Aveva 27 anni, si chiamava Daniel Jimeno ed è la 16° vittima dei Sanfermines da quando,
nel 1924, c'è stato il primo morto ufficiale. Il video della morte di Daniel, colpito dal
toro Capuchino, dell'allevamento Jandilla, ha fatto ieri il giro del web (non l'ho
visto né intendo vederlo, trovo ci sia sempre qualcosa di insano e morboso nel guardare
la morte altrui, siano quali siano le circostanze). Le corna del toro hanno colpito Daniel
al collo, con direzione discendente, traforandogli il polmone sinistro e, soprattutto,
recidendogli l'aorta e la vena cava. Con simili ferite, fanno capire i medici
dell'Ospedale Virgen del Camino, che hanno disperatamente cercato di salvargli la vita,
non c'era niente da fare.
Così Daniel ha perso la vita a 27 anni, lasciando nel dolore i genitori e la fidanzata, a cui era legato da sei anni e con cui aveva progetti matrimoniali. E' stato proprio l'anello di fidanzamento, insieme a un tatuaggio, a permettere la sua identificazione, tre ore dopo il decesso: non portava con sé documenti e l'ospedale ha diffuso questi dati per potergli dare un nome. Sono stati il padre e la fidanzata a riconoscerlo. E saranno loro a riportarlo a casa, ad Alcalá de Henares, cittadina alle porte di Madrid famosa per aver dato i natali a Miguel de Cervantes.
Da Alcalá le testimonianze degli amici increduli e della famiglia addolorata raccontano la vita di questo giovane appassionato di tori e, soprattutto, delle corse di San Fermin, davanti ai tori lanciati verso l'encierro a Pamplona, per le corride del pomeriggio. La sua morte non è stata conseguenza della follia di un turista incompetente (se proprio non vogliamo considerare una follia correre davanti a una decina di bovini spaventati, chiusi in strade strette e in discesa e diretti, inconsapevolmente, al proprio macello). Daniel, membro della peña, il club, Puerta de Alcalá, era un veterano di San Fermin: partecipava agli encierros di Pamplona da tempo ed era assiduo anche alle analoghe manifestazioni della Comunidad de Madrid. Ai Sanfermines partecipava sempre con una maglia a righe beige: dicono lo facesse per essere visibile in televisione.
Alto, di bell'aspetto, appassionato di sport, giocava come difensore nella squadra di calcio della peña e si divertiva a praticare lo snowboard, aveva anche un certo successo tra le ragazze, sebbene da sei anni avesse occhi solo per la sua fidanzata. Il suo corpo tornerà ad Alcalá non appena le autorità daranno le autorizzazioni del caso, Capuchino è toccato in sorte al torero El Fandi, che ha ottenuto un suo orecchio come premio, non senza prima dedicare il toro a David e al cielo. Sui gusti non si discute, dicevano i romani, e probabilmente anche in questo avevano ragione, ma, pensando alla morte di David e al destino di Capuchino, è lecito chiedersi almeno il senso di tutto questo.
Così Daniel ha perso la vita a 27 anni, lasciando nel dolore i genitori e la fidanzata, a cui era legato da sei anni e con cui aveva progetti matrimoniali. E' stato proprio l'anello di fidanzamento, insieme a un tatuaggio, a permettere la sua identificazione, tre ore dopo il decesso: non portava con sé documenti e l'ospedale ha diffuso questi dati per potergli dare un nome. Sono stati il padre e la fidanzata a riconoscerlo. E saranno loro a riportarlo a casa, ad Alcalá de Henares, cittadina alle porte di Madrid famosa per aver dato i natali a Miguel de Cervantes.
Da Alcalá le testimonianze degli amici increduli e della famiglia addolorata raccontano la vita di questo giovane appassionato di tori e, soprattutto, delle corse di San Fermin, davanti ai tori lanciati verso l'encierro a Pamplona, per le corride del pomeriggio. La sua morte non è stata conseguenza della follia di un turista incompetente (se proprio non vogliamo considerare una follia correre davanti a una decina di bovini spaventati, chiusi in strade strette e in discesa e diretti, inconsapevolmente, al proprio macello). Daniel, membro della peña, il club, Puerta de Alcalá, era un veterano di San Fermin: partecipava agli encierros di Pamplona da tempo ed era assiduo anche alle analoghe manifestazioni della Comunidad de Madrid. Ai Sanfermines partecipava sempre con una maglia a righe beige: dicono lo facesse per essere visibile in televisione.
Alto, di bell'aspetto, appassionato di sport, giocava come difensore nella squadra di calcio della peña e si divertiva a praticare lo snowboard, aveva anche un certo successo tra le ragazze, sebbene da sei anni avesse occhi solo per la sua fidanzata. Il suo corpo tornerà ad Alcalá non appena le autorità daranno le autorizzazioni del caso, Capuchino è toccato in sorte al torero El Fandi, che ha ottenuto un suo orecchio come premio, non senza prima dedicare il toro a David e al cielo. Sui gusti non si discute, dicevano i romani, e probabilmente anche in questo avevano ragione, ma, pensando alla morte di David e al destino di Capuchino, è lecito chiedersi almeno il senso di tutto questo.