venerdì 6 maggio 2011

El Correo: con Bildu la scacchiera basca conta su tutti i pezzi

Il quotidiano basco El Correo analizza le conseguenze della legalizzazione di Bildu, decisa la scorsa notte dal Tribunal Constitucional, sullo scacchiere basco. Per la izquierda abertzale l'opportunità di dimostrare con i fatti la scelta della via politica e il divorzio dall'ETA proclamati nei mesi scorsi, per i cittadini baschi la possibilità che tutte le istanze abbiano rappresentanza nell'agorà politica, dopo un decennio di esclusione per il separatismo e il timore che l'indipendentismo venisse identificato tout-court con il terrorismo. Un momento storico, per Euskadi, che viene osservato con grande attenzione anche da Madrid, dove potrebbe avere pesanti conseguenze. Il testo in spagnolo è qui.

Il piano B è stato quello buono. Dopo il no del Tribunal Supremo a Sortu (prima opzione della izquierda abertzale tradizionale per tornare alle istituzioni democratiche) e poi a Bildu (alternativa B), il Tribunal Constitucional ha deciso stanotte di revocare quest'ultima sentenza e permettere che la coalizione formata da EA, Alternatiba e indipendenti partecipi alle elezioni del 22 maggio. La decisione è stata presa dal Pleno, di maggioranza progressista, per sei voti a cinque, dopo che nella Sala Segunda si è prodotto l'aspettato pareggio a tre, tra i magistrati la cui elezione è stata voluta, a suo tempo dal PSOE e quelli del PP.
Termina così la battaglia legale, ma non la politica. Sembra poco rischioso pronosticare che il Partido Popular cercherà di sfruttare la sentenza contro i socalisti, per quanto sia stato il Governo di Zapatero a spingere la Procura ad agire contro la coalizione, grazie all'accordo raggiunto tra Rubalcaba e Trillo. Il rifiuto maggioritario della società spagnola, ma non della basca, al placet a Bildu e la decisione del PSE (Partito Socialista Basco) e del PSC di smarcarsi dal discorso ufficiale di Ferraz (calle Ferraz, la via madrilena in cui c'è la sede nazionale del PSOE NdRSO) e la Moncloa, salutando il veto iniziale del Supremo, sembrano troppo golosi per essere sprecati in una campagna iniziata a mezzanotte.
La sentenza giudiziaria avrà una prima conseguenza: sarà possibile che il 22 maggio si inizi la ricomposizione della mappa politica basca. Dopo molti anni in cui la pressione del terrore ha impedito ai partiti nazionali di presentare candidature in ampie zone dei Paesi Baschi e di due legislature, le ultime, in cui la izquierda abertzale tradizionale ha sofferto le conseguenze della illegalizzazione di Batasuna, per il suo rifiuto di smarcarsi dall'ETA, questa volta la partita si giocherà con tutti i pezzi sulla scacchiera. Gli elettori saranno quelli che faranno la mossa seguente. La definitiva arriverà probabilmente con la pace.
Tutti i pronostici sostengono che alle solide tre gambe su cui conta da anni la scena politica basca, PNV, PSE e PP, se ne sommerà una quarta, Bildu. Non solo questo, il PNV teme che la polemica delle ultime settimane possa essere il miglior alleato della coalizione per ottenere un risultato storico. Questo e i minimi legali per ottenere una rappresentazione, il 5% dei voti nei municipi e il 3% nelle giunte, che poi eleggono i deputati generali, minacciano di lasciare fuori da molte istituzioni, soprattutto municipali, le altre formazioni.
Con Bildu la izquierda abertzale tradizionale tornerà a giocare in tutti i comuni e nei tre parlamenti provinciali, non come nell'ultima legislatura con ANV. L'azione dei suoi rappresentanti dimostrerà sia la solidità dell'alleanza in sé come, e soprattutto, la sincerità della scommessa della izquierda abertzale per le vie esclusivamente democratiche. L'illegalizzazione sopravvenuta, pattata dal PSOE e dal PP nell'ultima riforma legale, sembra la migliore delle garanzie per il sistema democratico.
Non smette di esserci una certa perversione, quando in fondo adesso si tratta di eleggere chi governerà nel prossimo quadriennio nei Comuni e nelle Provincie, anche nelle Comunidades Autónomas, eccetto Euskadi, Catalogna, Galizia e Andalusia, ma il risultato avrà altre letture. Tanto in chiave nazionale quanto strettamente basca.
Il discredito di Zapatero e del suo Governo, che ha portato il presidente a rinunciare a ripresentarsi come candidato, fanno pensare a una sconfitta del PSOE tanto chiara come la vittoria dei popolari. L'unica incognita sembra essere la dimensione della botta socialista. I sondaggi pronosticano che non potrà governare da solo in nessuna Comunidad e che perderà praticamente la totalità dei grandi Comuni ancora nelle sue mani. Se questo si conferma sarà probabilmente il miglior incentivo per una nuova campagna popolare per chiedere le elezioni anticipate. In particolare se il PNV esprime qualche dubbio sul tornare o meno a collaborare con Zapatero. I patti post-elettorali possono riscaldare o raffreddare gli animi.
In Euskadi le elezioni si vedranno come un primo contrasto del Governo del cambio. Il PNV ha bisogno di conservare il suo potere territoriale. Per il PSE l'obiettivo è evitare la probabile debacle del PSOE e che la izquierda abertzale perda qualche provincia. Il PP ha bisogno di tradurre in potere il suo appoggio a Patxi López.