martedì 29 novembre 2011

Così la crisi economica svilisce i giovani architetti spagnoli

elconfidencial.com riporta un annuncio, presentato nella pagina web del Colegio de Arquitectos de Madrid (COAM), l'equivalente dell'Ordine degli Architetti in Italia, e che ha suscitato critiche  e polemiche, oltre che mettere in evidenza le difficoltà e il precariato in cui vivono molti architetti spagnoli dopo lo scoppio della bolla immobiliare.
"Studio d'architettura di prestigio internazionale cerca architetto per la direzione dello staff dello studio. Il colloquio di lavoro si terrà in inglese. Per favore, non inviare il curriculum se non si hanno tutte le caratteristiche richieste: essere spagnolo o spagnola, età compresa tra i 30 e i 40 anni, architetto laureato, masters di progetti o corsi di dottorato completati, 5-10 anni d'esperienza nella direzione di opere e in progetti realizzati con riferimento di studi di qualità riconosciuta, buona presenza quotidiana, alto livello d'inglese, flessibilità e disponibilità totale in funzione delle necessità dello studio, senza attenzione a orari e giorni lavorativi, dominio di strumenti come CAD, Autocad e/o Archicad, dominio di strumenti di ritocco fotografico. Si apprezzeranno conoscenze di gestione di opere, una seconda o terza lingua (italiano, francese, tedesco, portoghese, cinese), così come nozioni di contabilità. Salario lordo annuale minimo, 16mila euro, massimo 24.000. Tipo di contratto: autonomo o collaborazione".
Tutte queste competenze e conoscenze professionali per la bellezza di 1300 euro mensili lordi o, se proprio si è fortunati, 2000 euro mensili lordi.
L'indignazione degli architetti non ha tardato a esplodere, spiega elconfidencial.com. Né ha tardato il Colegio de Arquitectos a ritirare la proposta di lavoro, dopo che il salario minimo era stato elevato a 22mila euro annuali, e peccato non sia stato reso noto il nome dello studio di prestigio internazionale.
Lo scoppio della bolla edilizia ha sì causato la crisi più profonda che la Spagna sta vivendo in democrazia, ma ha anche messo in evidenza tutte le fragilità su cui la grande crescita economica degli anni di Aznar e di Zapatero si è basata e a cui la leadership politica non ha voluto o saputo porre rimedio. Hanno perso il lavoro centinaia di migliaia di persone d'istruzione medio-bassa, spinte dal loro intorno e anche dai modelli consumistici proposti da tv e media, a lasciare la scuola per il guadagno immediato offerto dalle costruzioni. Leggevo qualche giorno fa che il 60% dei disoccupati spagnoli non ha terminato l'ESO, l'equivalente alla scuola media italiana; il che è un vero dramma sia per la loro ricollocazione nel mondo del lavoro, sia per il cambio del modello economico a cui la Spagna dovrà pur pensare: dove possono andare 3 milioni di persone che non hanno un titolo scolastico? "Nel 2008 i disoccupati senza formazione erano l'80% del totale. La riduzione di questa percentuale al 60% significa che anche il nomero di disoccupati con titolo universario è aumentato. Dai 476.500 laureati disoccupati del 2008 si è passati al 1.013.100 attuale" scrive Público, a testimoniare il dramma e la tragedia di milioni di persone e di un intero Paese.
La crisi del settore edilizio ha svilito anche una delle professioni più belle del mondo, quella degli architetti. L'architettura è una delle poche professioni che permettono di unire creatività ed arte con matematica e scienza, obbliga continuamente a immaginare il futuro, facendo tesoro delle esperienze del passato, non c'è sapere che possa essere ignorato dagli architetti. E' una delle cose che mi sono sempre piaciute di una professione per cui ho studiato e di cui ho il titolo universitario, ma che non ho mai esercitato. Siamo abituati all'immagine di architetti vincenti, Santiago Calatrava, Renzo Piano, Sir Norman Forster, ma la professione è fatta in realtà di molto precariato e molto sfruttamento, che in Spagna la crisi economica ha trasformato in una sorta di norma.
Tempo fa avevo pubblicato su Rotta a Sud Ovest un'intervista realizzata da El Pais a un giovane architetto a cui la crisi aveva spezzato i sogni professionali, spingendolo a pensare all'emigrazione in Olanda. Le cose da allora sembrano essere peggiorate. Il Sindacato degli Architetti ha presentato uno studio realizzato con interviste a 1050 architetti. E si scopre così che un annuncio come quello che ha scatenato l'indignazione del web è la regola: "Chiedono anni d'esperienza, titoli, molta formazione, per un salario leggermente superiore di quello offerto ai praticanti" Il 25% degli intervistati lavora come falso autonomo, una figura che permette al datore di lavoro di non pagare i contributi e che lascia il lavoratore professionista come se fosse un autonomo, con tutte le spese a suo carico, ma con un rapporto di lavoro reale, fatto di orari, obblighi e pretese, da dipendente. L'85% degli intervistati che lavora come falso autonomo ha accettato di lavorare in queste condizioni perché non ha avuto alternativa. Oltre al peggioramento delle condizioni di lavoro, c'è il taglio dei salari. "Il salario medio annuale dei professionisti dell'architettura è intorno ai 15.842,89 euro lordi, mentre per i professionisti che dichiarano di lavorare fuori dalla Spagna il salario ascende fino ai los 24.564,71 euro. Quasi il 20% ha uno stipendio che oscilla tra i 6.600 e i 15mila euro, mentre quelli che guadagnano tra i 15mila e i 21mila euro rappresentano il 18%. Appena il 4% degli intervistati guadagna tra i 27mila e i 39mila euro lordi annuali, mentre solo l'1,9% guadagna più di 39mila euro" scrive elconfidencial.com.