domenica 20 novembre 2011

Elezioni spagnole 2011: al PSOE, travolto, rimangono solo Barcellona e Siviglia


Se si guarda una cartina spagnola, è tutta azzurra. Se da Madrid si guarda verso sud, l'unica provincia rimasta rossa è Siviglia. Se si guarda verso nord è tutto un mare azzurro, fino ai Paesi Baschi, in mano ai nazionalisti locali, e se si guarda verso la Catalogna, è rossa solo la provincia di Barcellona, tutto il resto è in mano ai nazionalisti catalani. Azzurri anche i due arcipelaghi, le Baleari e le Canarie.
Forse questa cartina tutta azzurra, con rare eccezioni sparse nella geografia spagnola, dà idea delle dimensioni della svolta a destra decisa oggi.
Il PP ha vinto le elezioni con il 53% dei voti e 186 deputati, assicurandosi la maggioranza assoluta, per la quale sono necessari 176 deputati. Il PSOE è crollato al 31% dei voti e a 110 deputati. Per i conservatori è il miglior risultato della loro storia, Rajoy migliora anche la maggioranza assoluta ottenuta nel 2000 da José Maria Aznar; per i socialisti è il peggior risultato della loro storia, peggiorano il risultato del 2000 quando scesero a 122 deputati e perdono 4 milioni di voti. Tra i due partiti maggiori ci sono ben 3 milioni di voti di differenza (1 milione di voti nel 2008)
Il grandioso successo del PP è soprattutto una grandiosa punizione al PSOE e ai suoi errori in politica economica. Mariano Rajoy è al terzo tentativo da candidato alla presidenza e se è riuscito adesso a ottenere quello che non aveva ottenuto alle precedenti elezioni è perché, evidentemente, si è concluso, e malamente, il ciclo del PSOE (e il maligno commento di Twitter è "che bellezza, il peggior presidente della storia da un tizio che ha battuto due volte").
Ma il dissanguamento del PSOE non ha provocato solo una fuga di voti in favore del PP. La prossima legislatura spagnola presenta il Parlamento più frammentato della storia della democrazia, ci saranno ben 13 formazioni. Migliorano i loro risultati il comunista IU, che raggiunge gli 11 deputati (c'era solo Gaspar Llamazares nella legislatura appena conclusa) e diventa la quarta forza politica della Camera, e il centrista UPyD, che passa da 1 a 5 deputati, riuscendo a formare gruppo proprio; UPyD e IU erano i partiti naturali in cui si potevano rifugiare i voti in fuga dal PSOE, rispettivamente verso destra e verso sinistra. Hanno ottenuto un risultato migliore di quanto i sondaggi annunciassero. Per la prima volta nei 30 anni di democrazia il PSOE ha perso il controllo dell'Andalusia e non è il partito più votato della Catalogna, dove CiU ha ottenuto una storica vittoria (a Barcellona i nazionalisti stanno ancora festeggiando) e si è assicurato 16 deputati.
Queste sono state le prime elezioni spagnole senza la minaccia dell'ETA, peccato lo abbia ricordato solo il Ministero degli Interni e Mariano Rajoy non abbia detto neanche una parola sull'argomento. Questa tranquillità ha fatto saltare gli equilibri nei Paesi Baschi. AMAIUR, la formazione della izquierda abertzale, ha sbancato ogni pronostico, diventando la prima forza di Euskadi: avrà 7 deputati, due in più del PNV, il partito nazionalista basco, vincendo così la guerra interna del nazionalismo locale. E certamente la vittoria di AMAIUR non semplificherà le cose, con il PP alla Moncloa; sarà interessante vedere come Mariano Rajoy cambierà il messaggio per Euskadi.
Nella sua prima apparizione pubblica, nella sede nazionale del PP di calle Génova, il neo Presidente eletto ha cercato di essere rassicurante: nessuno deve aver timore del suo Governo né dell'enorme potere che il suo partito accumulerà da dicembre, quando si insedierà alla Moncloa. Rajoy intende essere il Presidente di tutti gli spagnoli e ascoltare tutte le idee e tutte le esigenze della società spagnola perché ha chiaro che i suoi "unici nemici sono la disoccupazione, il deficit e il debito".
Da quando ha vinto le elezioni del 22 maggio, il PP controlla le più importanti Comunidades Autonomas, con l'eccezione dell'Andalusia, che voterà in primavera (e finirà nelle sue mani), di Euskadi, delle Canarie e delle Asturie; con la schiacciante vittoria di oggi controlla anche la Moncloa. La Spagna va verso il monopartitismo, consegnatasi completamente nelle mani di un solo partito, e ha fatto bene Mariano Rajoy a cercare di rassicurare chi conservatore non è. Il PSOE, intanto, domani riunirà l'Esecutivo ed è probabile che convocherà un congresso straordinario per la rifondazione e l'inizio della lunga traversata del deserto che lo aspetta (si spera anche in un rinnovamento generazionale, per dare spazio a una classe dirigente meno legata ai fallimenti di questa legislatura).
Domani, il responso dei mercati alla decisa svolta a destra della Spagna. Suerte.