a lui si viene a sapere che è la processione del Corpus Domini di San Isidro. Ma il Corpus Domini non era giovedì? c'è la plaza di San Francisco ancora decorata a festa! sì, claro, ma ormai chi ci capisce più niente? commenta lui allargando le braccia. Arriva una di queste splendide statue di madonne barocche e lui chiede "Ma non è la Virgen de los Reyes?" "Ni idea", non lo so. Con una vicina decidono che sì, che è la statua della Vergine e che strano che la facciano uscire oggi, non ci si capisce più niente. Passano di nuovo bambini con grandi candele, anziani anche loro con candele, però rosse, vari uomini decorati, devono essere i fratelli più fratelli della confraternita, e poi, dopo lunghissimi minuti di attesa, arriva il Corpus Domini. Una scultura barocca con al centro l'Ostia e tutto intorno grandi composizioni di fiori bianchi.
La cosa più bella di queste processioni è che uno si immagina questa grande religiosità meridionale, il profumo dell'incenso, i fiori, le preghiere, e poi sente i responsabili dare ordini tipo "più a destra, ragazzi più a destra!" a chi sostiene le statue, là sotto. E poi, quando ripartono, dopo soste che devono essere brevissime per chi compie un simile sforzo, si sente "Ok, adesso tutti insieme, piano e non vi squilibrate, al tre, uno due tre!" L'incaricato dà il tocco e la statua si rialza e va, nell'odore intenso dell'incenso.
Quando arriva la banda musicale che chiude la processione l'anziano accanto dice "Bueno, è tutto!" dà una pacca sulla spalla e dice con un sorriso "Adiós, hija!" (Addio, figlia). Un saluto affettuoso che stupisce piacevolmente.
Il pensiero corre immediatamente a una mezz'oretta prima, quando nella Chiesa del Salvador, allo scambio di pace la vicina ha immediatamente voltato le spalle per scambiarsi la pace con le amiche vicine e non si è più voltata (avrà avuto paura di un'indesiderata stretta di mano?), dal banco di davanti si è voltata solo una persona delle quattro presenti. Il paragone con analoghe situazioni italiane è stato automatico e divertito. Il tutto ha fatto a sua volta pensare a un articolo letto ieri ne El viajero, il supplemento di viaggi di El Pais: intervistato su un suo viaggio in Italia, un musicista sivigliano è rimasto così entusiasta da dire che se non gli dicevano "prego" era convinto di avere a che fare con sivigliani, per quanto i romani erano simpatici.
Io adoro la convinzione dei sivigliani di essere simpaticissimi (che per andar de copas, a far casino di notte, è pure vero, per tutto il resto della vita, sorry, muy sorry, è uno stereotipo abbastanza fuori dalla realtà), ma non confondiamo, perché, nel caso, quelli che si offendono per il paragone sono i romani, dato che a Roma la mancanza di cordialità verso gli stranieri e/o sconosciuti che si vede a Siviglia non si è mai vista.L'anziano sivigliano sorride contento al "Gracias, eh!" per tutte le informazioni che ha dato sulla processione e si perde nella folla. I turisti nordici smettono di fare i furbi e un gruppo di italiani si chiede da un lato all'altro dove sia finita Elisa.