giovedì 23 dicembre 2010

Una donna incinta e con un cancro sfida il Cile: vuole abortire

Fino al 1989 nel Cile l'aborto terapeutico era legale e lo era dal 1931. Poi al cattolicissimo apostolicissimo e romanissimo dittatore Augusto Pinochet, quello che mandava a torturare e ad ammazzare i compatrioti che non la pensavano come lui e, in compenso, riceveva la Comunione dalle mani del Papa, decise di abolirlo. Decise che anche le cilene potevano morire ammazzate, del resto Santa Romana Chiesa insegna che le donne sono solo il loro utero, di cui non sono neanche padrone, e che il massimo a cui possono aspirare, si è visto nella consacrazione della Sagrada Familia di Barcellona, è fare le pulizie dove gli uomini hanno benedetto e sporcato. Così il Cile divenne uno dei cinque Paesi in cui l'aborto è totalmente proibito (gli altri sono Città del Vaticano, El Salvador, Nicaragua e Malta). Nei suoi vent'anni di Governo la Concertación non si è messa d'accordo per legalizzare almeno l'aborto terapeutico: neanche Michelle Bachelet, il primo presidente donna del Paese, e laureata in Medicina, si è impegnata più di tanto per ridare dignità alla gravidanza. Parlare del tema nel conservatorissimo e cattolicissimo Cile, come in buona parte del'America Latina, dove purtroppo l'influenza della Chiesa Cattolica sui diritti sociali è sempre altissima, è ancora tabù.
Adesso il tema è di prepotente attualità, grazie a due donne. La giornalista Mónica Pérez ha raccontato recentemente come ha aspettato un bambino che sapeva non sarebbe sopravvissuto alla nascita. Claudia Pizarro, la donna che forse cambierà il suo Paese a prezzo della sua vita, sta aspettando una bambina che soffre di anencefalia, è cioè priva di parte del cervello e si sa già che non sopravvivrà al parto. Claudia ha 28 anni, un figlio di 11 anni, e un tumore al collo dell'utero, annunciatole il giorno in cui le hanno annunciato la seconda gravidanza. E' stata lei a lanciare un appello disperato al suo Paese. "Non sto chiedendo che ammazzino mia figlia. Mia figlia morirà alla nascita. Sto chiedendo di salvare la mia vita, per poter fare un trattamento contro il tumore il più presto possibile" ha detto ai media. Ma che importa la sua vita agli ipocriti che pensano solo ai feti, togliendo alle donne il diritto all'autodeterminazione che mai negherebbero a se stessi?
La storia di Claudia Pizarro ha risvegliato alcune coscienze cilene, così una settimana fa Evelyn Matthei, senatrice dell'Unión Demócrata Independiente (UDI), il partito più conservatore della conservatrice Coalición por el Cambio che guida il Cile, e il collega socialista Fulvio Rossi hanno presentato un progetto di legge per permettere l'aborto quando è in pericolo la vita della madre o quando il feto presenta gravi anomalie che gli impediranno di sopravvivere al parto. E, in questa botta di vita che si stanno dando nel Cile, il Partido por la Democracia ha proposto un'altra legge, per permettere l'aborto anche in caso di violenza carnale. Praticamente ci sono due proposte di legge per inserire il Cile tra i Paesi civili, che riconoscono che le uniche padrone del proprio corpo, e dunque le uniche che possono decidere se essere madri o meno, sono le donne. Ma ovviamente la strada non è affatto in discesa.
Nel Paese si è immediatamente aperto un dibattito, con la Chiesa Cattolica che si è già messa di traverso e si appella alla difesa della vita del feto: che gli frega alle loro ipocrite eminenze della vita di Claudia Pizarro, che vuole vivere e vuole curarsi, dovendo dare alla luce una bambina destinata a morire subito dopo il parto? Ieri il presidente Sebastián Piñera, durante uno degli incontri natalizi di questi giorni ha detto: "E' bene che il nostro governo, i nostri ministri, i sottosegretari, tutti noi, abbiamo sempre presenti i valori che ispirano la nostra azione e che devono essere questo faro, il valore della vita, specialmente quella che sta per nascere". Anche per lui, che importa la vita di Claudia Pizarro e delle centinaia di donne che dovranno morire, senza che la loro opinione conti qualcosa, perché qualcuno si è arrogato di decidere che la loro vita è meno importante del feto che portano dentro?! Lasciare a loro questa delicata decisione, se morire per dare vita, o curarsi per continuare a vivere, è inconcepibile, per gli ipocriti campioni della libertà.
La senatrice Evelyn Matthei ha praticamente spaccato la coalizione di cui è parte. Carlos Larraín, presidente di Renovación Nacional, un altro conservatorissimo partito della coalizione di governo, ha minacciato il passaggio all'opposizione se solo il Governo decide di pensare di legiferare sull'aborto terapeutico. Un altro deputato conservatore, Gustavo Hasbún, ha portato la sua esperienza: quattro anni fa sua moglie è rimasta incinta di un bambino che sarebbe morto subito dopo la nascita e non ha abortito: "Uno pensa a come salvare il proprio figlio, usa tutte le risorse disponibili, non pensa a ucciderlo. L'aborto terapeutico vuole nel fondo arrivare all'eugenetica. Quando il bambino avrà qualche malattia, qualche handicap, la sindrome di down, avranno la scusa per abortire" ha detto. Ma Matthei non accetta le accuse che le lanciano i colleghi, di essere a favore dell'aborto e parla di Claudia Pizarro: "E' una violenza assolutamente inaccettabile contro le donne che lo Stato le obblighi a portare la gravidanza fino alla fine. Deve essere la mamma a decidere se vuole continuare o preferisce mettere fine a una gravidanza che non ha alcuna possibilità di successo" ha detto. E ha aggiunto: "Chissà cosa pensano che stiamo presentando, ma la nostra proposta è stata avallata da Pio XII, 59 anni fa, e non può essere più ovvio: è un progetto molto modesto, che segnala che non è aborto quando si sta agendo per salvare la vita della madre". Concetti che dovrebbero essere elementari e che la rendono già un'eroina.
Secondo le ONG, nel Cile si realizzano 160mila aborti clandestini all'anno e il 10% delle morti delle donne è dovuto all'aborto clandestino. La cosa più indignante di tutte? Che se Claudia Pizarro fosse stata ricca, sarebbe andata ad abortire a Miami e avrebbe potuto iniziare le cure contro il suo cancro e, chissà, magari preso in tempo, sarebbe guarita. Gli ipocriti al potere fanno sì che sia cancellino solo i diritti dei poveri: i ricchi hanno sempre la possibilità di andare all'estero, dove le leggi sono più aperte.  Gli ipocriti al potere creano una società ingiusta perché censocratica, in cui è la dichiarazione dei redditi a stabilire la possibilità di godere di diritti, che, in quanto tali, sono di tutti gli esseri umani, a prescindere dalla razza, dal sesso e dal censo. Pensarci, al momento del voto, non fa male alla salute.