lunedì 6 aprile 2009

L'ex ostaggio delle FARC Clara Rojas presenta il suo libro: la verità sulla nascita di mio figlio è solo per lui

Dopo la Settimana Santa uscirà in Colombia Cautiva, Prigioniera, il libro che Clara Rojas ha scritto sui suoi sei anni in mano alle FARC. Già da alcuni giorni sui media appaiono interviste e anticipazioni; i temi più attesi riguardano ovviamente il rapporto di Clara con il padre guerrigliero del figlio Emmanuel, nato durante la prigionia, e l'amicizia con Ingrid Betancourt. Per chi capisce lo spagnolo, ci sono le interviste concesse a El Pais e all'ABC. Qui traduco l'intervista che Clara ha rilasciato a El Tiempo, il quotidiano di Bogotà; in lingua originale la trovate qui

- Come sta Emmanuel? Tutta la Colombia si preoccupa per questo "bambino miracolo"!
Sta benissimo
- Ha già l'età per sapere che in questo Paese ci sono uomini molto cattivi che si chiamano FARC?
No, è troppo piccolo
- Dopo la Settimana Santa uscirà il suo libro, Cautiva. In esso lei fa una specie di reclamo generale ai suoi compagni di prigionia. Suggerisce che la maltrattavano e la isolarono. Perché, se anche loro erano sequestrati e dovevano essere solidali?
Vivevamo in un ambiente molto teso. Cerco di capire che eravamo sotto una presenza militare molto forte, molti avevano problemi di salute, i loro dolori personali, eravamo ammassati. Ci misero insieme nel peggiore dei posti, un accampamento molto chiuso, circondato da una palizzata molto stretta, in cui la possibilità di muoversi era minima. La situazione era molto difficile da affrontare e magari le persone che erano con me non avevano questa capacità emozionale che permettesse loro di essere più aperte. Inoltre erano colpite dalla figura di Ingrid, questo non si può discutere, e risulta che io ero parte di tutto questo.
- Mi permetta di essere molto diretta: non c'era da aspettarselo che nel gruppo che l'accompagnava in questo orrore che stavate vivendo, la notizia della sua gravidanza non piacesse?
Mi fecero un vuoto, che io racconto nel libro, e io dissi loro: è la mia vita privata, non vi preoccupate. E tutti si resero conto che avevo ragione e allora iniziarono ad abbassare il livello di aggressione. Ma ovviamente rimangono delle cose.
- C'è anche un episodio divertente in cui lei dice: per caso qualcuno di voi è il padre del bambino? e allora non mi scocciate!
Li sento preoccupati, ma non capisco la preoccupazione. E' che iniziarono a fare un mucchio di congetture. Sarà di uno di noi? di uno di loro? Io li guardai: guardate, non ho nessuna informazione né voglio trasmettervela. Gli spiegai che non ero in grado di affrontare il tema emozionalmente, era più importante dedicarmi a salvare mio figlio che raccontare queste cose.
- Nel libro prende la decisione di continuare a nascondere l'identità del padre del bambino
Questo fa parte assolutamente della mia vita privata. E' una storia per Emmanuel, quando mi chiederà una risposta
- Però quando una persona è stata sequestrata e torna con un figlio della guerriglia, il lettore vuole sapere perché... è una curiosità assolutamente naturale
La gente mi ha ricevuto con grande comprensione, non mi sta chiedendo né rimproverando. Questo mi ha permesso di lasciarmi alle spalle una storia che ha la sua parte di peso e dolore.
- Nel suo libro taglia l'argomento con una frase molto semplice: ebbi una relazione e rimasi incinta. Fu una relazione voluta o subita?
Questo me lo hanno chiesto sempre, dal giorno della liberazione e non risponderò. Perché se rispondo a una domanda ne vengono dietro cinque. Decisi di non dire niente in nessun senso, per quanto rimangano i dubbi.
- Ci mancherebbe che le facessimo dei rimproveri! ma voglio dirle la verità, a volte mi assalta il dubbio che sì, deve questa spiegazione ai colombiani
Ci sono cose che anche a livello personale bisogna lasciare decantare e digerire. Non ho ancora definito i miei sentimenti e i miei pensieri. Le confesso che devo ancora elaborare cose su questo. Allora mi voglio prendere questo tempo, soprattutto pensando ad Emmanuel, non voglio trasmettergli nessun dolore né tristezza.
- Siccome non voglio mancarle di rispetto, non le chiedo altro sull'argomento, mi permetta solo un'ultima domanda: furono relazioni tollerate dai capi guerriglieri? Secondo alcuni sequestrati lei chiese permesso e lo ottenne.
Be', si figuri, è la prima volta che lo sento.
- L'altra domanda che nel libro rimane senza riposta è cosa è successo con Ingrid. Il fatto che l'abbiano sequestrata semplicemente perché la accompagnava lo trasforma in rabbia contro di lei?
Quando ci incatenarono insieme sì, perché fu una situazione molto dura da digerire. Siamo state incatenate per un mese per un piede, allo stesso albero. Anche se cercavamo di mantenere un atteggiamento positivo, cercando di approfittare del tempo, come leggendo la Bibbia, quando si spegneva la luce, io pensavo inevitabilmente a come ero finita in quella storia.
- Nel libro rivela con sorpresa che la famiglia di Ingrid trattenne per due mesi una sua prova di sopravvivenza per, secondo le sue stesse parole, "un tentativo eccessivo di preservare il suo protagonismo"...
E' che lo sento così. E' come se fosse stata sequestrata Ingrid da sola. La famiglia non si riferiva mai a me, nonostante il sacrificio che avevo fatto, perché non la accompagnarono nel Caguán (la regione colombiana in cui Betancourt e Rojas furono sequestrate e a cui era stato sconsigliato di viaggiare per l'impossibilità di garantire la loro sicurezza NdRSO) né la madre né la sorella. In questo isolamento fu più duro scoprire che non potevo contare su di loro. Mi avevano dimenticata. Non si riferivano mai a me nelle loro dichiarazioni pubbliche.
- Le dava rabbia che Ingrid fosse l'unica di cui si parlasse...
Non tanto perché se ne parlava, ma perché non c'era nessuno che si occupasse della mia situazione, quando ci trovavamo lì entrambe. Quello che sentii fu dolore più che rabbia. Non ho mai capito il loro atteggiamento, non lo capisco neanche adesso. Onestamente, la loro freddezza mi sorprende.
- In questa situazione disumana, inizia a raffreddarsi il vostro rapporto...
sì. Lì Ingrid viene a sapere che è morto suo padre e cade nella tristezza più profonda e a me colpisce molto questo dolore. Entrambe scegliamo il silenzio. Mi sembra onesto dire che successe questo e fu molto doloroso.
- Lei racconta nel suo libro che questo idolo che era Ingrid per lei, donna carismatica, lottatrice, crolla durante il sequestro...
Chiaro, perché mi ha colpito che lei volesse lasciarsi morire. Io le dicevo molto di pensare ai suoi figli. E mi si accumularono i dolori, perché anche mio padre era morto da poco.
- Il vostro rapporto non è più tornato ad essere lo stesso...
No, è così che raccontano tante cose...
- Gliene racconto una. Che quando eravate incatenate insieme lei cercò di aggredirla fisicamente e per questo Ingrid inizia a sentire fastidio fino a non sopportare più la sua presenza.
Hanno detto molte cose di questo tipo, soprattutto Luis Eladio Pérez. Lui ha detto molte bugie, non solo sulla mia situazione, ma anche sulla sua.Sono la prima sorpresa. Presto o tardi dovrò rettificare e chiedere scusa per le cose che ha detto.
- Però se le cose sono davvero successe perché Luis Eladio mente?
Perché lo sta facendo. Non so perché si è arrabbiato con me. Ci fu un livello di convivenza minimo. Perché dice cose che non sono? Ho diritto al buon nome e all'onore. Non ho mai aggredito Ingrid. Al contrario, decisi di isolarmi, fu molto doloroso. Il suo atteggiamento è rancoroso. Se le cose sono andate così, che lo dica la stessa Ingrid. Luis Eladio vuole togliermi di mezzo e arrogarsi una situazione sua con Ingrid che non so se è come la racconta. A me anche hanno raccontato storie, ma non mi permetto di ripeterle. Quella che deve raccontarle è Ingrid.
- E' anche legittimo che Luis Eladio racconti le proprie storie.
Che le racconti, sì, ma non si metta con me
- Però lei stessa racconta che Ingrid chiese al capo del gruppo che vi separassero
Lei cosa può fare se una persona decide che un giorno la stima e un altro no? Non posso capire il comportamento di Ingrid
- E' vero che una volta le FARC le diedero un vocabolario e che Ingrid glielo tolse?
Sì, non me lo lasciò usare. Mi cacciò anche dalle sue lezioni di francese.
- Secondo il suo libro, quando seppe di essere incinta cercò Ingrid perché le desse consigli, come madre di due figli, e invece ricevette una risposta secca: "Benvenuta al club"
Mi sorprese molto perché quando lei era depressa cercai sempre di incoraggiarla. Non mi aspettavo una simile risposta.
- Le fece alcuni vestitini per il bambino...
Lei fa cose e poi si pente. E quando ricapacita, cuce cosine. Così cerca di riparare il male che ha fatto. Un giorno dovrà riflettere: questa situazione che stiamo vivendo adesso è assurda e ingiusta da tutti i punti di vista.
- Mi ha colpito particolarmente l'aneddoto di quella volta in cui ha superato la coda per prendere l'acqua bollente e che Ingrid lanciò un grido
Ero incinta e corsia riempire il mio termo. Non avevo visto il problema a passare per prima. Con il grido di Ingrid lasciai l'acqua e mi bruciai. Da allora in poi mi prendevano l'acqua i nordamericani, per evitare scontri tra le due.
- Cosa significa, come dice nel libro, che quando nacque il bambino gli altri sequestrati si comportarono "come iene"?
Sono della città e qui quando una donna è incinta tutti le fanno showers. Il contrasto con il trattamento riservatomi fu enorme
- E' perché importava molto sapere chi era il padre del bambino?
No, onestamente, non gli importava chi era il papà. Era una situazione personale, cerco di spiegarlo nel libro; in qualche modo ero una delle poche donne. Quasi tutte le altre erano sposate, io ero una delle poche che potevano avere una relazione con loro. Il papà non era un problema, ma qualcosa tipo "questa già non può"... Anche se lo negano per fare i furbi o gli orgogliosi o come vogliano chiamarlo. Era una situazione semplice, mi spiego?
- Non molto, è che gli altri uomini si indispettiscono perché lei non era più, diciamo, disponibile?
Sì, diciamolo così, e cercano di esprimerlo in qualche modo. Per quale ragione fanno gli offesi con me se io non sono sposata? Questa è la situazione: io non sono più disponibile, mi dedico a mio figlio tutto il tempo. Per me questa cosa con loro non ha più senso per la gravidanza e perché devo tenere tutte le mie forze per il bambino e per cercare di sopravvivere.
- Tra loro c'erano relazioni...
Io non affermo che tra loro ci fossero. Anche tra loro c'erano incomprensioni. Non solo con me, ma tra tutti.
- E' vero che poco tempo fa ha visitato il suo carceriere, 'Martín Sombra', in carcere?
Mi aveva fatto arrivare il messaggio che voleva parlare con me perché temeva per la propria vita.
- Le è costato fatica?
Chiaro, ma ho dovuto astrarmi dal mio fastidio perché c'era di mezzo la liberazione degli altri
- Si è sentita felice al vedere lo scambio dei ruoli, lei libera e lui incarcerato?
Ho cercato di evitarlo, ma sì, mi ha sorpreso vederlo sottomesso. Martín era molto autoritario e molto preso dal suo ruolo di comandante. Comandava sui suoi e la sua presenza intimidiva, perché il suo linguaggio era brusco e volgare
- Sombra si vanta molto dell'aiuto prestatole durante il parto, ma mi dicono si sia limitato ad allontanare gli insetti...
Io anche credo sia andata così, ma almeno ordinava agli altri cosa fare. Riconosco che prese la decisione di togliermi dall'accampamento quando la situazione di tensione con gli altri si fece intollerabile.
- Secondo Sombra, varie guerrigliere pensarono di prendersi Emmanuel per sé...
Sì, mi disse di ringraziare che il bambino fosse vivo e accanto a me, perché una volta alcune guerrigliere, compresa la sua compagna, me lo volevano prendere.
- Sombra dice che il padre di Emmanuel fu un guerrigliero di 15 anni...
Non c'è ragione perché sappia. Un giorno mi chiese e io gli dissi che un segreto tra più di due non funziona. Rise e non mi chiese mai più niente.
- Allora da dove esce che le FARC fecero fucilare il padre di Emmanuel?
Non credo sia vero, ma non lo so neppure. Nessuno sa chi è il papà. E' che loro hanno cercato di mostrare l'altro volto delle FARC attraverso la mia gravidanza e per questo il libro di Jorge Enrique Botero (Últimas noticias de guerra, scritto dal giornalista colombiano nel 2006 e in cui si parla per la prima volta della gravidanza della Rojas NdRSO), non ha niente a che vedere con la realtà
- Non le sembra assurdo che Botero abbia trasformato la sua odissea in un romanzo?
Chiaro che mi sembra assurdo, non ho voluto polemizzare con questo argomento. L'unico che salvo del libro è che Jorge Enrique disse che Clara Rojas aveva avuto un bambino durante il sequestro e che era un maschio. Mi sembrò giusto che la gente sapesse. Da lì in poi, quello che si è detto è stato un tentativo delle FARC per addolcire le cose.
- Botero addolcisce le cose come volevano farle vedere le FARC?
Chiaro, è come per far fare loro bella figura e non è così. Mi sembra che Botero, nella sua ansia giornalistica, ha superato un limiti dell'etica che confina con la dignità delle persone. Arriverà un momento in cui dovrà rettificare alcuni atteggiamenti, anche se come giornalista è possibile che abbia fatto qualcosa di buono.
- E' vera la versione di Sombra che Ingrid e il colonnello Mendieta gli chiesero di toglierle il bambino, circa otto giorni dopo la sua nascita, perché dicevano che lei lo maltrattava?
Questo dice Martin che loro gli chiesero. Bisognerà chiedere a loro se è vero.
- Ma Sombra sì le tolse il bambino?
Sì, ma loro stavano esagerando
- E' che errori di madre inesperta capitano a chiunque e di più nella selva...
Il fatto di essere madre per la prima volta non significa assenza di istinto materno. Il fatto è che l'aria era molto tesa che tutto quello che facevo con il bambino a loro sembrava fatto male. I responsabili della separazione tra me ed Emmanuel sono loro, lo racconto nel libro.E' stato per la loro intolleranza, per lamentarsi di cose che non erano. Stavo lottando completamente controcorrente.
- Un'ultima domanda: potrà perdonare Ingrid un giorno?
Perché no? Cosa mi ha fatto?
- Come? per tutta l'intervista non ha fatto altro che raccontarmi cosa ha fatto in sei anni di sequestro. Che non vi siete più parlate, che è stata crudele e indifferente durante la sua gravidanza...
Però cosa posso fare di più? Sono viva, sono con mio figlio, non mi farò più male di quello che ho già sofferto.