venerdì 6 febbraio 2009

Il Metropol Parasol, ovvero i 'funghi' di Siviglia che si trovano ovunque

Una cosa che a una torinese manca a Siviglia sono i mercati. A Torino ce ne sono in ogni quartiere e vendono di tutto, dalla frutta all'abbigliamento. A Siviglia c'è solo un mercato del genere, la domenica mattina a Sevilla Este, il cosiddetto Mercado de los Gitanos. In città ci sono poi un mercato coperto a Triana e il mercato, anch'esso coperto, della Encarnación, che vendono solo alimentari. Chissà se le cose cambieranno quanto la plaza de la Encarnación avrà il suo aspetto definitivo e il mercato verrà trasferito nelle setas, i funghi, che stanno costruendo. Non so perché quando vedo le setas in costruzione mi viene sempre in mente Torino con i suoi mercati.
La plaza de la Encarnación è da decenni una ferita aperta nel cuore di Siviglia, un "buco" su cui si sono interrogati Amministrazioni, intellettuali, sivigliani, turisti. E' una delle piazze più grandi del centro cittadino, divisa a metà dalla calle Imagen, da un lato un giardino e i capolinea di numerosi autobus, dall'altro l'enorme vuoto lasciato negli anni 70 dall'abbattimento dell'antico mercato coperto cittadino. Tutt'intorno gli edifici con i balconi di ferro battuto della Siviglia antica e i moderni condomini della Siviglia che guarda all'Europa: un guazzabuglio di stili e di epoche che ha inquietato tutti quelli che si sono chiesti cosa fare della piazza.
La risposta alla domanda è arrivata nel 2004, con un concorso internazionale vinto dall'architetto tedesco Juergen Mayer. Il suo progetto propone al centro della piazza una struttura con sei grandi pilastri che si aprono fino ad unirsi e a coprire circa 10mila mq: appena visti assomigliano a grandi funghi, per questo i sivigliani non parlano mai del Metropol Parasol, il nome ufficiale della nuova struttura, ma delle setas, i funghi. L'obiettivo è lasciare la plaza come un grande spazio aperto, come è in fondo stata per decenni, anche se inutilizzabile, fruibile per tutti i cittadini e dotata, però, di una struttura leggera che faccia ombra nelle calde giornate estive (di qui il nome ufficiale di parasole per le setas). Il progetto si muove su quattro livelli. Nel più basso, due piani sotto terra, si trovano i resti romani venuti alla luce durante i lavori di scavo; ad essi si arriva attraverso le scale, che lasciano filtrare la luce diurna e dinamizzano le setas; oltre alle rovine archeologiche ci saranno anche 800mq di negozi. Al livello superiore, un piano sotto quello della strada, troverà posto il mercato: circa 4500 mq per 68 posti; non sarà un mercato all'aperto, di quelli che si rimpiangono vivendo a Siviglia, ma riporterà comunque in vita l'antica vocazione commerciale della Encarnación. Il tetto del mercato costituisce il pavimento della piazza pubblica, da cui si elevano i sei grandi funghi che si stanno costruendo adesso. Sui tetti dei funghi si arriverà con un ascensore e si troveranno l'immancabile ristorante e un invidiabile mirador da cui sarà possibile ammirare i tetti del centro storico sivigliano, avendo come punti di riferimento la Giralda da una parte e il ponte del Alamillo di Santiago Calatrava dall'altra.
Come buona parte delle opere pubbliche sivigliane anche la costruzione delle setas porta gravi ritardi. Qualche giorno fa, sul Correo de Andalucia un articolo raccontava come sarebbe la Siviglia del 2009 se le promesse fossero state mantenute: ci sarebbe già da un paio di mesi la linea 1 della metropolitana, bloccata per settimane dal ritrovamento dell'antica muraglia araba e da incidenti vari e la cui inaugurazione è stata adesso rimandata sine die, perché nessuno osa fare più previsioni; lo scheletro del grattacielo di Cajasol, disegnato da Carlos Pelli, l'architetto argentino delle torri gemelle di Petronas a Kuala Lumpur, avrebbe già raggiunto quota 120 metri e sarebbe già la costruzione più alta di Siviglia (in realtà stanno iniziando i lavoro di scavo delle fondamenta e c'è sempre il dubbio che l'opera non venga neanche iniziata, causa crisi e ripensamenti); le setas di Mayer della Encarnación dovrebbero essere nella fase finale della loro costruzione, e hanno appena iniziato a rivestirle di legno proveniente dalla Finlandia.
La cosa interessante di questi progetti che intendono portare Siviglia "nella modernità" e darle un aspetto di grande città europea, slegandola dallo stereotipo flamenco-matadores-ferias, è che sono quasi sempre apprezzati e approvati dall'opinione pubblica. I sivigliani sono fierissimi della loro città, como Sevilla no hay otra, ti dicono, come Siviglia non c'è nessuna; hanno un grande attaccamento alle loro tradizioni: ci penso sempre quando in un bar di Triana qualcuno inizia a cantare, qualcun'altro batte le mani e immancabilmente c'è chi si alza per improvvisare una sevillana; a Siviglia non gliene frega niente del turismo, sarebbe la stessa anche senza le vagonate di giapponesi e americani che gli autobus scaricano continuamente: il flamenco, i tori, il Rocio e la Feria continuerebbero imperterriti a scandire il ritmo cittadino. E, nonostante questo attaccamento alla propria identità, la costruzione di edifici che cambierebbero irrimediabilmente lo skyline e l'aspetto della città vengono quasi sempre accolti con curiosità, con entusiasmo. Quando ho visto per la prima volta il progetto del grattacielo di Cajasol, che dovrebbe sorgere sulle rive del Guadalquivir e incombere sul centro, mi sono sentita horrorizada, mentre sui media e tra le persone che si incontrano si registra entusiasmo all'idea di partecipare alla sfida dei cieli. Quando vedo le setas mi sento perplessa, non per il progetto in sé, quanto per la collocazione, ma sono pochi i sivigliani che condividono questa sensazione, gli altri non vedono l'ora di vederle finite e ti dicono che la città è moderna. Non so ancora come mettere insieme il loro attaccamento all'identità di Siviglia e questa smania di avere strutture che si troverebbero ovunque. Sarà il destino dell'Andalusia, veder distrutto qualcosa di unico per avere qualcosa che si trova ovunque, così come aveva già profetizzato Carlo V vedendo la Cattedrale costruita nella Mezquita di Córdoba?