lunedì 30 novembre 2009

I padri di plaza de Mayo raccontano la loro storia in un documentario

padres3.jpg (12963 byte)Sulla locandina si vede un gruppo di anziani riunito a parlare, con le mani dietro la schiena e i radi capelli bianchi, sullo sfondo della Casa Rosada. Magari parlano di calcio o politica, come tanti anziani del mondo. In realtà la locandina restituisce loro il loro posto e il loro ruolo. Nella plaza de Mayo. Il lavoro instancabile delle madri e poi delle nonne di plaza de Mayo, alla ricerca dei figli e dei nipoti desaparecidos, è noto; dei padri, invece, non sappiamo niente. A loro ha pensato Joaquin Daglio, un giovane regista argentino, che ha recentemente presentato al Festival de Cine de Mar del Plata il documentario Padres de la Plaza, 10 recorridos posibles.
"Nel 2006, nel 30° anniversario della dittatura, ho incontrato alcuni amici alla marcia di plaza de Mayo e ci siamo chiesti cosa era dei padri. C'erano associazioni di madri, nonne, figli, anche fratelli, ma non c'erano associazioni dei padri" ha spiegato Daglio ai media, durante la presentazione del documentario a Mar del Plata. La ricerca dei padri è partita allora e per arrivare al film sono stati necessari due anni. "Abbiamo iniziato la nostra ricerca avvicinandoci a diversi organismi dei diritti umani per raccontare loro il nostro progetto. Grazie al loro aiuto abbiamo potuto contattare vari padri, tutti mariti di donne Madri di plaza de Mayo. Così abbiamo iniziato un lavoro durato più di un anno, intervistandoli, conoscendoli, conversando sulle loro vite e quelle dei figli. Ci siamo riuniti varie volte con ogni padre e questo contatto periodico ha generato il vincolo affettivo e la fiducia necessari per parlare davanti a una telecamera. Mano a mano al progetto iniziale si sono aggiunti allo staff del film altri amici, con cui abbiamo pensato e costruito il progetto" ha detto al Festival Daglio "Nessuno di noi aveva avuto prima legami con le associazioni per i diritti umani; quello che ci lega tutti è l'essere nati durante la dittatura, io sono del 1975, per questo abbiamo sentito che questa storia è parte della nostra vita. Una cosa che è molto piaciuta è che, non avendo una storia precedente di vicinanza alle associazioni, ci siamo avvicinati ai padri con il cuore, perché è una parte della storia del nostro Paese e serve a mantenere la memoria".
Con uno stile pulito ed essenziale, il documentario offre il punto di vista di dieci padri che spiegano perché in plaza de Mayo non si vedevano. "Qualcuno doveva lavorare e portare il pane a casa, io sono stato assente dalla banca tre mesi" spiega Julio Morresi "le prime volte c'eravamo anche noi, ma poi ci scaldavamo alle provocazioni, così le donne ci hanno detto di aspettarle da un angolo e stare tranquilli". C'erano anche loro, come riconoscono le Madri de plaza de Mayo al commentare questo prezioso documentario: "Correvano i nostri stessi rischi, venivano anche loro ai Ministeri, a cercare notizie, venivano a cercarci quando ci arrestavano. Erano lì". Non si sono mai riuniti in un'associazione né hanno mai avuto un ruolo mediatico: "Aspettando le nostre mogli a un isolato dalla plaza de Mayo, tutti i giovedì, con alcuni papà pensammo di riunirci in un'organizzazione, ma poi finivamo con parlare di calcio o politica e non concludevamo mai niente. Fino a quando abbiamo deciso di lasciare la visibilità alle donne: stavano già lavorando e lo stavano facendo bene" ricorda Morresi. In più spiega Marcos Weinstein, "con la trascendenza internazionale della lotta delle Madri, pensammo che sarebbe stato molto più costoso per la dittatura arrestarle, cosa che proteggeva loro, proteggeva noi e ci permetteva di continuare a cercare i nostri figli".
Le storie che raccontano alla telecamera di Joaquin Daglio hanno lo stesso dolore lancinante che conosciamo bene, all'ascoltare le storie dei desaparecidos. Aggiunge patetismo e pena il fatto che le raccontino uomini ormai 80enni, che si commuovono e che hanno sempre un lampo di ribellione nello sguardo, nell'esigere giustizia e verità per i loro figli. "Non riposerò fino a quando non sapremo cosa sarà stato dell'ultimo desaparecido" dice uno fieramente. Hanno voluto raccontare la loro storia dalle camere da letto dei figli perduti, dalle scuole da loro frequentate, dalle strade dei quartieri in cui vivono e che parlano di una Buenos Aires borghese e proletaria, accomunata dalla militanza di questi ventenni degli anni 70 scomparsi quasi sempre senza lasciare traccia. I loro volti sorridenti tornano nelle foto che i padri mostrano, raccontando la loro storia.
"Questo cartellone ha fatto molte marce, quante volte avrò pianto tenendolo in mano!" racconta il 76enne muratore Óscar Hueravilo mostrando un cartellone con il volto del figlio Óscar, sequestrato nel 1977 con la compagna Mirta (il loro bambino è nato in carcere ed è stato recuperato pochi mesi dopo dai nonni, con cui è cresciuto). Bruno Palermo maledice i militari perché la "sparizione è la cosa peggiore, non abbiamo neanche il corpo, non abbiamo nessuna certezza". Mauricio Brodsky si illumina al raccontare i suoi sogni: "E' incredibile, a volte lo sogno e non c'è cosa che mi piaccia di più: vederlo vivo, con i suoi 22 anni, è un piacere indescrivibile" dice, pensando al figlio Fernando, una delle ultime vittime della dittatura, sequestrato quando i militari stavano già allentando la morsa. Anche Jaime Steimberg sogna il figlio: "Mi parla!" esclama sorridendo e mostra il contenuto del portafoglio lanciato in strada da suo figlio Luis, mentre lo portavano via, nel 1976: un documento di identità, un biglietto di autobus, denaro ingiallito dal tempo. La sua storia è forse quella che meglio racconta il dolore dei padri, un dolore meno mediatico e più silenzioso, ma non per questo meno intenso di quello delle loro compagne. Jaime è morto poco dopo le riprese del documentario (a rappresentarlo, a Mar del Plata, accanto agli altre nove padri intervistati, c'era sua moglie) e ha voluto che le sue ceneri fossero sparse nello stesso Oceano in cui è stato forse lanciato Luis dagli aerei della morte.
La pagina web del documentario è, in spagnolo, all'indirizzo www.padresdelaplaza.com.ar.