venerdì 4 dicembre 2009

Nella nuova grammatica dello spagnolo l'America diventa protagonista

La presentazione ufficiale è prevista per il 10 dicembre, alla presenza di Juan Carlos e Sofia di Spagna, ma da oggi la Nueva gramática de la lengua española è in vendita nelle librerie di Spagna ed è in arrivo in buona parte dei Paesi latinoamericani (120 euro, Espasa); sono due tomi di oltre 4mila pagine, con un terzo tomo dedicato alla fonetica in arrivo nel primo trimestre del 2010. E' un'opera monumentale e flessibile: ci sono voluti undici anni per realizzarla e arriva 77 anni dopo l'ultima grammatica, pubblicata nel 1931. Quello che la rende indispensabile a studiosi e cultori dello spagnolo è che è la prima grammatica scritta con la collaborazione di tutte le 22 Accademie della lingua, per cui lo spagnolo americano ha un forte protagonismo. Per decisione delle Accademie, questa nuova grammatica si presenta come "descrittiva e normativa", in essa, cioè, si troveranno descritte "le caratteristiche grammaticali della lingua spagnola in tutto il suo territorio, così come le risposte ai possibili dubbi sulle questioni normative". Ma non è un'analisi rigida delle regole della lingua. Anzi.
Una delle cose più affascinanti è che, dopo aver enunciato la regola, la grammatica porta testimonianza dell'immensa varietà dello spagnolo della penisola iberica, del Rio de la Plata, delle Ande, dei Caraibi, degli stessi Stati Uniti. Quello che in alcuni Paesi è corretto, in altri è raro o caduto in disuso, ma la Grammatica riporta tutto, lasciando ben chiaro che "la norma del corretto non la fornisce un solo Paese, ma ha carattere policentrico". Di qui le numerose fonti utilizzate e portate a testimonianza. E' un'opera collettiva in tutti i sensi. Con questo intento flessibile e comprensivo verso tutte le forme della lingua, a registrarne la vivacità e la continua evoluzione, "la nuova Grammatica intende:
-descrivere le costruzioni grammaticali proprie dello spagnolo generale, così come riflettere adeguatamente le varianti fonetiche, morfologiche e sintattiche che una determinata comunità può considerare proprie della lingua colta, anche quando non coincidono interamente con le opzioni favorite in altre aree geografiche.
- registrare quelle varianti colloquiali della lingua non standard testimoniate nel mondo ispanico, sempre che siano ben documentate e abbiano interesse per la descrizione delle strutture morfologiche o sintattiche.
- fornire risposte ai possibili dubbi sulle questioni normative, rendendo compatibili i riferimenti necessari ai registri linguistici, le varianti dialettali e le norme locali con la descrizione della lingua colta comune dello spagnolo generale
- presentare una sintesi degli studi classici e moderni sulla grammatica della lingua,così come un panorama di queste conoscenze che possa servire come punto di riferimento a studenti e professori dello spagnolo ai diversi livelli accademici".
Sono oltre 40mila gli esempi utilizzati in questa opera davvero monumentale, presi senza pregiudizi da testi della letteratura e della stampa latinoamericana. La ricchezza dello spagnolo, del resto, deriva dalle mezclas e le evoluzioni in corso in Latinoamérica. Qualche prova? E' in America Latina che gli aggettivi usati come avverbi stanno cambiando la lingua:  "bañarse rico" (fare il bagno con gusto), "hablar claro y raspado" (parlare con franchezza) si dice nell'area caraibica, mentre in Colombia dicono "comer macanudo" (mangiare bene), "llevarse pésimo" (non andare d'accordo con qualcuno), o "pasarlo chévere" (divertirsi); nell'area del Rio e la Plata si dice "soñan fiero" (avere brutti sogni), lo stesso concetto nell'area andina è "soñar feo". Il suffisso -ido ha creato molti neologismi in tutto il subcontinente, anche se il più vivace dei suffissi è -azo, dal golazo di memoria calcistica (bel gol), al nortazo e surazo che in Bolivia indicano i venti, fino al pupitrazo (da pupitre, banco), che nel Venezuela indica le proteste studentesche e in Colombia si utilizza per indicare i colpi sul tavolo. Grande spazio anche per il fenomeno più poetico dello spagnolo latinoamericano, il vos che nel Rio de la Plata e in altre aree geografiche, soprattutto alcune regioni del Cile, della Colombia e del Centroamerica, ha sostituito il tu. Il vos è scomparso dallo spagnolo europeo nel XVIII secolo, ma ha acquistato grande vitalità nell'America Latina, diventando segno distintivo, e in Argentina addirittura identitario, di molto spagnolo americano.