Tempo fa un architetto torinese appassionato di architettura e di solidarietà mi ha detto che la cosa più appassionante dell'architettura non è costruire ville e residenze per le classi agiate, ma cercare la sintesi tra bilanci limitati e qualità della vita nelle abitazioni per le classi medio-basse, costruite dalle istituzioni pubbliche. "Credo nel ruolo sociale dell'architettura e mi piace pensare che può influire positivamente, se ben realizzata, nella vita delle persone. La trasmissione del sapere dell'architettura nell'edilizia sociale, con tutti i problemi, soprattutto finanziari, che comporta, è appassionante. Fare sì che le persone stiano bene e inizino ad avere un'opportunità, a partire dalla casa in cui costruiscono la loro vita è la cosa più bella del mio mestiere".
Mi è tornato in mente l'architetto Giancarlo Pavoni, quando la stampa spagnola, alcuni giorni fa, ha riportato del successo dello studio cileno Elemental, che ha ottenuto il Premio danese Index nella categoria Casa, per un complesso di abitazioni sociali costruito a Monterrey, nel Messico. Alejandro Aravena, Gonzalo Arteaga e Fernando García-Huidobro, i tre architetti premiati, hanno disegnato Elemental Monterrey, un curioso complesso di edifici di tre piani, con case di nove metri di larghezza e un duplex al piano superiore; tra le unità dell'edificio c'è uno spazio vuoto, che può essere riempito dai proprietari degli appartamenti secondo le loro necessità. In totale sono stati costruiti 70 appartamenti base, tutti dotati di balcone cucina, stanze e scale, e tutti affiancati da questo spazio vuoto, tra un'unità e l'altra, per essere utilizzato in futuro dai proprietari, quando e se riterranno opportuno ingrandire la loro abitazione.
Secondo la giuria che ha premiato il progetto cileno, gli architetti hanno affrontato in modo diverso "un problema complesso". "Normalmente si utilizzerebbe il 30% del finanziamento per comprare il terreno e il 70% per costruire la casa; in questo caso si è usato l'80% del preventivo per comprare un terreno più centrale, più vicino a dove lavorano le persone, riducendo così la necessità di viaggiare" sottolineano le motivazioni della premiazione. In questo modo gli abitanti del nuovo complesso, tutti con limitate risorse economiche, vivono in un'area centrale della città, con tutti i vantaggi, economici, culturali e sociali, che questo comporta, e ottengono un risparmio considerevole che potrebbero utilizzare in altro modo, creando "un trasferimento di valori nuovo e molto interessante". Ci siamo sbagliati finora nel bilanciamento delle voci di spesa dell'edilizia sociale? Meglio investire più in un buon terreno, in posizione privilegiata, e lasciare poi ai proprietari la possibilità di ampliare la propria costruzione nei tempi e nei modi che vorranno? Elemental sembra propendere per il sì, dato che il progetto di Monterrey segue la filosofia di altri interventi simili realizzati in Cile. Ma la sua proposta rimette al centro dell'attenzione l'architettura e il suo ruolo nello sviluppo di una società più giusta. Lo evidenzia la blogger cilena Paola Mora nel suo blog di latercera.com: "La domanda chiave è come si realizza la gestione di un progetto immobiliare, collocato in un terreno caro, a causa della disponibilità dei servizi e i collegamenti, e il cui progetto e realizzazione sono di grande qualità, per rimanere negli standards economici corrispondenti a una casa sociale. Nella risposta a questa domanda, emerge l'architettura come disciplina complessa, che dovrebbe essere capace di risolvere non solo problematiche di indole estetica e funzionale, ma anche dare soluzioni che inglobino anche altri sistemi come il sociale, l'economico e l'ambientale. Quando la soluzione è semplice, la bellezza trascende dalla forma alla sostanza e il progetto architettonico si completa. Nel caso del complesso edilizio in questione, la soluzione si è trovata nell'abbassare i costi di costruzione, dato che si costruisce solo la "metà" di ogni casa, in modo da poter finanziare, con il resto del denaro, un terreno favorevole, che permetterà nel tempo un aumento del valore delle proprietà. Allo stesso tempo, si migliora la qualità della vita degli abitanti, che non dovranno percorrere grandi distanze per arrivare ai loro posti di lavoro o di studio e, inoltre raggiungeranno un livello di integrazione nelle loro comunità, all'essere loro stessi responsabili della presa delle decisioni per ampliare i loro appartamenti".
Riscoprire l'architettura e il suo ruolo sociale, di tanto in tanto, non solo fa bene, ma aiuta a capire quanto le istituzioni pubbliche debbano continuare a giocare un ruolo essenziale per la distribuzione della ricchezza, nelle nostre società.
Mi è tornato in mente l'architetto Giancarlo Pavoni, quando la stampa spagnola, alcuni giorni fa, ha riportato del successo dello studio cileno Elemental, che ha ottenuto il Premio danese Index nella categoria Casa, per un complesso di abitazioni sociali costruito a Monterrey, nel Messico. Alejandro Aravena, Gonzalo Arteaga e Fernando García-Huidobro, i tre architetti premiati, hanno disegnato Elemental Monterrey, un curioso complesso di edifici di tre piani, con case di nove metri di larghezza e un duplex al piano superiore; tra le unità dell'edificio c'è uno spazio vuoto, che può essere riempito dai proprietari degli appartamenti secondo le loro necessità. In totale sono stati costruiti 70 appartamenti base, tutti dotati di balcone cucina, stanze e scale, e tutti affiancati da questo spazio vuoto, tra un'unità e l'altra, per essere utilizzato in futuro dai proprietari, quando e se riterranno opportuno ingrandire la loro abitazione.
Secondo la giuria che ha premiato il progetto cileno, gli architetti hanno affrontato in modo diverso "un problema complesso". "Normalmente si utilizzerebbe il 30% del finanziamento per comprare il terreno e il 70% per costruire la casa; in questo caso si è usato l'80% del preventivo per comprare un terreno più centrale, più vicino a dove lavorano le persone, riducendo così la necessità di viaggiare" sottolineano le motivazioni della premiazione. In questo modo gli abitanti del nuovo complesso, tutti con limitate risorse economiche, vivono in un'area centrale della città, con tutti i vantaggi, economici, culturali e sociali, che questo comporta, e ottengono un risparmio considerevole che potrebbero utilizzare in altro modo, creando "un trasferimento di valori nuovo e molto interessante". Ci siamo sbagliati finora nel bilanciamento delle voci di spesa dell'edilizia sociale? Meglio investire più in un buon terreno, in posizione privilegiata, e lasciare poi ai proprietari la possibilità di ampliare la propria costruzione nei tempi e nei modi che vorranno? Elemental sembra propendere per il sì, dato che il progetto di Monterrey segue la filosofia di altri interventi simili realizzati in Cile. Ma la sua proposta rimette al centro dell'attenzione l'architettura e il suo ruolo nello sviluppo di una società più giusta. Lo evidenzia la blogger cilena Paola Mora nel suo blog di latercera.com: "La domanda chiave è come si realizza la gestione di un progetto immobiliare, collocato in un terreno caro, a causa della disponibilità dei servizi e i collegamenti, e il cui progetto e realizzazione sono di grande qualità, per rimanere negli standards economici corrispondenti a una casa sociale. Nella risposta a questa domanda, emerge l'architettura come disciplina complessa, che dovrebbe essere capace di risolvere non solo problematiche di indole estetica e funzionale, ma anche dare soluzioni che inglobino anche altri sistemi come il sociale, l'economico e l'ambientale. Quando la soluzione è semplice, la bellezza trascende dalla forma alla sostanza e il progetto architettonico si completa. Nel caso del complesso edilizio in questione, la soluzione si è trovata nell'abbassare i costi di costruzione, dato che si costruisce solo la "metà" di ogni casa, in modo da poter finanziare, con il resto del denaro, un terreno favorevole, che permetterà nel tempo un aumento del valore delle proprietà. Allo stesso tempo, si migliora la qualità della vita degli abitanti, che non dovranno percorrere grandi distanze per arrivare ai loro posti di lavoro o di studio e, inoltre raggiungeranno un livello di integrazione nelle loro comunità, all'essere loro stessi responsabili della presa delle decisioni per ampliare i loro appartamenti".
Riscoprire l'architettura e il suo ruolo sociale, di tanto in tanto, non solo fa bene, ma aiuta a capire quanto le istituzioni pubbliche debbano continuare a giocare un ruolo essenziale per la distribuzione della ricchezza, nelle nostre società.