venerdì 6 maggio 2011

Il Tribunal Constitucional ammette Bildu alle elezioni del 22 maggio

E' stato sul filo della mezzanotte che il Pleno del Tribunal Constitucional ha stabilito il diritto di Bildu, l'alleanza tra la izquierda abertzale e i piccoli partiti dell'indipendentismo basco, Eusko Alkartasuna (EA) e Alternatiba (A), a partecipare alle elezioni locali del 22 maggio 2011. A Bilbao migliaia di persone, che avevano partecipato a una grande manifestazione per chiedere la legalizzazione dell'alleanza, hanno aspettato la sentenza nell'Arenal e l'hanno accolta con scene di giubilo e grida indipendentiste. Per la izquierda abertzale è il ritorno alle urne, dopo anni di illegalizzazione a causa del legame con l'ETA, di cui è stata considerata lo storico braccio politico, prima con Batasuna e quindi con le altre formazioni che ha tentato via via di far riconoscere e che sono sempre state illegalizzate grazie alla Ley de Partidos, che dichiara illegali i partiti che non rifiutano la violenza. Adesso la sinistra radicale indipendentista basca, che ha compiuto un lungo cammino per arrivare al rifiuto senza se e senza ma della violenza, con profonde analisi sulle ragioni della propria sconfitta e sugli strumenti per arrivare alla pace, ha la possibilità di dimostrare che davvero ha divorziato dall'ETA. Ne vanno della sua credibilità e del suo ruolo nel futuro politico di Euskadi, alla caduta della banda terrorista più antica d'Europa. Ne sono consapevoli i dirigenti di Bildu, che hanno promesso ieri sera, a Bilbao: "E' stata una battaglia dura, che è valsa la pena. Non vi deluderemo". Pello Urizar di EA e Oskar Matute di Alternatiba hanno assicurato che il "processo democratico" in corso nei Paesi Baschi "non tornerà indietro".
La sentenza del Pleno del Tribunal Constitucional non è stata facile. E' arrivata dopo una giornata di discussioni e confronti, in cui la Sala Segunda, a cui era stata affidata, non era riuscita a superare il pareggio dei suoi giudici, divisi secondo lo schieramento ideologico loro attribuito: i conservatori favorevoli a confermare la sentenza del Tribunal Supremo, che domenica scorsa ha illegalizzato Bildu, i progressisti favorevoli a riconoscere il diritto della izquierda abertzale a partecipare alle elezioni. Visto il pareggio e la situazione paralizzata, la decisione finale è passata al Pleno del Alto Tribunal, dove l'equilibrio tra magistrati conservatori e progressisti si spezza in favore di questi ultimi per sette a quattro; la legalizzazione delle 254 candidature di Bildu impugnate è arrivata per sei voti a favore e cinque contrari. Nella sentenza il Pleno del Tribunal Constitucional rimprovera al Tribunal Supremo di aver annullato le candidature di 11 gruppo elettorali, sostenendo che non c'erano prove "con la sufficiente intensità" per dimostrare che il loro obiettivo fosse continuare l'attività di Batasuna. Secondo i magistrati che hanno scritto la sentenza, si possono considerare i precedenti vincoli con un partito dissolto per annullare una candidatura "e permettere con questo il conseguente sacrificio del diritto fondamentale", solo "in presenza di altri indizi". "E' da lamentare che non lo abbia inteso così la sala giudicante", perché, sostiene la sentenza, impedire a una persona di partecipare alle elezioni per questa ragione, il suo passato, "si opererebbe una causa di ineleggibilità che non figura né potrebbe figurare nel nostro ordinamento".
E in gioco, al Tribunal Constitucional, infatti, non c'era solo l'eventuale annullamento delle candidature dell'alleanza di Bildu, ma l'idea stessa della democrazia. La izquierda abertzale ha rinunciato esplicitamente alla violenza e ha condannato esplicitamente la violenza dell'ETA, prima nello Statuto di Sortu, la sua formazione sciolta alcuni mesi fa dal Tribunal Supremo, quindi in Bildu. I suoi avvocati avevano rispettato alla lettera, in termini di condanna della violenza politica, quanto richiesto dalla Ley de Partidos per poter partecipare alle elezioni. Ma il PP, seguito passivamente dal PSOE, terrorizzato dall'ennesima campagna mediatica che i conservatori avrebbero montato, ha continuato a esigere sempre di più, prima chiedendo la condanna dei passati attentati dell'ETA e quindi insistendo sui legami delle nuove formazioni con l'ETA, con cui avrebbero studiato la loro azione politica. Le pressioni sul Tribunal Constitucional, affinché illegalizzasse Bildu, sono state enormi, anche con rapporti dell'ultima ora che proverebbero incontri clandestini tra i dirigenti di EA ed ETA, incontri che i dirigenti dell'EA, tra cui il primo lehendakari della democrazia, Carlos Garaikoetxea hanno smentito indignati (Garaikoetxea ha una scorta per proteggerlo dall'ETA). E quanto queste pressioni siano state fuorvianti, un modo per manipolare l'opinione pubblica spagnola e separarla da quella basca, lo dimostra il fatto che il Constitucional non analizza nuove prove, ma si limita a stabilire se le sentenze del Tribunal Supremo sono d'accordo con la Costituzione. "Sarebbe bello che alle elezioni partecipassero solo le idee a noi affini o solo quelle con cui riteniamo di poter convivere, ma questa non sarebbe democrazia" si leggeva nei giorni scorsi nei media progressisti del web "La democrazia riconosce il diritto di votare ed essere votati anche a persone e a idee che non ci piacciono. L'indipendentismo basco è un'opzione come un'altra, anche se a molti non piace. L'unica discriminante dev'essere il rifiuto della violenza. E l'indipendentismo basco l'ha rifiutata e ha compiuto numerosi passi in questa direzione".
La sentenza ha dato di nuovo una rappresentanza a migliaia di cittadini ed elettori baschi. Perché poi, nelle lotte quotidiane di Madrid, si dimentica che l'indipendentismo basco conta su migliaia di simpatizzanti ed elettori in Euskadi, gente che ha diritto di essere rappresentata e governata dai candidati che preferisce. Il quotidiano basco El Correo ieri riportava l'incredulità di numerosi cittadini dei piccoli paesi, compresa Gernika, governati dalla galassia indipendentista, che scoprivano di non poter più votare i loro sindaci e i loro candidati perché alleati con la izquierda abertzale. "Come non posso votare per Josemari? ma se l'ho sempre fatto!" si chiedeva stupefatta un'anziana intervistata dal quotidiano; mentre alcuni candidati trasmettevano il loro stupore per essere considerati affini al terrorismo: "E' tutta la vita che lotto per la pace in Euskadi e contro la violenza!"
Adesso il PP minaccia di impugnare la sentenza, mentre il PSOE, che forse dovrebbe decidersi ad assumere una posizione autonoma ed energica, ha annunciato che rispetterà la decisione del Tribunal Constitucional. In Euskadi il processo di pace e l'integrazione alla vita democratica di chi un tempo simpatizzò per l'ETA vanno lentamente avanti e i partiti di Madrid non sanno affrontarlo con la sensibilità e il coraggio necessario: la questione basca non è e non può essere un elemento dell'eterna lotta per la supremazia a Madrid. Il PP dimostra tutta la sua piccolezza e la sua mediocrità cercando di usare un momento storico così importante, la fine dell'ETA, per i propri vantaggi elettorali, dimostrando quanto, sostanzialmente, gli importi poco cosa succede davvero nei Paesi Baschi; il PSOE dimostra la sua fragilità e la sua inadeguatezza al non saper rifiutare questo gioco e al non saper partecipare con forza e con orgoglio al processo in corso.