sabato 24 settembre 2011

La leadership del Betis nella Liga, il Torino, il libro Menta y nata e varie storie betiche

Tutti si lamentano che sia una Liga a due, decisa eventualmente dagli incontri diretti tra Real Madrid e Barcelona, e sono anni che è effettivamente così (vabbe', non so quanti anni sono che siamo sotto il monopolio blaugrana e il Madrid non sa più cosa inventarsi per rovesciarlo). Ma intanto da un paio di giorni in testa alla Liga, da solo, c'è il Betis, appena tornato in Primera dopo alcuni anni di tormento in Segunda. E' l'unica squadra spagnola a punteggio pieno dopo quattro giornate di campionato. Adesso, dovete sapere che il Betis ha da qualche anno alcune similitudini con il Torino: sono finiti in serie B lo stesso anno (solo che il Betis quest'anno è tornato nella massima serie e noi siamo rimasti in B), entrambi sono stati guidati da presidenti impresentabili e mediocri che hanno causato in entrambi i casi sì il declino, ma anche la reazione dei tifosi, con una clamorosa ed emozionante marcia dell'orgoglio, granata per il Toro, e betico per il Betis. Ed entrambe le marce sono state così affollate da travolgere ogni più rosea aspettativa degli organizzatori: a Siviglia erano in 70mila a chiedere rispetto per la storia e la dignità del Betis. Tutto questo fa sentire una granata in trasferta a Siviglia decisamente vicina alla causa betica (senza nulla togliere alla simpatia che anche il Sevilla suscita, causando i suoi successi gli stessi sorrisi grandi così). Non appena saputo della leadership del Betis il pensiero automatico è stato, un giorno o l'altro toccherà anche al Toro! e chi se ne frega se durerà pochi giorni, intanto saremo di nuovo in testa. Più o meno quello che pensano i tifosi betici, che lamentano che la loro leadership possa durare solo un paio di giorni (oggi inizia la quinta giornata di campionato), ma intanto, que le quiten lo bailao, che gli tolgano quanto si sono goduti questo primato.
Nel primo giorno di leadership betica, facendo un giro al Corte Inglés, mi sono imbattuta in un libro, Menta y nata, del 29enne Fernando Fedriani.
In copertina ci sono i colori del Betis e questo titolo, che li collega alla menta e alla panna, in un'associazione che non sarebbe mai venuta in mente, per questo ha attirato immediatamente l'attenzione ed è stato naturale prenderlo in mano e sfogliarlo. L'autore lo presenta come "il primo romanzo storico di una squadra di calcio spagnola" e già questo incuriosisce, bisogna ammetterlo. Nel quarto di copertina si svelano i sorprendenti legami tra il Betis, Siviglia e Granada, tra Betis, toreri e intellettuali:
"Quasi nessuno sa che la cena che ha dato origine alla Generación del 27 la pagò Sánchez Mejías, presidente del Betis, amico di Lorca, torero e scrittore.
Quasi nessuno sa che siamo stati campioni della Liga poco prima che scoppiasse la Guerra Civile e che il conflitto dissolvesse quella colossale squadra.
Quasi nessuno sa che la fucilazione di Lorca ha relazione con la città di Siviglia, con il Betis, con Luis Cernuda e con Queipo de Llano. Rafael Gordillo e la Coppa del 2005. La fondazione del Club.
E, intanto, una storia d'amore ambientata tra Siviglia e Granada. Perché mentre il mondo crolla, noi esseri umani abbiamo la stupida abitudine di innamorarci. Per queste ragioni questo è un romanzo su calcio e letteratura, che mescola i poli opposti della vita, sensazioni così diverse come la menta e la panna. Il primo romanzo storico sul calcio. E sul Betis"
A me capita spesso che, se mi avvicino a uno stand, o alla vetrina di un negozio, e mi fermo a curiosare, dopo 3 secondi c'è tutta Siviglia (o tutta Torino). In genere si tratta di persone che non devono aver mai sentito parlare di spazio vitale individuale; una volta, davanti a una vetrina, a Torino, una tizia si è inchinata, spostandosi verso di me, fino ad appoggiarsi quasi sulla mia pancia, infilandosi nel mezzo metro tra me e il vetro, impedendomi ovviamente di continuare a guardare la vetrina. "Mi scusi, sono trasparente?" ho chiesto. E l'altra, guardandomi sorpresa: "Oh, mi scusi, non l'avevo vista". Mi capita spesso, di non essere vista, in queste circostanze, ma grazie al cielo continuo a godere di una buona autostima. Fatto sta che mentre stavo sfogliando il libro di Fernando Fabriani, si è avvicinata una matura coppia e, giustamente, di tutti i libri che c'erano esposti, ha dovuto prendere l'unica altra copia di Menta y nata e si è messa a sfogliarla a 10 cm dal mio braccio. "Ehi vida mia, hai visto il libro del niño di non so chi!" Menta y nata è uscito a maggio, 'sti due se ne sono accorti adesso, quando l'hanno visto in mano mia. Ok, la pazienza non è il mio forte e mi sono allontanata, per passare ad altri libri.
Ma Menta y nata mi è rimasto in testa, sempre per questo affetto che le similitudini tra Betis e Toro causano. Il libro ha un blog ufficiale, curato da Fedriani e fermo all'inizio dell'estate per le meritate vacanze dell'autore. Nell'ultimo post spiega alcune cose sul libro e sul beticismo, per aiutare i curiosi a orientarsi (gracias, Fernando, genial de tu parte). Questi i punti più importanti:
"1 Ho scritto un romanzo perché i béticos passino un buon momento. Mi ha detto molta gente che intrattiene e che prende. Questo era l'obiettivo. Non cercate cose complicate. E' letteratura commerciale perché è alla portata dei nonni e dei nipoti, di gente di tutti i tipi
2 Per me è un'opportunità meravigliosa poter condividere con la gente il mio amore per il Betis e anche per la letteratura. Spero di aver fuso bene i due elementi. Mai prima si era scritto un romanzo sulla storia di una squadra spagnola di calcio. Mi rallegro tantissimo di essere stato il primo.
3 Scrivere è come mettere mattoni o dipingere edifici. E' un lavoro molto duro e che ti esige molto sforzo. E' tutto l'anno che mi alzo alle 6 di mattina. So che costa lavoro arrivare alla fine del mese, perché anche a me molte volte costa. Tirare fuori 17 euro per comprare un libro non è facile. Per questo mi sento molto grato verso i lettori che lo stanno comprando
4 Sono profondamente grato a Luis, il mio editore, al Real Betis, per darmi quest'opportunità e a tutta la gente che mi ha permesso di vedere Menta y nata nelle vetrine di mezza città. Mio fratello, la correttrice e illustratrice Helena... Io sono solo lo scrittore. Moltissime persone hanno lavorato perché questo sogno diventasse realtà. Senza loro, letteralmente, niente di tutto questo sarebbe stato possibile
5 Quando ero piccolo i maestri mi chiedevano cosa volevo essere da grande e io rispondevo "scrittore". Adesso, quando i miei alunni me lo chiedono, continuo a rispondere lo stesso. Questo romanzo è un simbolo. Mostra che tutti i sogni sono alla nostra portata, se non li dimentichiamo".
E, in uno dei siti web del beticismo, ho trovato l'incipit del libro. Mi sembra bello riportarlo, perché c'è tutto il sentimento e la passione che una squadra di calcio sa suscitare:
"Sono nato con gli occhi chiusi. Suppongo che tutti i neonati vengano al mondo così. Quel giorno mio fratello Alberto, quando mi ha visto nella culla, ha preso una decisione che avrebbe segnato tutta la mia vita. Ha preso uno scudo del Betis e lo ha tenuto in alto, perché la prima cosa che vedessi al nascere non fosse la parete, mia madre o il medico. La prima cosa che ho visto all'aprire gli occhi è stato uno scudo del Betis. La prima cosa. Lo giuro".
Ieri, ancora con Menta y nata in testa, mi sono infilata in una via della Plaza Nueva, convinta che mi avrebbe portato nella calle Garcia de Vinuesa che collega la Cattedrale con l'Arenal. A un certo punto mi sono persa, ma non importa, tanto prima o poi ritrovo un punto di riferimento e il tempo perso è utile per scoprire altri scorci di Siviglia. Questa strada in cui sono finita, terminava con una specie di curva e, sull'angolo finale, un negozio ufficiale del Real Betis Balompié. Vaya, il caso, a volte.