Il giorno dopo non ci sono stati gli arresti dei rossi né sono entrati i carri armati a Chueca, il quartiere gay di Madrid, come ieri scrivevano i militanti del PP su twitter, burlandosi della paura della destra che il PSOE ha tentato invano di suscitare. Ieri sera Mariano Rajoy ha celebrato la schiacciante vittoria elettorale del suo partito con un linguaggio moderato, dovendo tranquillizzare la metà degli spagnoli che non lo ha votato e i mercati che stavano aspettando il segnale di Madrid. Non ha sorpreso la sua moderazione, è sempre apparso molto più moderato di quanto altri leaders del suo partito, Esperanza Aguirre e José Maria Aznar in testa, potessero far pensare. Quello che ha colpito, sul balcone di calle Génova da cui Rajoy si è affacciato per salutare i militanti euforici (tra di loro c'erano anche persone con le bandiere spagnole precostituzionali), è stata la presenza femminile: Mariano Rajoy aveva accanto la moglie Elvira, la responsabile della campagna elettorale Ana Mato, il numero 2 del partito Maria Dolores de Cospedal, la portavoce in Parlamento Soraya Saenz de Santamaria, la presidente di Madrid Esperanza Aguirre (visto il travolgente successo del PP e l'implosione del PSOE, i maligni dicevano che la vera opposizione a Rajoy sarà Esperanza). Tutte donne, ad eccezione di Rajoy, del portavoce Esteban Gonzalez-Pons e del sindaco di Madrid, e prossimo Ministro, Alberto Ruiz Gallardón (se davvero verrà chiamato al Governo cederà il Comune di Madrid ad Ana Botella, la moglie di José Maria Aznar, attuale vicesindaco e Assessore all'Ambiente).
Il giorno dopo, più che altro, passa la voglia di parlare di politica con gli spagnoli. Come diceva ieri qualcuno su Twitter, ci sentiamo tra 4 anni. La cosa divertente della rete sociale è stata leggere di gente che vuole emigrare in Italia e che sta preparando le maletas per Genova, quella vera, la italiana (in Spagna Génova è sinonimo di PP, che ha la sua sede nazionale in calle Génova, a Madrid, così come Ferraz è sinonimo di PSOE, per la stessa ragione), "e forse torno tra 4 anni". Perché Italia e Spagna non riescono mai ad andare politicamente d'accordo e si devono sempre "invidiare"? Fino a poco tempo fa eravamo noi a invidiare gli spagnoli, la loro vitalità, la loro politica aperta e tollerante, la loro attenzione per i diritti individuali. Adesso sono loro, che invidiano la soluzione tecnocratica italiana, anche se non è uscita dalle urne (mi sono stufata di spiegare che la Costituzione italiana stabilisce che il Presidente del Governo sia scelto dal Presidente della Repubblica su indicazione dei partiti presenti in Parlamento e pertanto non è mai stato eletto dai cittadini, anche se adesso le coalizioni usano indicare il loro candidato prima delle elezioni). Fino a un anno fa mi rifiutavo di parlare di politica italiana perché mi produceva malumore e non avevo voglia di rispondere ai "com'è possibile che votiate Berlusconi", indignata persino all'idea che potessero attribuirmi, in quanto italiana, il voto a B. Adesso non ho voglia di parlare di politica con gli spagnoli.
E sia chiaro, non perché ha vinto il PP. Che il PSOE non potesse stare al governo dopo il disastro economico degli ultimi due anni era più che immaginabile e giusto. Se si ama la democrazia si crede anche nell'alternanza: dopo 8 anni di Governo socialista è giusto che arrivi un Governo conservatore a cambiare l'aria (e penso sia giusto che l'Andalusia scelga l'alternanza, dopo 30 anni di potere socialista, anche se mi chiedo se sia intelligente farlo la prossima primavera e nelle circostanze politiche attuali).
Io non so se è la formazione greco-romana che spinge a diffidare di chiunque abbia troppo potere. Ai tempi della Grecia e delle poleis, l'uomo troppo potente veniva esiliato per un anno dalla sua polis con l'ostracismo, perché considerato pericoloso per la democrazia. In Italia si spedisce a Palazzo Chigi l'uomo più potente del Paese, grazie al potere mediatico, senza ragionare sul cortocirciuto che l'unione di potere mediatico e politico crea nei rapporti tra le istituzioni. In Spagna si manda al governo, con una maggioranza assoluta schiacciante, oltre 70 deputati di differenza dalla seconda forza alla Camera, un partito che ha già il controllo della totalità del potere locale e non si pensa alle conseguenze del monopartitismo in cui si caccia il Paese.
Questa superficialità e questa leggerezza con cui si vota, come se si fosse al Bar dello Sport e non si stesse decidendo il futuro del Paese, mi indigna profondamente. Stamattina mi è capitato di sentire conversazioni in cui la soddisfazione maggiore era "la botta" presa dal PSOE, che "o cambia direzione o diventa un partito che conta come il due di picche". Persone soddisfatte per essere rimaste a casa e non aver esercitato il diritto al voto. Un tizio ha osato anche dire che non capisce "perché ci sia tutta quest'agitazione, tanto PP o PSOE fanno la stessa politica". E mi veniva da dirgli, ne parliamo tra qualche mese, bello, quando i "dipende" e i "taglieremo tutto meno le pensioni" di Mariano Rajoy saranno una botta ai servizi sociali. Castilla-La Mancha, Madrid e Catalogna hanno indicato la strada dei tagli, ma sembra non sia importato, nell'ansia di farla pagare al PSOE. Per questo passa la voglia di parlare di politica con gli spagnoli: come si fa a parlare del futuro di un Paese come se si fosse al Bar dello Sport?
Tra ieri e oggi sono usciti intanto dati interessanti, i primi numeri che permettono di analizzare le elezioni e che testimoniano, ce ne fosse ancora bisogno, che è stata soprattutto una sconfitta del PSOE. Testimoniano anche quanto la legge elettorale sia ingiusta e poco rappresentativa della società spagnola e del suo voto.
Il PP avrà una maggioranza schiacciante con 10,8 milioni di voti, il PSOE, nel 2008, aveva ottenuto la maggioranza semplice con 11,2 milioni di voti. Rispetto al 2008 il PSOE ha perso 4,5 milioni di voti, IU ne ha guadagnati 700.000, UPyD 800.000, Equo 300.000, PP 300.000 e CiU 200.000, per un totale 2,3 milioni; ergo il PSOE ha perso (e il PP ha vinto) perché gli sono mancati 2 milioni di voti di elettori rimasti a casa. Ancora rispetto al 2008, il PP ha ottenuto solo 500mila voti in più: nonostante il disastro economico degli ultimi due anni, non è riuscito ad attrarre molti più elettori di quelli che gli sono fedeli a prescindere. E qui c'è da sottolineare ancora una volta la fedeltà degli elettori conservatori, che votano sempre e comunque, e la militanza degli elettori di sinistra, che votano solo se convinti, incuranti di lasciare il Paese in mano alla destra se devono punire il loro partito.
Il PP ha ottenuto 10,8 milioni di voti, il PSOE 7 milioni, ma la seconda forza del Paese è l'astensione, con 9,6 milioni di voti. Se gli elettori di sinistra compresi nei 9 milioni di astenuti avessero votato per IU o Equo, il PP non avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta e probabilmente ci sarebbe stata in Parlamento una possibile coalizione di sinistra in grado di governare e di costringere il PSOE a politiche economiche più socialdemocratiche; o comunque il PP sarebbe stato costretto a negoziare qualunque proposta di legge, con altri partiti, cercando il consenso, di cui adesso non ha bisogno, in Parlamento. Ma gli elettori hanno preferito rimanere a casa e adesso si sentono molto soddisfatti per aver punito il PSOE, con il loro Paese consegnato al monopartitismo. Visto il risultato elettorale, io mi tengo il mio tecnocrata e non so perché sono sempre costretta a dire, in Spagna o in Italia, "che se lo godano".
PS Da ieri le pagine web indignadas e non continuano a pubblicare la distribuzione dei seggi alla Camera con una legge elettorale "giusta", che non punisca le formazioni minori a vantaggio dei partiti nazionalisti e dei due maggiori (l'attuale legge spagnola assegna i seggi in base ai risultati in ogni circoscrizione e non su base nazionale, per cui i partiti nazionalisti sono iper rappresentati e quelli nazionali, più piccoli, sono sotto rappresentati). Al leggere i numeri, se fossi spagnola scenderei in piazza soprattutto per questo. La distribuzione dei seggi della nuova legislatura è la seguente: PP 186, PSOE 110, CiU 16, IU 11, AMAIUR 7, UPyD 5, PNV 5, ERC 3, CC 2; con una legge elettorale proporzionale e giusta sarebbe: PP 158, PSOE 102, CiU 15, IU 25, AMAIUR 5, UPyD 17, PNV 5, ERC 4, BnG 2, CC 2, Equo 3, FAC (e varie formazioni minori non entrate alla Camera) 1. Interessante, no?!
Il giorno dopo, più che altro, passa la voglia di parlare di politica con gli spagnoli. Come diceva ieri qualcuno su Twitter, ci sentiamo tra 4 anni. La cosa divertente della rete sociale è stata leggere di gente che vuole emigrare in Italia e che sta preparando le maletas per Genova, quella vera, la italiana (in Spagna Génova è sinonimo di PP, che ha la sua sede nazionale in calle Génova, a Madrid, così come Ferraz è sinonimo di PSOE, per la stessa ragione), "e forse torno tra 4 anni". Perché Italia e Spagna non riescono mai ad andare politicamente d'accordo e si devono sempre "invidiare"? Fino a poco tempo fa eravamo noi a invidiare gli spagnoli, la loro vitalità, la loro politica aperta e tollerante, la loro attenzione per i diritti individuali. Adesso sono loro, che invidiano la soluzione tecnocratica italiana, anche se non è uscita dalle urne (mi sono stufata di spiegare che la Costituzione italiana stabilisce che il Presidente del Governo sia scelto dal Presidente della Repubblica su indicazione dei partiti presenti in Parlamento e pertanto non è mai stato eletto dai cittadini, anche se adesso le coalizioni usano indicare il loro candidato prima delle elezioni). Fino a un anno fa mi rifiutavo di parlare di politica italiana perché mi produceva malumore e non avevo voglia di rispondere ai "com'è possibile che votiate Berlusconi", indignata persino all'idea che potessero attribuirmi, in quanto italiana, il voto a B. Adesso non ho voglia di parlare di politica con gli spagnoli.
E sia chiaro, non perché ha vinto il PP. Che il PSOE non potesse stare al governo dopo il disastro economico degli ultimi due anni era più che immaginabile e giusto. Se si ama la democrazia si crede anche nell'alternanza: dopo 8 anni di Governo socialista è giusto che arrivi un Governo conservatore a cambiare l'aria (e penso sia giusto che l'Andalusia scelga l'alternanza, dopo 30 anni di potere socialista, anche se mi chiedo se sia intelligente farlo la prossima primavera e nelle circostanze politiche attuali).
Io non so se è la formazione greco-romana che spinge a diffidare di chiunque abbia troppo potere. Ai tempi della Grecia e delle poleis, l'uomo troppo potente veniva esiliato per un anno dalla sua polis con l'ostracismo, perché considerato pericoloso per la democrazia. In Italia si spedisce a Palazzo Chigi l'uomo più potente del Paese, grazie al potere mediatico, senza ragionare sul cortocirciuto che l'unione di potere mediatico e politico crea nei rapporti tra le istituzioni. In Spagna si manda al governo, con una maggioranza assoluta schiacciante, oltre 70 deputati di differenza dalla seconda forza alla Camera, un partito che ha già il controllo della totalità del potere locale e non si pensa alle conseguenze del monopartitismo in cui si caccia il Paese.
Questa superficialità e questa leggerezza con cui si vota, come se si fosse al Bar dello Sport e non si stesse decidendo il futuro del Paese, mi indigna profondamente. Stamattina mi è capitato di sentire conversazioni in cui la soddisfazione maggiore era "la botta" presa dal PSOE, che "o cambia direzione o diventa un partito che conta come il due di picche". Persone soddisfatte per essere rimaste a casa e non aver esercitato il diritto al voto. Un tizio ha osato anche dire che non capisce "perché ci sia tutta quest'agitazione, tanto PP o PSOE fanno la stessa politica". E mi veniva da dirgli, ne parliamo tra qualche mese, bello, quando i "dipende" e i "taglieremo tutto meno le pensioni" di Mariano Rajoy saranno una botta ai servizi sociali. Castilla-La Mancha, Madrid e Catalogna hanno indicato la strada dei tagli, ma sembra non sia importato, nell'ansia di farla pagare al PSOE. Per questo passa la voglia di parlare di politica con gli spagnoli: come si fa a parlare del futuro di un Paese come se si fosse al Bar dello Sport?
Tra ieri e oggi sono usciti intanto dati interessanti, i primi numeri che permettono di analizzare le elezioni e che testimoniano, ce ne fosse ancora bisogno, che è stata soprattutto una sconfitta del PSOE. Testimoniano anche quanto la legge elettorale sia ingiusta e poco rappresentativa della società spagnola e del suo voto.
Il PP avrà una maggioranza schiacciante con 10,8 milioni di voti, il PSOE, nel 2008, aveva ottenuto la maggioranza semplice con 11,2 milioni di voti. Rispetto al 2008 il PSOE ha perso 4,5 milioni di voti, IU ne ha guadagnati 700.000, UPyD 800.000, Equo 300.000, PP 300.000 e CiU 200.000, per un totale 2,3 milioni; ergo il PSOE ha perso (e il PP ha vinto) perché gli sono mancati 2 milioni di voti di elettori rimasti a casa. Ancora rispetto al 2008, il PP ha ottenuto solo 500mila voti in più: nonostante il disastro economico degli ultimi due anni, non è riuscito ad attrarre molti più elettori di quelli che gli sono fedeli a prescindere. E qui c'è da sottolineare ancora una volta la fedeltà degli elettori conservatori, che votano sempre e comunque, e la militanza degli elettori di sinistra, che votano solo se convinti, incuranti di lasciare il Paese in mano alla destra se devono punire il loro partito.
Il PP ha ottenuto 10,8 milioni di voti, il PSOE 7 milioni, ma la seconda forza del Paese è l'astensione, con 9,6 milioni di voti. Se gli elettori di sinistra compresi nei 9 milioni di astenuti avessero votato per IU o Equo, il PP non avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta e probabilmente ci sarebbe stata in Parlamento una possibile coalizione di sinistra in grado di governare e di costringere il PSOE a politiche economiche più socialdemocratiche; o comunque il PP sarebbe stato costretto a negoziare qualunque proposta di legge, con altri partiti, cercando il consenso, di cui adesso non ha bisogno, in Parlamento. Ma gli elettori hanno preferito rimanere a casa e adesso si sentono molto soddisfatti per aver punito il PSOE, con il loro Paese consegnato al monopartitismo. Visto il risultato elettorale, io mi tengo il mio tecnocrata e non so perché sono sempre costretta a dire, in Spagna o in Italia, "che se lo godano".
PS Da ieri le pagine web indignadas e non continuano a pubblicare la distribuzione dei seggi alla Camera con una legge elettorale "giusta", che non punisca le formazioni minori a vantaggio dei partiti nazionalisti e dei due maggiori (l'attuale legge spagnola assegna i seggi in base ai risultati in ogni circoscrizione e non su base nazionale, per cui i partiti nazionalisti sono iper rappresentati e quelli nazionali, più piccoli, sono sotto rappresentati). Al leggere i numeri, se fossi spagnola scenderei in piazza soprattutto per questo. La distribuzione dei seggi della nuova legislatura è la seguente: PP 186, PSOE 110, CiU 16, IU 11, AMAIUR 7, UPyD 5, PNV 5, ERC 3, CC 2; con una legge elettorale proporzionale e giusta sarebbe: PP 158, PSOE 102, CiU 15, IU 25, AMAIUR 5, UPyD 17, PNV 5, ERC 4, BnG 2, CC 2, Equo 3, FAC (e varie formazioni minori non entrate alla Camera) 1. Interessante, no?!