venerdì 27 agosto 2010

Il Cile sposta la centrale elettrica per salvare l'ecosistema di Punta de Choros

Cile delle meraviglie, verrebbe da dire al leggere cosa succede oltre la Cordigliera delle Ande, nel Cono Sur.
A poche decine di km dalla riserva marina di Punta de Choros, doveva essere costruita una centrale termoelettrica, che avrebbe messo in pericolo il delicato ecosistema dell'area. Le proteste dei pescatori, la cui attività sarebbe stata fortemente danneggiata dall'inquinamento, della popolazione e degli attivisti sono sfociate in campagne internazionali di sostegno alla biodiversità di Punta de Choros e in vere e proprie manifestazioni locali, alcune delle quali controllate con metodi piuttosto spicci dai carabineros. E' scesa in campo anche Leonor Varela, una delle attrici cilene più note in patria e all'estero, che in un video ha sfidato il presidente Sebastián Piñera a essere coerente con le promesse fatte in campagna elettorale, quando ha assicurato la sua opposizione a qualunque centrale termoelettrica "che minacci la natura, le comunità e la qualità della vita".
Pochi giorni fa Corema, l'ente che doveva valutare l'impatto della centrale termoelettrica sul territorio, ha dato il via libera al progetto, presentato da gruppo franco-belga Suez Energy, "rispettando tutte le norme e le regole ambientali del Cile e con standard ambientali indicati dalla Banca Mondiale e dall'Unione Europea", secondo quanto ha tenuto a sottolineare in questi giorni la multinazionale. Corema, ha giustificato l'approvazione sostenendo che l'impianto rispetta le leggi cilene. Ci sono state nuove proteste cittadine, i carabineros sono stati di nuovo spicci ed è intervenuto a sorpresa il presidente Sebastián Piñera.
Ieri ha annunciato di aver preso contatti con Suez Energy e di essere arrivato a un accordo: il gruppo sposterà il suo impianto in un'altra zona, per non danneggiare il delicato ecosistema di Punta de Choros. "Questo caso dimostra che la nostra legislazione ambientale richiede di essere perfezionata" ha detto il Capo dello Stato "Per questo ho dato mandato al ministro dei Beni Nazionali Catalina Parot di preparare un progetto di pianificazione territoriale, in modo da stabilire quali sono le aree adatte alle centrali elettriche e quali devono essere sempre protette, perché siano una riserva della natura". Piñera non ha delegittimato Corema, la cui decisione "rispetta le nostre istituzioni e il nostro Stato di Diritto", ma, viste le insufficienze delle leggi ambientali, ha preso il toro per le corna e ha raggiunto un accordo con Suez Energy. "Non c'è stata alcuna pressione" ha chiarito la sua portavoce Ena van Baer "C'è semplicemente una convinzione, quella di difendere il nostro ambiente e la qualità della vita delle comunità".
L'interventismo del presidente è stato ovviamente applaudito dagli ecologisti. Da Greenpeace apprezzano che "il presidente riconosca l'inquinamento delle centrali elettriche a carbone nel nostro Paese e che sia questo un fattore determinante nella sua decisione di non permettere la costruzione a Punta de Choros". Soddisfazione anche dai pescatori, che per primi hanno denunciato il pericolo rappresentato dalla centrale termoelettrica in una zona così preziosa e delicata.
Un po' meno contenti gli imprenditori, secondo i quali un intervento come quello di Piñera per rivedere un progetto rispettoso delle regole vigenti, mette in pericolo la sicurezza giuridica e, dunque, i potenziali investimenti dall'estero. "Un alto dirigente del settore ha detto che tra gli imprenditori c'è malessere e preoccupazione perché si debilita l'istituzionalità" scrive il quotidiano La Tercera "Un imprenditore del settore elettrico ha aggiunto che, al di là del fatto che Suez si sia sbagliata o meno nella scelta del posto, il ruolo dei cittadini è stato importante e l'impresa non ha avuto la sensibilità per soddisfare le sue inquietudini. Aggiunge che in questo modo si generano dubbi sulla certezza giuridica. Intanto un ex direttore della Sofofa afferma che dopo queste decisioni ci sono dubbi sull'esistenza di regole chiare nel settore".
Adesso Suez dovrà iniziare da capo il progetto: la centrale elettrica non potrà essere semplicemente spostata, dovranno essere fatti nuovi studi e nuovi progetti, con nuovi investimenti e nuove ricerche, essendo andati perduti quelli per l'impianto che si è accettato di cancellare. Quale il prezzo che il governo cileno pagherà al gruppo per l'accordo non è ancora noto, ma la popolarità del presidente Piñera, che in questi giorni conta anche sulla sensibilità che ha dimostrato verso le famiglie dei 33 minatori intrappolati nella miniera San José, è in decisa crescita. Al governo da poco più di cinque mesi, con la pesante eredità della ricostruzione del Cile centrale, dopo il catastrofico terremoto del 27 febbraio, ha venduto buona parte del patrimonio personale, comprese le azioni nella compagnia aerea LAN e la Clinica Las Condes, mentre sta ultimando la vendita del canale tv Chilevisión al gruppo USA Time Warner, incalzato in quest'ultima operazione da un'opposizione che non gli dà tregua, perché non si è mai visto un presidente proprietario di tv (e nessuno si sogna di considerare l'opposizione anti-Piñera, è che anche nel Cile l'idea di democrazia coincide con la separazione dei poteri, non nella loro fusione in un unico soggetto); ha lanciato una commissione per lo studio di misure sociali che permettano l'ingresso della donna nel mondo del lavoro e la cura della famiglia; dopo il crollo della miniera San José ha chiesto ai ministeri competenti proposte per il miglioramento della sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro "perché niente è più importante della vita dei nostri compatrioti e dei nostri lavoratori" (stile, "le leggi sulla sicurezza sul lavoro sono un lusso che non possiamo permetterci"). E adesso, di fronte alle proteste dei cittadini e ricordando le promesse della campagna elettorale, rinuncia a una centrale termoelettrica che avrebbe danneggiato l'ambiente e chiede una nuova mappa del Cile, affinché le necessità energetiche del Paese vadano il più possibile d'accordo con il rispetto della natura. Ogni volta più rispettabile questo milionario cileno diventato il primo presidente di centro-destra dalla fine della dittatura militare. Esulta anche Leonor Varela, che da Twitter gli scrive: "Grazie, sarebbe meraviglioso adesso un piano coerente di energia sostenibile per il nostro Paese. Faccia la storia, Presidente!"