giovedì 12 febbraio 2009

Corruzione in Spagna: la stagione dello scontento del Partido Popular

Non c'è pace nel Partido Popular sconfitto quasi un anno fa alle elezioni nazionali e da allora inquieto e disorientato come non gli è mai capitato. Allo spionaggio scoperto a Madrid, punto di non ritorno dell'eterna guerra tra la presidente della Comunidad Esperanza Aguirre e il sindaco della capitale Alberto Ruiz Gallardón, bisogna adesso aggiungere il sistema di corruzione su cui sta indagando il giudice Balthasar Garzón e che ha messo in allarme i vertici del partito. 
Tutto è iniziato nel 2007, con le indagini della Polizia e della Procura avviate dalle denunce di alcuni esponenti popolari. Ma le cose sono precipitate nei giorni scorsi, quando il giudice Balthasar Garzón (anche se sembra, non è l'unico giudice di Spagna), ha fatto arrestare cinque persone, tra cui due esponenti del PP, Carmen Rodriguez Quijano, ex consulente del sindaco di Majahonda (Madrid) Guillermo Ortega, e Pablo Crespo Sabaris, segretario dell'Organizzazione del PP galiziano fino al 1999. Gli arrestati sono accusati di traffico di influenze e riciclaggio di denaro. Tra gli arrestati c'è anche l'imprenditore Francisco Correa, considerato il capo di tutto il sistema di corruzione e responsabile di Special Events, che ha organizzato vari eventi per il PP, soprattutto negli anni di José Maria Aznar; la filiale valenciana, Orange Market, ha realizzato tutti gli atti pubblici del popolare Francisco Camps, presidente della Generalitat Valenciana; secondo quanto riporta la stampa locale, anche lo stand della Comunidad Valenciana all'ultima edizione di FITUR, la Fiera del Turismo di Madrid, è stato realizzato da Orange, nonostante la sua offerta non fosse la più economica tra quelle presentate. Le indagini hanno portato alle dimissioni dell'Assessore allo Sport della Comunidad de Madrid Alberto López Viejo. dimissioni che la presidente Esperanza Aguirre, già alle prese con lo scandalo dello spionaggio, ha immediatamente accettato. Mariano Rajoy ha preteso le dimissioni del sindaco di Boadilla (Madrid) Arturo González, coinvolto in questa trama, e, al suo tentativo di lui resistenza, ha minacciato l'espulsione dal partito e la sfiducia della Giunta comunale. 
La reazione del PP di fronte alla corruzione appena scoperta è stata encomiabile e immediata. Dopo aver chiarito che il partito non permetterà di essere implicato in una campagna di finanziamento illegale perché non riconosce in questo "alcuna responsabilità", il Segretario Generale Maria Dolores de Cospedal ha fatto sapere che il PP si costituirà parte civile contro i futuri imputati. E' un atteggiamento che però non impedisce al PP di sentirsi acosado, sotto assedio. Il sospetto si è acuito dopo il week end, quando il PP ha scoperto che il giudice Balthasar Garzón ha partecipato a una partita di caccia a cui era presente anche il Ministro della Giustizia Mariano Fernández Bermejo. La reazione di Rajoy è stata anche in questo caso immediata: ieri si è fatto riprendere con tutto lo stato maggiore del PP mentre chiedeva la ricusazione del magistrato e rompeva i rapporti del partito con il Ministero di Giustizia "fino a quando sarà guidato da Fernández Bermejo". Una reazione durissima, che non smentisce le accuse e non scappa dalle responsabilità, ma che lascia chiari i sospetti di assedio del partito. Ed è onestamete difficile dargli tutti i torti. 
Ad aprire i giornali, soprattutto El Pais e Público, che quasi ogni giorno raccontano di spionaggi, corruzione, sospetti e coltelli nel secondo partito spagnolo, viene alla mente il terribile biennio 1994-96, quando in un'atmosfera da fine-Impero si spegneva la stagione di Felipe González. Ha il sapore di una vendetta che i giornali socialisti consumano 15 anni dopo: era stato El Mundo, con Balthasar Garzón, ancora lui, a scoprire gli scandali di corruzione dell'ultima stagione di Felipe al Governo, ed El Pais aveva potuto ribattere con difficoltà. Adesso, a ruoli invertiti, la sorda lotta tra i principali quotidiani del Paese, più che mai militanti, è ripresa. A differenza di 15 anni fa, quando Felipe aveva contro solo l'establishment ormai stufo dei quotidiani scandali e i principali quotidiani del Paese, El Pais escluso, il PP deve vedersela anche con i nuovi e influenti media di Internet. Ieri elconfidencial.com sottolineava perfidamente come alle nozze di Ana Aznar Botella con Alejandro Agag, celebrate fastosamente all'Escorial nel 2002, fossero presenti due degli arrestati, Francisco Correa e Álvaro Pérez, al tavolo del ricevimento di nozze con Alberto López Viejo e Alfonso Bosch, tutti amici intimi dello sposo. La corruzione, suggeriscono maliziosi i confidenziali, sfiora il gruppo di potere vicinissimo a José Maria Aznar. Non per niente la prima implicata, e il leader più indebolito da tutti questi scandali, è Esperanza Aguirre, da sempre fedelissima dell'ex Primo Ministro. E adesso, raccontano quelli che sanno, Aznar e sua moglie Ana Botella, vicesindaco di Madrid, iniziano a guardare con sospetto e allarme alle indagini, temendo che il vero obiettivo finale sia Alejandro Agag, l'enigmatico genero dalla fortuna misteriosa che tempo fa El Pais aveva definito El Conseguidor, colui che ottiene. 
Mancano poco più di 15 giorni alle elezioni in Galizia e nei Paesi Baschi, previste per il 1° marzo; a giugno ci saranno le elezioni europee. Per il PP è facile sospettare che questo stillicidio di scandali abbia lo scopo di indebolirlo, anche se nessuno dei dirigenti lo dice apertamente, dato che gli scandali non ci sarebbero se non ci fossero comportamenti illeciti (alla fine, in un Paese normale il merito dello scandalo è sempre più importante della reputazione o delle motivazioni di chi lo scopre). Il PSOE aveva giurato che non avrebbe approfittato politicamente di queste indagini, ma non ha saputo mantenere la parola. Nella sessione di controllo di ieri Mariano Rajoy ha rimproverato José Luis Rodriguez Zapatero sulle misure prse dal governo per rispondere alla crisi economica e da lui suggerite sei mesi fa e José Luis Rodriguez Zapatero non ha saputo resistere. Pensi a mettere in ordine nel suo partito invece di occuparsi di quello che fa il governo, gli ha detto. Poco elegante e poco intelligente, da parte sua, anche se era una battuta facile e il premier non resiste alle tentazioni ad effetto della dialettica: il merito delle osservazioni di Rajoy non ha niente a che vedere con i suoi problemi nel PP. E al merito ZP non ha saputo ancora una volta dare risposta.