Basta dire che le fragole sono di Huelva ed è un marchio di garanzia di
qualità. In molti negozi di Siviglia lo scrivono proprio chiaro: Fresas de
Huelva, fragole di Huelva. E se ci fate caso molte cassette di fragole in
vendita nelle nostre città italiane arrivano da Palos de la Frontera (Huelva),
famosa non solo per essere il porto da cui è partito Cristoforo Colombo in
cerca delle Indie, ma anche, per l'appunto, per le sue fragole. Ci sono intere
aree di questa provincia andalusa che vivono delle fragole, della loro raccolta
e di tutto l'indotto che le accompagna: gli stagionali che lavorano nei campi
portano sollievo all'economia locale, dormendo e spendendo nei piccoli paesini
circondati dalle campagne. Tempo fa c'erano state tensioni perché gli imprenditori
preferivano gli stranieri, magari illegali, poi, con il boom economico, gli
spagnoli si erano dati all'edilizia e avevano lasciato la raccolta delle
fragole agli immigrati, sempre più spesso donne, sempre più spesso
latinoamericane e marocchine. Le più docili, in fondo.
La raccolta 2010 sta partendo in questi giorni e, causa crisi economica e
piogge torrenziali degli ultimi due mesi, presenta non pochi problemi. Secondo
i calcoli dei produttori quest'anno si raccoglierà il 20% in meno di fragole, a
causa dei danni del maltempo. Se l'anno scorso erano stati necessari 80mila
raccoglitori, quest'anno saranno sufficienti circa 50mila, con una perdita di
ben 30mila posti di lavoro in una regione tradizionalmente in lotta con la
disoccupazione. A questa contrazione dovuta alle piogge degli ultimi mesi
bisogna aggiungere la crisi economica spagnola, che ha come conseguenza in
Andalusia un tasso di disoccupazione superiore al 25%. Di fatto nella regione
non c'è famiglia che non abbia almeno un disoccupato in casa e, se è vero che è
un fenomeno purtroppo endemico, a cui venti anni di governo autonomo socialista
non hanno saputo porre riparo, è anche vero che il crollo dell'economia
spagnola ha aggravato la situazione. Così il posto nei campi di fragole sta
diventando ambito anche per gli spagnoli, soprattutto per le donne che hanno
perso il lavoro e che accettano disperatamente anche le bassissime tariffe
pagate nei campi per raccogliere le fragole.
Insomma, a Huelva e dintorni potrebbe scoppiare una guerra tra poveri per i 5
euro all'ora che l'anno scorso si pagavano alle raccoglitrici delle fragole. Le
associazioni degli immigrati legali, preoccupate per questo interesse che gli
spagnoli iniziano a manifestare per un lavoro tradizionalmente riservato a loro,
hanno chiesto all'Assessorato del Lavoro della provincia che non si facciano
discriminazioni e che gli imprenditori assumano anche gli stranieri in regola,
che hanno esperienza nel settore e hanno sempre eseguito il proprio lavoro con
professionalità. "Lavoro da otto anni nei campi di fragole, ho più
esperienza di molte spagnole appena arrivate, che però contrattano prima di
noi" lamenta a El Pais la presidente dell'Asociación de Mujeres Inmigrantes di Huelva
Maribel Valencia.
La Junta de Andalucia, che nei mesi scorsi ha invitato gli imprenditori a
impiegare la manodopera locale, prima di rivolgersi a quella straniera, e che
adesso spiega che per "locale" intendeva sia spagnola sia straniera
residente nel Paese, si sente in imbarazzo. Non può infatti obbligare i
produttori a contrattare spagnoli o stranieri e si trova tra due fuochi. Da una
parte le associazioni di immigrati che risiedono legalmente nel Paese, che
chiedono non ci sia discriminazione nei loro confronti, dall'altra
l'indignazione degli spagnoli che vedono andare molto lavoro dei campi agli
stranieri, nonostante gli alti tassi di disoccupazione della regione.
E mentre stranieri e spagnoli si sentono discriminati, ognuno con le proprie
ragioni, nei campi di Huelva stanno per arrivare le 3mila donne marocchine
contrattate prima che le grandi piogge mettessero in difficoltà il settore. Per
loro i pochi euro all'ora convertiti in dirham costituiscono una fortuna con
cui sanare il bilancio familiare di un anno intero in Marocco.