mercoledì 17 marzo 2010

Guerra tra poveri nei campi di fragole di Huelva, in Andalusia

Basta dire che le fragole sono di Huelva ed è un marchio di garanzia di qualità. In molti negozi di Siviglia lo scrivono proprio chiaro: Fresas de Huelva, fragole di Huelva. E se ci fate caso molte cassette di fragole in vendita nelle nostre città italiane arrivano da Palos de la Frontera (Huelva), famosa non solo per essere il porto da cui è partito Cristoforo Colombo in cerca delle Indie, ma anche, per l'appunto, per le sue fragole. Ci sono intere aree di questa provincia andalusa che vivono delle fragole, della loro raccolta e di tutto l'indotto che le accompagna: gli stagionali che lavorano nei campi portano sollievo all'economia locale, dormendo e spendendo nei piccoli paesini circondati dalle campagne. Tempo fa c'erano state tensioni perché gli imprenditori preferivano gli stranieri, magari illegali, poi, con il boom economico, gli spagnoli si erano dati all'edilizia e avevano lasciato la raccolta delle fragole agli immigrati, sempre più spesso donne, sempre più spesso latinoamericane e marocchine. Le più docili, in fondo.
La raccolta 2010 sta partendo in questi giorni e, causa crisi economica e piogge torrenziali degli ultimi due mesi, presenta non pochi problemi. Secondo i calcoli dei produttori quest'anno si raccoglierà il 20% in meno di fragole, a causa dei danni del maltempo. Se l'anno scorso erano stati necessari 80mila raccoglitori, quest'anno saranno sufficienti circa 50mila, con una perdita di ben 30mila posti di lavoro in una regione tradizionalmente in lotta con la disoccupazione. A questa contrazione dovuta alle piogge degli ultimi mesi bisogna aggiungere la crisi economica spagnola, che ha come conseguenza in Andalusia un tasso di disoccupazione superiore al 25%. Di fatto nella regione non c'è famiglia che non abbia almeno un disoccupato in casa e, se è vero che è un fenomeno purtroppo endemico, a cui venti anni di governo autonomo socialista non hanno saputo porre riparo, è anche vero che il crollo dell'economia spagnola ha aggravato la situazione. Così il posto nei campi di fragole sta diventando ambito anche per gli spagnoli, soprattutto per le donne che hanno perso il lavoro e che accettano disperatamente anche le bassissime tariffe pagate nei campi per raccogliere le fragole.
Insomma, a Huelva e dintorni potrebbe scoppiare una guerra tra poveri per i 5 euro all'ora che l'anno scorso si pagavano alle raccoglitrici delle fragole. Le associazioni degli immigrati legali, preoccupate per questo interesse che gli spagnoli iniziano a manifestare per un lavoro tradizionalmente riservato a loro, hanno chiesto all'Assessorato del Lavoro della provincia che non si facciano discriminazioni e che gli imprenditori assumano anche gli stranieri in regola, che hanno esperienza nel settore e hanno sempre eseguito il proprio lavoro con professionalità. "Lavoro da otto anni nei campi di fragole, ho più esperienza di molte spagnole appena arrivate, che però contrattano prima di noi" lamenta a El Pais la presidente dell'Asociación de Mujeres Inmigrantes di Huelva Maribel Valencia.
La Junta de Andalucia, che nei mesi scorsi ha invitato gli imprenditori a impiegare la manodopera locale, prima di rivolgersi a quella straniera, e che adesso spiega che per "locale" intendeva sia spagnola sia straniera residente nel Paese, si sente in imbarazzo. Non può infatti obbligare i produttori a contrattare spagnoli o stranieri e si trova tra due fuochi. Da una parte le associazioni di immigrati che risiedono legalmente nel Paese, che chiedono non ci sia discriminazione nei loro confronti, dall'altra l'indignazione degli spagnoli che vedono andare molto lavoro dei campi agli stranieri, nonostante gli alti tassi di disoccupazione della regione.
E mentre stranieri e spagnoli si sentono discriminati, ognuno con le proprie ragioni, nei campi di Huelva stanno per arrivare le 3mila donne marocchine contrattate prima che le grandi piogge mettessero in difficoltà il settore. Per loro i pochi euro all'ora convertiti in dirham costituiscono una fortuna con cui sanare il bilancio familiare di un anno intero in Marocco.