sabato 27 agosto 2011

Farruquito presenta Baile Flamenco: la felicità di ballare sul palco

Arriverà il giorno in cui chi intervisterà Farruquito non gli chiederà più dell'incidente automobilistico che a 21 anni gli ha cambiato la vita, con l'investimento di un uomo successivamente morto e la fuga? Si chiede vanitatis.com, segnalando l'intervista che il fascinoso bailaor sivigliano, adesso 29enne, ha concesso all'edizione spagnola di GQ. Per l'omicidio involontario e l'omissione di soccorso è stato condannato a tre anni di carcere, ha pagato il suo debito, con una condotta ineccepibile in una prigione sivigliana, in cui ha insegnato a ballare flamenco ad altri carcerati, ed è tornato sui palcoscenici. Lo ha fatto in maniera trionfale, perché è l'ultimo erede di una dinastia di bailaores, perché la sua visione del flamenco lo inserisce nella tradizione dei puristi e perché Puro, lo spettacolo del suo ritorno, ha provato il suo grande talento e zittito i detrattori della sua vita privata.
Ad ogni intervista tornano le domande su quella tragedia e ad ogni intervista lui rifiuta gentilmente di rispondere e chiede di parlare solo della sua arte e ha ragione lui. In quei giorni colpiva la ferocia dei programmi trash televisivi, gli insulti di chi lo aspettava alle porte del Tribunale dove lo stavano processando: c'era sempre l'impressione che se non fosse stato famoso e gitano, forse ci sarebbe stata meno cattiveria. E hanno sempre impressionato la sua dignità e il suo silenzio, rotto solo per dire che sapeva di aver sbagliato, che gli dispiaceva, che gli sarebbe piaciuto poter tornare indietro per fare le cose in un altro modo, che aveva pagato il suo debito, anche se non poteva restituire la vita che aveva spezzato, e che voleva continuare ad andare avanti come meglio poteva. E' stato uno dei primi personaggi conosciuti sui media a Siviglia, una decina d'anni fa, in mezzo alla tempesta mediatica che lo voleva condannato in piazza prima che in Tribunale, e forse anche per questo è rimasto caro. Ma ha ragione lui: è tempo di non parlare più di quella tragedia e di occuparsi solo della sua arte. Un giorno lo faranno anche i media spagnoli.
Farruquito è reduce dal successo ottenuto al Festival Internacional del Cante de las Minas di La Unión con l'ultima presentazione di Puro e sta preparando il debutto di Baile flamenco, il 15 settembre al Teatro Compaq, sulla Gran Via di Madrid.
"Il ballo è la mia vita, è tutto per me e mi sento felice ballando e credo che, all'essere io felice, trasmetto quest'allegria al pubblico, vedo che si gode lo spettacolo e si emoziona" ha detto a El Pais. "Quando ballo voglio essere il più sincero possibile, non penso a cosa può piacere al pubblico, ballo e cerco di essere sincero con l'arte" spiega all'edizione spagnola di GQ, in un video collocato nella sua pagina web, che offre il making of delle foto che accompagnano l'intervista.
"Ogni volta che finisce uno spettacolo qualcuno del pubblico si avvicina per dirti che gli è piaciuto e dice anche cosa gli è piaciuto di più. Allora abbiamo riunito i sei pezzi che sono piaciuti di più, uno per ognuno degli ultimi spettacoli che ho fatto, e li rifaccio, è la sfida" dice, per spiegare la genesi di Baile flamenco, uno spettacolo a cui tiene molto e che parla anche, nel terzo segmento, affidato solo ai bailaores della sua compagnia, della tragedia che lo ha segnato. "E' il momento in cui non potevo salire su un palcoscenico e potevo ballare solo nella mia mente. Loro, da soli, rappresentano la mia assenza" spiega a GQ. Spiega anche il rigore della sua professione: "Il flamenco non è così facile come potrebbe sembrare, che ti metti le scarpe e inizi a ballare. Dietro c'è molto lavoro e io cerco di compierlo, perché credo sia l'unico modo di continuare ad apprendere ogni giorno" Che il flamenco sia la sua vita lo dimostra anche quando racconta il suo tempo libero: "Sono di quelli a cui piace stare in casa, con i suoi, la famiglia, gli amici, a ballare, continuare a provare.
E nei momenti liberi, mi infilo nello studio e continuo ad ascoltare musica". Perché, rivela Farruquito a El Pais, a lui il cante piace ancora di più del baile ed è aperto a ogni genere, tanto da fare una professione di ammirazione a Michael Jackson, per le sue canzoni e le sue coreografie. "Come ballava!" esclama ammirato. Nel flamenco ascolta "molto Camarón o a Paco de Lucía, ma anche antichi cantaores come la Niña de los Peines a Caracol o Manuel Vallejo". Riesce a vedere il flamenco anche nella lettura e si dichiara cultore di García Lorca, Neruda e Machado, con i cui libri, assicura, viaggia sempre: "Mi sembrano autori muy flamencos".
Nel video di GQ lo si vede spiegarsi con sorrisi timidi e accento sivigliano e, soprattutto, accennare passi di danza, bello e inafferrabile, con l'orgoglio gitano del flamenco: non perdetevelo, è l'ultimo rappresentante di una grande stirpe, è l'ultima voce del flamenco che vuole rimanere puro.