martedì 23 novembre 2010

Lo spagnolo, una lingua alla conquista degli USA e di Internet

A poco meno di una settimana dall'appuntamento di Guadalajara, in Messico, in cui le 22 Academias de la Lengua Española decideranno sulla futura ortografia, lo spagnolo ha celebrato ieri la sua Giornata Internazionale, con una serie di atti e di rapporti che certificano la sua ottima salute.
L'Instituto Cervantes, l'omologo spagnolo dell'Istituto Italiano di Cultura, ha presentato un rapporto sul futuro rosa della lingua. Lo spagnolo è parlato da 450 milioni di persone nel mondo ed è la seconda lingua di scambio più importante del pianeta, dopo l'inglese, e con un dato che non va sottovalutato: mentre la quota dell'inglese scende su Internet, quella dello spagnolo è in leggero aumento. Nel 2030 il 7,5% della popolazione mondiale sarà di madrelingua spagnola, con circa 535 milioni di persone, superata solo dai madrelingua cinesi.
Il Brasile e gli Stati Uniti sembrano i due Paesi più penetrabili allo studio dello spagnolo, l'Europa, invece, presenta dati curiosi e contraddittori. Nell'Unione Europea lo spagnolo è la quinta lingua più parlata per numero di abitanti, il 9% degli europei è madrelingua e, oltre a loro, lo parlano oltre 30 milioni di europei. La Spagna è il Paese prediletto degli studenti di Erasmus: ben il 17% sceglie di studiare nelle università spagnole. Eppure lo spagnolo è solo la quarta lingua di scambio della UE, superata da inglese, francese e tedesco, e rischia una clamorosa retrocessione nelle istituzioni comunitarie, in favore di queste lingue.
Meno male che ci sono il Brasile e gli Stati Uniti a dare soddisfazione agli hispano-hablantes. Per ragioni di vicinato, che si traducono in vincoli economici e commerciali, lo spagnolo è lingua obbligatoria nel ciclo scolastico del Brasile. Nel 2050 gli Stati Uniti saranno il primo Paese per numero di ispano-parlanti, superando il Messico, la Colombia e la stessa Spagna, adesso terza; e non solo: lo spagnolo è la seconda lingua più richiesta dagli studenti statunitensi e ci sono intere aree degli USA in cui lo spagnolo è più diffuso dell'inglese e in cui, pertanto, i media ispanici hanno maggiore diffusione di quelli anglosassoni (basti pensare a Univisión, il più potente network televisivo ispanico, che è da tempo la 4° tv più vista dell'intero Paese e la più vista in assoluto in Florida).
L'ascesa dello spagnolo è una risorsa economica. Per Madrid, Barcellona, Buenos Aires, Città del Messico, Lima e numerose città spagnole e latinoamericane lo studio della lingua offre interessanti giri d'affari. Il rapporto El español. Lengua global. La economía, finanziato dalla Fundación Telefónica e pubblicato dall'Instituto Cervantes e Santillana (un'anticipazione potete leggerla su Babelia di El Pais, cliccando qui), calcola che nel 2007 abbiano studiato in Spagna 237mila straneri, generando 463 milioni di euro; dal 2000 al 2007 il numero degli studenti dell'ELE (il programma "lo Spagnolo come Lingua Straniera") in Spagna è aumentato del 137% (erano 130mila studenti per un giro d'affari di 255 milioni di euro nel 2000). Nel 2007 gli studenti nelle sedi estere dell'Instituto Cervantes sono aumentati del 21%.
Lo stato di salute della lingua si può vedere anche nella sua influenza nella Rete: è la terza lingua più parlata di Internet. La prima è sempre l'inglese, che ha però perso influenza negli ultimi 10 anni, passando da una quota del 74% a una del 45%, mentre lo spagnolo è passata dal 3 al 4% . La percentuale dell'inglese è scesa grazie all'ascesa di altre lingue, come il cinese, l'arabo o il russo, arrivate al 37% (per curiosità, le lingue neolatine sono le più diffuse della Rete, all'inglese seguono il tedesco, che non è neolatino, ok, con il 6%, quindi il francese e lo spagnolo con il 4% e l'italiano con il 3%). Degli 1,7 miliardi di utenti di Internet, 136 milioni comunicano in spagnolo, lontano dai 480 milioni che lo fanno in inglese, ma ben più avanti degli 80 milioni che lo fanno in francese, i 65 milioni in tedesco, i 50 milioni in arabo o i 45 milioni in russo.
Ed è vero, la percentuale della presenza spagnola nella Rete, calcolata con il numero di pagine web nella lingua in questione, è insignificante rispetto al numero dei parlanti, ma questo si spiega con la debolezza di Internet nei Paesi latinoamericani, le cui forti disuguaglianze sociali impediscono ancora la sua diffusione nelle comunità lontane dalle grandi città e, a volte, in molti quartieri delle stesse grandi città. Solo pochi giorni fa i quotidiani peruviani annunciavano l'impegno del Governo per far arrivare la banda larga ad almeno il 12% del Paese entro il 2016 (attualmente la quota è del 3%). Un dato che dimostra i forti ritardi di Latinoamérica, che si traducono, ovviamente, in difficoltà a garantire a tutti i cittadini pari opportunità di studio e di accesso al lavoro. Secondo un calcolo presentato nel rapporto El español. Lengua global. La economía, se l'America Latina avesse un accesso alle tecnologie pari a quello dei Paesi occidentali più avanzati, la quota dello spagnolo nella Rete sarebbe oggi pari al 16-17%. Il quadruplo di quella di cui gode effettivamente. Lo studio di Telefónica sottolinea come la presenza di una lingua nella Rete non dipenda tanto dal numero dei suoi abitanti quanto dalo "sviluppo della società dell'informazione nei Paesi in cui si parla la lingua".
I Paesi che più contribuiscono alla presenza dello spagnolo in Rete sono la Spagna, che possiede la metà delle pagine web scritte in questa lingua, l'Argentina e il Messico, con una quota di circa il 9% a testa; gli Stati Uniti, la Colombia e il Cile partecipano con meno del 5% ognuno.