venerdì 25 settembre 2009

Paz sin Fronteras a L'Avana: il video della discussione di Juanes e Miguel Bosè con funzionari cubani

Da un paio di giorni gira nel web ispanico un video girato a L'Avana, poche ore prima di Paz sin Fronteras, che dimostra le enormi pressioni a cui Juanes, Miguel Bosè e Olga Tañón, le teste visibili della manifestazione, sono stati sottoposti dalle autorità cubane. I video sono andati in onda in alcune tv di Miami e mostrano Juanes e Miguel Bosè pochi minuti dopo aver saputo che la zona vicino al palco sarebbe stata riservata a personalità e pubblico vicini al regime, studenti universitari, membri della gioventù comunista, funzionari & C. Da una parte si vede il cantante spagnolo che minaccia la sospensione del concerto, dall'altra Juanes che ripete più di una volta che "estamos muy molestos", siamo molto arrabbiati. In un altro frammento si vede Olga Tañón che consola Juanes e gli ricorda che sono tutti a L'Avana per cantare "a questo popolo" come "soldati di pace", mentre Yotuel Romero, leader della popolarissima band Los Orishas, da anni residente fuori Cuba, gli fa notare che "se fermiamo tutto adesso avranno vinto loro".
A un certo punto del video si vede una parte che si fa fatica a considerare realistica e che sembra sia stata fatta ad uso e consumo delle telecamere, o comunque, in piena consapevolezza dell'uso che i giornalisti ne avrebbero fatto: un Miguel Bosè piangente si chiede perché le autorità cubane li trattano così male, esercitano tante pressioni, li umiliano e li accusano di cose che non hanno intenzione di fare (pare si riferisca ai rimproveri di voler dare spazio ad idee anticastriste dal palco). Poi gli artisti si abbracciano emozionati e piangenti.
Per la cronaca, le autorità cubane hanno poi ceduto e non ci sono state zone riservate sotto il palcoscenico (anche perché con la pressione di un milione di persone, della quale la metà inaspettate, sarebbe stato impossibile riuscire a controllare le zone VIP e non VIP, a un certo punto del concerto); sembra, però, raccontano sempre da Miami, che siano stati ceduti dei pass per permettere a personalità vicine al Partito Comunista, di entrare nel backstage.
Non è la sola testimonianza di questo genere, raccolta dalle tv di Miami. C'è un audio, che non è ancora stato reso noto, in cui si assicura che Juanes si lamenta con le autorità perché l'uomo che gli serve la colazione è lo stesso che guida il taxi e che ha trovato alle prove del concerto "e in questo momento è nella hall e sta mandando dei messaggi"; il cantante colombiano si lamenta dei controlli e della pressione, fa capire di non essere affatto soddisfatto dei pedinamenti a cui è sottoposto e minaccia di nuovo di lasciare L'Avana.
Perché girano questi video? Nelle intenzioni di Miami dimostrano che Paz sin Fronteras non è stato un canto alla pace e che i cantanti hanno dovuto cedere alle esigenze del regime per poter cantare (sarebbe da ingenui pensare che si va a L'Avana come se si andasse a cantare a Londra o a Madrid, è ovvio che autorità e artisti sono arrivati a compromessi che non penalizzassero nessuna delle due parti). Il frammento di Miguel Bosè piangente, seguito poi dalle lacrime dei colleghi, è la parte meno credibile di tutte. Quella che fa sospettare ci sia in fondo una regia. Miguel Bosè è un artista di razza, disinvolto e di mondo, abituato sin dall'infanzia a maneggiare dittature (è cresciuto nella Spagna di Franco, di cui suo padre, il torero Luis Miguel Dominguin, era silente ammiratore) e pressioni, famosi e visibilità mediatica. Insomma, difficile immaginarselo in lacrime perché il regime comunista vuole una zona VIP in un concerto che avevano promesso libero e gratuito (non gli sarà mai successo prima, di dover discutere delle condizioni dei suoi concerti con organizzatori che pensano ai propri interessi prima che ai suoi?!) e lo accusa di voler parlare male di lui su un palco. Una delle teorie che circolano nel web riguarda le minacce che Juanes ha ricevuto a Miami dagli esiliati più radicali e il successo strepitoso del concerto, che i fanatici anti-castristi non gli perdonano, aiutati, in questo,dalla pessima televisione miamense, le cui manipolazioni sul concerto sono un esempio di pessimo giornalismo. Per permettere a Juanes di continuare a vivere serenamente a Miami, dimostrando che ha saputo resistere alle pressioni del regime e ha addirittura minacciato la cancellazione del concerto su punti che considerava non negoziabili, ecco che ad uso e consumo delle telecamere sarebbero state imbastite nella hall dell'albergo queste scene (sceneggiate?), con la complicità dei castristi. Credibile? non necessariamente. Il fatto è che girano questi video i cui toni sono curiosi.
Questo video è da youtube, per vederlo di una qualità migliore, andate su elmundo.es