sabato 8 novembre 2008

La Colombia annuncia lo stato d'emergenza a causa delle imprese piramidali

Il Ministro degli Interni colombiano Fabio Valencia Cossio ha annunciato oggi lo stato d'emergenza per permettere al governo di emettere decreti senza passare per il Congresso e affrontare così la drammatica crisi causata dalle imprese piramidali. Lo stato d'emergenza durerà 30 giorni, prorogabili per altri 30.
Tutto è iniziato il 12 novembre, quando Carlos Alfredo Suárez, proprietario di Proyecciones DRFE, una compagnia piramidale che raccoglieva denaro dei cittadini promettendo altissimi interessi, ha abbandonato la Colombia senza pagare i propri clienti. Centinaia di persone hanno invaso gli uffici della sua impresa, soprattutto nel dipartimento di Putumayo, con proteste, saccheggi e due morti nella furia popolare. Così la Colombia ha scoperto quanto l'esistenza delle imprese piramidali, e soprattutto il desiderio di ricchezza facile di centinaia di migliaia di persone, fosse arrivata ai gangli dell'economia: il fallimento e la caduta delle piramidi potrebbe causare una crisi economica e sociale senza precedenti.
Il Governo di Alvaro Uribe ha cercato immediatamente di prendere il toro per le corna. Il presidente ha annunciato subito misure per controllare "l'ecatombe" causata dalle piramidi: "Possono esserci dentro i soldi del Santo Padre, ma agiremo!" ha detto in televisione. Lo stato d'emergenza per agire rapidamente è diretta conseguenza: "E' stato deciso a causa della grave alterazione sociale prodotta dalla proliferazione di distinte entità non autorizzate dalla legge per la raccolta massiccia di denaro del pubblico" ha spiegato Valencia Cossio. Per ora la Giustizia ha nella mira 72 imprese con oltre 300 succursali in tutto il Paese per la raccolta di denaro.
I giornali hanno scoperto un mondo nascosto, soprattutto negli strati medio-bassi della società, che, dalle grandi città ai piccoli villaggi, ha creduto alle promesse di ricchezza facile, con denaro consegnato per interessi fino al 100% mensile. El Tiempo racconta di territori, villaggi e cittadini letteralmente impazziti: per inseguire le promesse di DMG, la compagnia che con DRFE si spartiva il mercato del dipartimento di Putumayo, migliaia di persone hanno smesso praticamente di lavorare e hanno consegnato tutti i propri risparmi. C'è chi ha addirittura venduto la casa per mettere il ricavato nelle piramidi. Del resto il sistema di queste compagnie per colpire l'immaginario popolare e ambizioso era sempre lo stesso: aprire nuve filiali, attirare i primi clienti con la pubblicità seria, rispettare gli impegni presi con loro per catturare nuovi clienti e quindi sparire con i risparmi, spesso di tutta una vita, dei creduloni.
Con gli interessi promessi da queste compagnie l'impossibilità di competere delle banche è evidente: e infatti mentre a Bogotà le arterie che vengono dal nord sono collassate da migliaia di persone che vanno a spendere le proprie carte prepagate nei negozi di DMG, nella Colombia interna la raccolta di denaro delle banche è caduta fino al 17% del dipartimento di Putumayo in un solo anno, con gli immaginabili danni potenziali alle attività economiche. In pochi mesi le entità piramidali sono arrivate a muovere miliardi di pesos: solo nel caso di DRFE la polizia è riuscita a rintracciare 92,4 miliardi di pesos, circa 42 milioni di dollari, depositati in conti del Banco Agrario. Possibile che nessuno si sia accorto di movimenti di denaro grandi quanto una finanziaria e non ne abbia intuito le potenziali conseguenze? E' questa la polemica che muove adesso la Colombia, in cerca di soluzioni al possibile disastro economico e sociale.
Ma ci sarebbe anche da chiedersi come sia possibile credere a imprese che promettono il 300% degli interessi a tre mesi. Come notano gli editoriali di Bogotà, che accusano la cultura della plata facil, del denaro facile, di tale disastro, per avere interessi così alti, ci sono due sole possibilità: "O ci sono decine di vittime ai livelli inferiori della piramide o si stanno ricevendo benefici indiretti dai guadagni di narcos, guerriglia e paramilitari". E proprio quest'ultimo è il timore delle autorità. I proprietari di queste piramidi, del resto, non sono stati finora in grado di spiegare come potevano pagare interessi tra il 70 e il 150% al mese ai propri clienti.
Al momento i Tribunali hanno ricevuto 20mila denunce per truffa in tutto il Paese, stanno portando avanti oltre 400 indagini e le inchieste hanno portato in carcere 52 persone, tra proprietari e contabili delle piramidi. Uno dei primi provvedimenti presi dal Governo dopo la proclamazione dello stato d'emergenza è stato l'aumento delle pene per il reato di raccolta massiccia di denaro, passate da 6 a 20 anni di carcere; ai governatori dei dipartimenti e ai sindaci è stato dato il potere di chiudere i centri in cui si scopra la raccolta illegale di denaro. La promessa è anche la restituzione del denaro ai cittadini che hanno investito nelle piramidi e che stanno protestando con marce e violenze, causando disordini in varie città. Ma in questo caso il governo deve essere chiarissimo. Ieri vari editoriali avvertivano circa il rischio della restituzione del denaro attraverso risorse pubbliche, per evitare l'ecatombe sociale ed economica di intere regioni. Non tutti i colombiani sembrano essere disposti a pagare i piatti rotti della cultura del denaro facile. Difficile dare loro torto.