venerdì 30 gennaio 2009

La crisi ferma la costruzione della torre più alta dell'America Latina, nel Cile

Doveva essere il grattacielo più alto dell'America Latina e stagliarsi nel cielo di Santiago del Cile, accanto ad altre tre torri, tutte superiori ai 100 metri di altezza. E' diventato invece il simbolo della crisi economica, arrivata anche nel subcontinente. L'impresa cilena Cencosud ha annunciato la paralizzazione delle opere di costruzione della torre più alta di Costanera Center, un complesso da 600 milioni di dollari, a Sanhattan, come viene chiamato il nuovo centro finanziario della capitale cilena. In origine il progetto, firmato tra gli altri anche da César Pelli, autore delle torri Petronas di Kuala Lumpur, prevedeva un centro commerciale su quattro livelli, con oltre 200 locali commerciali, due supermercati, due alberghi, 14 sale cinematografiche e cinque livelli sotterranei per i parcheggi; quattro torri, di cui una con un'altezza superiore ai 250 metri e le altre intorno ai 100 metri, avrebbero ospitato uffici di imprese nazionali e internazionali. Cencosud avrebbe costruito anche un ponte sul fiume Mapocho per collegare il nuovo complesso alla zona di El Salto Kennedy e avrebbe realizzato un collegamento pedonale alla vicina fermata della metropolitana.
Causa crisi economica l'impresa ha deciso di costruire solo la parte dei centri commerciali: a ottobre aveva rinunciato alla costruzione di due edifici del complesso e adesso è arrivato il blocco della torre più alta, di cui sono già stati realizzati però 20 piani. La rinuncia a questa costruzione è stata un po' uno choc a Santiago del Cile: il grattacielo sarebbe stato uno dei fiori all'occhiello della giovane democrazia cilena e una nuova attrazione turistica per la capitale, al fregiarsi del titolo di "costruzione più alta dell'America Latina". I lavori per la realizzazione del Costanera Center erano iniziati tre anni fa, e sarebbero dovuti finire nel 2010, a celebrare il Bicentenario dell'indipendenza del Cile con il complesso architettonico e commerciale più imponente del Paese. Ma il comunicato stampa di Cencosud, che dice "non ha senso continuare con il ritmo attuale se le installazioni non ci producono reddito" ha gelato le aspettative.
Con la paralizzazione dei lavori hanno perso il posto 750 dei 1800 operai che lavoravano nel cantiere (nel momento di massimo sforzo costruttivo erano arrivati ad essere 2800). Ed è questa, al momento, la principale preoccupazione delle autorità: "Oggi licenziare un lavoratore è un dramma. Licenziarne 1000-2000 sono 2000 drammi familiari a Santiago, credo che un'impresa, come impresa, se vuole essere rispettata in questo Paese deve mettersi una mano nel cuore e non per un punto in più o in meno in Borsa mandare a casa 2000 lavoratori" ha detto Miguel Nazal, presidente del Sindicato de Trabajadores Unidos (STU) di Costanera Center.
Cencosud, proprietà dell'imprenditore di origine tedesca Horst Paulmann, ha una forte presenza nel settore dei supermercati, e opera anche in Argentina, Brasile, Colombia e Perù, dando lavoro a 50mila persone. A Santiago, che concentra il 40% della forza lavorativa cilena, ci sono adesso 274.600 persone senza lavoro, la cifra più alta da giugno 2006.