domenica 8 maggio 2011

Robert Irwin: L'Alhambra è più creazione dei poeti che degli architetti

Chissà se è per colpa della primavera, con i suoi tepori, i suoi colori e i suoi profumi, che inebriano dai giardini naazaríes, ma è maggio e l'Alhambra torna al centro dell'attenzione. In questi giorni esce in Spagna il libro La Alhambra, scritto da Robert Irwin (nessuno come gli anglo-sassoni, per parlare del più celebre monumento di Spagna). Il Diario de Sevilla ha intervistato ieri l'autore, che ha raccontato il complesso granadino e gli ha regalato una delle definizioni più liriche che gli siano mai state dedicate: "L'Alhambra è una creazione dei poeti, non degli architetti".
In spagnolo, su diariodesevilla.es.

- Perché è così importante l'Alhambra?
Perché è il complesso più bello del mondo. Anche perché contiene gli unici palazzi muslmani sopravvissuti dal Medioevo. Anche perché forma parte della cultura europea e musulmana. Nella Fantasia, l'Alhambra è come il palazzo di Salomone.
- Lei sostiene che per godere pienamente del monumento, bisogna vederlo di notte e seduti per terra…
E non sono l'unico a pensarlo. Vari storici del XIX secolo raccontavano quanto fosse bello stare nell'Alhambra di notte. La verità è che la vita dei sovrani nella corte nazarí si sviluppava durante il giorno fuori dai palazzi, in campagna. Andavano a caccia o facevano escursioni o passavano il tempo in altre proprietà. Facevano la loro vita in campagna. Di fatto nell'Alhambra non esistono sale da pranzo. Tornavano solo di notte. Ed era così, seduti alla luce delle candele, come la godevano.
- Sostiene anche che l'Alhambra non è opera di architetti, ma di poeti…
Ed essenzialmente di due poeti: Ibn Zamrak e Ibn al-Jatib. Se studiamo la calligrafia dei palazzi, vediamo che è fatta in proporzioni molto strette. E queste proporzioni determinano le proporzioni del resto degli spazi. Il turista che visita l'Alhambra crede di vedere solo scarabocchi sulle pareti, qualcosa che non significa niente per loro. Ma per un arabo entrare nei palazzi è come entrare in un libro di pietra. Ci sono versetti del Corano, parole su Dio, ma anche poesie dedicate allo stesso edificio nelle fontane e nei loro dintorni. Sono palazzi letterari.
- L'Alhambra è stata l'apogeo della cultura ispanico-musulmana. Può questo apogeo tornare a ripetersi in futuro? Può la cultura araba essere una delle più avanzate?
Non lo so, non sono esperto del mondo moderno, ma sono un po' pessimista. Non credo che, al momento, si riproduca quell'apogeo.
- Vedremo in futuro un musulmano astronauta?
E' possibile, ma solo se va su un astronave nordamericano, russo o cinese. Il mondo musulmano è adesso più preoccupato da cose pratiche, come la desalinizzazione delle acque. Non ha molto interesse per altre ricerche tecnologiche.
- A cosa è dovuto il declino di Al-Andalus?
Prima di tutto, alla riconquista dei cristiani. Ci sono due possibili domande e due possibili risposte. A volte i musulmani spiegavano grandi eserciti contro i cristiani. Ad esempio, quando Granada ricevette l'aiuto degli almorávides. Ma i cristiani non smisero mai di guadagnare terreno. I cristiani erano migliori colonizzatori, avevano una buona base agricola e molta unione religiosa. I musulmani non avevano molto successo nella colonizzazione. E il declino non avvenne solo in Al-Andalus: successe anche in Egitto e Siria. In un certo senso il declino si può spiegare in parte perché i cristiani erano uniti da molte cose, mentre i musulmani lo erano solo dalla religione. Bisogna anche tenere conto un'altra cosa: i palazzid ell'Alhambra sono molto belli, ma quelli erano tempi molto violenti. Poeti come Ibn Zamrak ordinarono di strangolare i loro stessi maestri e furono poi loro stessi assassinati. La Granada di Al-Andalus era come l'Iraq del partito Baaz.
- Una delle sue teorie è che il Patio de los Leones fosse una scuola coranica…
E' una speculazione da parte mia, ma sì, credo fosse una madrassa. Lo dico perché assomiglia molto alle madrase marocchine.