sabato 8 maggio 2010

A Lima il vocabolario in quechua e aymara, che recupera le culture indigene peruviane

La cultura peruviana è in mano alla minoranza bianca di origine europea e alla maggioranza di mestizos, i meticci nati dalla mescolanza di indigenas e tutte le immigrazioni arrivate da Asia, Africa ed Europa. Mancano le culture autoctone, isolate e trascurate dopo la conquista spagnola e dopo la nascita del Perù indipendente. Per recuperare il sapere di milioni di peruviani, Washington Durán Abarca ha realizzato un vocabolario in sei lingue, compresi il quechua e l'aymara, le due grandi lingue degli indigenas. Il quechua, una sorta di latino delle Ande, era la lingua degli Incas, da essi diffusa in tutto il loro Impero; l'aymara è la lingua degli altipiani compresi tra Perù, Bolivia, Cile e parte dell'Argentina del nord.
Il vocabolario, che ha richiesto a Durán, classe 1928, oltre otto anni di lavoro, raccoglie oltre 4000 parole in inglese, tedesco, spagnolo e francese, oltre che nelle due lingue indigenas. "L'obiettivo è stato dare un posto a questi popoli esclusi dallo Stato, dalla società, per dire che ci sono più popoli e più nazioni nel Perù" ha spiegato l'autore, nato nella provincia di Cusco e di madrelingua quechua.
La presentazione di questo lavoro monumentale a Lima è stata un'occasione per fare il punto della situazione sulle lingue autoctone. Il presidente dell'Instituto del Quechua Enrique García ha accusato lo Stato di disinteresse per le lingue andine. Un disinteresse che le sta portado "al bordo dell'estinzione". "Il sapere dei nativos è discriminato, non si diffondono nelle Università. Qui interessa solo la cultura occidentale e queste lingue vengono guardate come reperti da museo e non come lingue vive" ha spiegato "L'istruzione è il futuro del Perù e deve essere multiculturale".
Il quechua è la prima lingua del 13% dei peruviani, soprattutto di quelli che vivono nella zona andina, dove in alcune aree è maggioritaria rispetto al castigliano.