giovedì 1 maggio 2008

Il Premio Pulitzer Junot Diaz: Gli USA sono come una Zona Zero della lotta tra l'inglese e lo spagnolo

Junot Diaz è uno scrittore dominicano-statunitense, fresco vincitore del Premio Pulitzer per le lettere grazie al libro La breve favolosa vita di Oscar Wao (ed Mondadori, collana Strade Blu, 17 euro). Ambientato tra il New Jersey e Santo Domingo, il libro racconta la vita magica e realistica di Oscar, ribattezzato Wao da un amico domenicano che storpia il nome di Wilde. Sua madre Belicia è una ex reginetta di bellezza scappata da Santo Domingo perché perseguitata dal clan del dittatore Truijllo, la sorella Lola, è una ragazza dolce, assennata e insieme spericolata. L’intero albero genealogico di Oscar, come quello di altre migliaia di dominicani, è composto da figure torturate, espropriate, martirizzate. La struttura del libro, recita il comunicato stampa, è "assolutamente originale: i salti temporali del racconto segnano altrettante battaglie – e sconfitte – di nonni, madri, zie, sorelle e nipoti di Oscar Wao, eroi misconosciuti, uomini di valore umiliati e donne indomite picchiate e violentate".
Questo serve per introdurre l'intervista allo scrittore pubblicata oggi da El Pais. Oltre che del libro si parla dell'affermazione della letteratura ispanica negli USA, che questo Premio Pulitzer a Diaz inizia a riconoscere: "A parte l'enorme soddisfazione personale, spero che questo Premio Pulitzer apra una luce sugli scrittori latinos degli Stati Uniti, che secondo me sono cittadini di serie B nella repubblica delle lettere nord e latinoamericane" dice il 40enne scrittore nato a Santo Domingo al quotidiano spagnolo.
Gli chiedono se esiste una tradizione letteraria latina negli USA e lui risponde: "Credo che debba ancora nascere, siamo dispersi. Ci sono i chicanos (gli statunitensi di origine messicana, nati in quelli che erano una volta territori messicani NdRSO), gli scrittori del New Mexico, i caraibici. Parlerei di testi, più che di scrittori" E quindi cita: "Family Installments del portoricano Edward Rivera; ... y no se lo tragó la tierra, del chicano Tomás Rivera; Nuestra casa en el fin del mundo, il primo romanzo di Óscar Hijuelos, per me il migliore; Soñar en cubano, di Cristina García; Una casa en la calle Mango, di Sandra Cisneros. Il migliore di tutti noi è Francisco Goldman."
Negli Stati Uniti c'è paura per l'avanzata dello spagnolo? "Perché crede che combattono il bilinguismo, che per il resto del mondo è una benedizione? perché crede che appena traducono gli autori che scrivono in spagnolo? Il mercato e i lettori sono lì e tutti incrociano le braccia. Gli Stati Uniti sono la Zona Zero della lotta tra inglese e spagnolo e lo sanno. La paura che hanno è incosciente, ma reale. A volte la gente si chiede in che lingua sogna. Se agli americani si chiedesse in quale idioma hanno incubi non c'è bisogno di aspettare la risposta. Li hanno in spagnolo".
Questa risposta, gli Stati Uniti visti come una sorta di campo di battaglia, di Ground Zero nella lotta tra le due grandi lingue di comunicazione del secolo, che rinnova, in fondo, attaverso terzi, l'antica guerra tra Spagna e Inghilterra, è quella per cui vale la pena l'intera intervista: non ci si pensa quasi mai, anche se è una delle grandi realtà degli Stati Uniti.
Ma Diaz parla anche del suo libro, pubblicato ben dieci anni dopo Drown, una raccolta di racconti brevi, e spiega perché è voluto tornare a parlare degli anni della dittatura di Trujillo nella sua Repubblica Dominicana natale: "E' vero che il tema è ormai saturo. A Santo Domingo se lo nomini a uno scrittore scappa. Nessuno vuole più un libro su Trujllo. Solo che a me sembrava che dopo tanto scrivere continuava a mancare qualcosa di essenziale. Il problema è che la sceneggiatura che dà la figura di Trujillo è così forte che se scrivi su di lui diventi senza renderti conto il suo segretario. E' successo persino a Vargas Llosa. Come romanzo La fiesta del Chivo (La festa del caprone) è irreprensibile, ma quando l'ho letto mi ha lasciato l'amaro in bocca, perché mi sono reso conto che a Trujillo sarebbe piaciuto molto, dato che ne perpetua il mito. Cerco di interrompere questo rituale celebratorio. Il potere di Trujillo si perpetua nelle storie che scrivono su di lui. Il mio libro cerca di raccontare la controstoria".