domenica 23 novembre 2008

Il 2008, l'anno magico dello sport spagnolo

Che dire? Si sono presi il Giro d'Italia, il Tour, il Roland Garros, Wimbledon, il Campionato Europeo di Calcio e la Coppa Davis. Quest'ultima vinta per la prima volta fuori casa e senza il numero 1 del mondo, Rafael Nadal, il cui forfait aveva mandato in depressione un intero Paese, il suo, sicuro di perdere, e ne aveva esaltato un altro, al fondo del Cono Sur, sicuro di vincere, per la prima volta, grazie all'assenza (e, scoppiato l'inevitabile psicodramma argentino, Clarin chiede adesso ai lettori della sua pagina web "L'Argentina vincerà mai la Coppa Davis", con il 53% delle risposte negative).
Ma la Spagna di questo 2008 non la ferma nessuno. E' così tosta da poter dire al numero 1 del tennis mondiale che non è indispensabile per vincere. Una cosa che finora avevano potuto fare solo gli Stati Uniti d'America (e speriamo che nessuno spagnolo legga il paragone altrimenti non si sopravvive).
Che la Spagna ce l'avrebbe fatta si è capito quando Feliciano López, l'eroe di questa spedizione in Argentina, ha battuto Juan Martin Del Potro. Feli, così lo chiamano in patria, è famoso più per l'invidiabile vita sentimentale, tra ex miss e starlette, che per il suo talento tennistico (del resto con uno come Rafa Nadal in casa chiunque sarebbe in ombra); ma se in Argentina, davanti a un pubblico inquieto e chiaramente "nemico", proprio lui batte il numero 1 locale, dando il pareggio nella prima giornata, significa solo che lassù continuano ad amare la Spagna. Lo abbiamo pensato tutti. E infatti il doppio prima e Fernando Verdasco poi hanno dimostrato che sì, negli occhi degli dèi quest'anno c'è solo la bandiera roja y gualda del regno di Spagna.
Dire Felicidades è obbligatorio: vincere fuori casa, con l'inferiorità psicologica causata dalla defezione del numero 1, non è da tutti.
Poi, sottovoce, si può anche aggiungere che meno male che il 2008 sta finendo.