lunedì 21 marzo 2011

Carme Chacón: 40enne, donna, socialista e catalana. Può puntare alla Moncloa?

No, non sarà neanche il 2 aprile al Comitato Federale del PSOE che José Luis Rodriguez Zapatero chiarirà i dubbi sul suo futuro. Il Partito Socialista ha fatto sapere oggi pomeriggio che l'atteso appuntamento, indicato da tutti come l'occasione scelta da Zapatero per annunciare il suo ritiro dalla scena politica al termine della legislatura, sarà un Comitato Federale come gli altri.
Da tempo si dice che il presidente del Governo non si candiderà alla Moncloa alle prossime elezioni del 2012, su Rotta a Sud Ovest si è già commentato varie volte, ma manca la conferma ufficiale del diretto interessato. Così il PSOE e mezza Spagna osservano ogni segnale per cercare di capire. Parlano i baroni del Partito, che continuano a lodare Zapatero e lo considerano un ottimo candidato, ma assolutamente padrone del proprio destino: un colpo al cerchio e uno alla botte, in modo da non inimicarselo nel sorprendente caso decidesse di candidarsi per la terza volta e da tenersi libere le mani in caso di suo ritiro. Parlano i leaders dell'opposizione, che fanno capire in maniera più o meno sottile che il tempo di Zapatero è finito e che per la Spagna si è chiuso un ciclo. Parla l'opinione pubblica, che nei continui sondaggi fa sapere di non credere alla ricandidatura di Zapatero e dà i voti ai possibili successori. Parlano i media, che si divertono a cogliere segnali e mezze parole per arricchire le loro ipotesi. Insomma, parlano tutti meno ZP.
E siccome il leader tace ma i segnali di un suo ritiro non mancano, ecco che scendono in campo i possibili successori. Fino a poche settimane fa il candidato in pectore era Alfredo Pérez Rubalcaba, uomo di tutte le stagioni del PSOE, sopravvissuto a tutti i leaders e a tutti i cicli del partito, è stato Ministro di Felipe Gonzalez e grande elettore di tutti gli sconfitti alla successione del leader sivigliano, e ha finito con l'essere l'uomo indispensabile di tutti i Segretari, compreso José Luis Rodriguez Zapatero, contro cui aveva ovviamente votato alle primarie e che però l'ha voluto portavoce del PSOE, incarico che occupava nei giorni agitati dell'11 marzo 2004, mettendo alle corde il governo disorientato e bugiardo di José Maria Aznar, e quindi potente Ministro degli Interni della seconda legislatura. Nell'ultimo rimpasto di Governo Rubalcaba è asceso a Vicepresidente e Portavoce del Governo, mantenendo la poltrona di Ministro degli Interni. La sua ascesa è stata per tutti il segnale che Zapatero aveva deciso: non si sarebbe presentato e avrebbe puntato su Rubalcaba.
I media hanno tanto insistito su questa ipotesi che l'opinione pubblica ha iniziato a crederci e ha iniziato a segnalarlo come il successore di ZP. Ma si può avere un candidato potenziale alla Moncloa mentre l'inquilino reale non chiarisce i dubbi sul suo futuro? Claro que no. Il PP e i suoi media hanno iniziato a caricare l'artiglieria contro il Ministro degli Interni, ricordando il suo passato accanto a Felipe Gonzalez (che per la destra è sinonimo solo di corruzione e scandalo, e non di progresso e Stato Sociale), insistendo sulla sua mente machiavellica e sul suo possibile coinvolgimento nel caso Faisán, che riguarda una possibile telefonata fatta dal Ministero degli Interni, di cui era già a capo Rubalcaba, per avvertire l'ETA di un controllo in un bar frequentato da alcuni suoi membri. Il PSOE ha cercato di distrarre l'attenzione, ricordando che non è sua politica indicare i candidati "con il dito", sottinteso, così come ha fatto il PP, il cui leader Mariano Rajoy è stato scelto da Aznar in persona quando ha deciso che non si sarebbe ricandidato. Felipe Gonzalez, che di tanto in tanto agita il partito con le sue opinioni, ha detto che non sarà così facile che Zapatero possa evitare la ricandidatura, perché "non sempre un leader è libero di fare quello che vuole, deve anche fare, per senso di responsabilità, quello che gli chiede il partito". E ha anche aggiunto che non è così facile che il PSOE decida di scegliere Rubalcaba, perché un conto è che uno si candidi, un conto è che venga votato.
E' lo stesso concetto espresso da Carme Chacón, il Ministro della Difesa che tutti ricordano passare in rivista le truppe incinta di sette mesi, poco dopo la sua nomina. Se le cose fossero andate così come le aveva sognate Zapatero e se non ci fosse stata la maledetta crisi economica a rovinargli i piani, Chacón sarebbe stata il suo successore naturale. Della generazione seguente alla sua, Carme è sempre stata la prediletta di Zapatero. La sua carriera è stata studiata al dettaglio: si è fatta le ossa alla vicepresidenza della Camera, è stata inserita nel Governo in un Ministero di secondo piano come quello della Casa, è arrivata a occupare un Ministero fondamentale come quello della Difesa, da cui è riuscita a guadagnarsi la stima e il rispetto dei generali e a mostrare doti di fermezza e di dialogo.
La crisi economica ha cambiato i piani di Zapatero e lo ha spinto, sembra, a puntare più sull'esperto e navigato Rubalcaba, che sulla giovane e promettente Chacón. Solo che il Ministro della Difesa non ci sta e si agita. Ha iniziato a febbraio dicendo che la Spagna è pronta ad avere un premier donna. Poi ha ricordato che saranno le primarie a stabilire chi sarà il candidato del PSOE al governo del Paese e che tutti sono liberi di candidarsi. Infine ha sfidato le opinioni correnti ricordando un po' Michelle Bachelet: può una socialista, divorziata e atea essere la presidente del Cile? diceva la cilena sfidando l'opinione pubblica conservatrice del suo Paese. E sappiamo com'è andata.
I media e i forum progressisti, più vicini a Chacón che a Rubalcaba, hanno iniziato a sottolinearlo: 40enne, donna, socialista e catalana, la Spagna è pronta ad avere un presidente del Governo con questo identikit? Il sì è sottinteso, anche se non è così facile ottenerlo. Che Chacón sia relativamente giovane, ha 40 anni appena compiuti, non sarebbe la grande novità: tutti i presidenti della democracia sono stati eletti nella prima parte del loro quinto decennio di vita. Che sia socialista non colpisce l'immaginario: in democracia la Spagna preferisce affidarsi ai leaders di sinistra e ricorre alla destra solo quando proprio non ha altra scelta. Che sia donna ovviamente colpisce l'immaginario e se fosse candidata sarebbe un fatto storico, ma non sarebbe neanche la vera discriminante: a destra e a sinistra la Spagna propone da anni donne ai vertici politici; il PP ha donne nelle posizioni di comando ed Esperanza Aguirre alla guida della Comunidad de Madrid, il PSOE ha realizzato il primo Governo paritario, ha avuto al governo la più volitiva vicepresidente che si potesse immaginare e ha affidato Ministeri come la Difesa, gli Esteri e l'Economia a politiche donne. Insomma, avere una presidente alla Moncloa sarebbe una grande novità, ma non sarebbe neanche così choccante per gli spagnoli. Ma che Carme Chacón sia catalana sì, è una bella sfida, sia per la Catalogna che per il resto della Spagna, sempre ai ferri corti sulle questioni dell'autonomia e del nazionalismo.
Lei, che sta preparando le sue armi per le primarie, ha deciso di giocarsi anche la carta catalana, per segnare il punto di rottura e di novità che la sua candidatura rappresenterebbe, in mezzo al disastro che le elezioni del 2012 minacciano di essere. Riuscirà nel suo intento? I sondaggi la danno come l'unica candidata, con Rubalcaba, in grado di resistere in qualche modo alla moria di voti prevista. In queste ultime settimane è anche aiutata dai seri problemi di salute del Vicepresidente del Governo, riapparso in pubblico solo la scorsa settimana, dopo un lungo ricovero ospedaliero. 
I sondaggi del momento danno il PP vincente con la maggioranza assoluta e il PSOE a oltre 15 punti di distanza, ma Mariano Rajoy continua a non convincere e a non appassionare gli indecisi, che decideranno l'esito delle elezioni. E un anno in politica è molto tempo, soprattutto se dovessero arrivare i primi segnali di ripresa economica, grazie alle riforme volute da Zapatero. In tutti i casi sarebbe importante che il PSOE desse l'unico segnale di continuità che davvero importa, continuando a scommettere, a ogni cambio di ciclo, sulle nuove generazioni, che non hanno un passato politico da farsi perdonare e facile obiettivo dei rivali, e che rappresentano la sfida, la novità e la passione per il futuro. 40enne, socialista, donna e catalana: un bello slogan per sottolineare la differenza.