martedì 6 marzo 2012

La vendetta a Siviglia di Matilde Asensi: non è solo letteratura per ragazzi

Ci sono libri che ho comprato e letto semplicemente perché si svolgevano a Siviglia. E' successo così con La piel del tambor (La pelle del tamburo in italiano) di Arturo Pérez Reverte ed El elefante de marfil di Nerea Risco. Non ha fatto eccezione Venganza en Sevilla di Matilde Asensi (La vendetta di Siviglia in italiano). L'ho visto un paio di anni fa, a occupare la parte centrale di una libreria, ormai scomparsa, come tante a Siviglia, nella calle Sagasta, tra la plaza del Salvador e calle Sierpes. Ma, visto il prezzo, ho preferito aspettare l'edizione tascabile. L'ho trovata al Corte Inglés qualche settimana fa e l'ho comprato alla Casa del Libro (al Corte Inglés non compro niente per principio, a meno che non sia costretta, dato che usa avere i prezzi leggermente più alti, su qualunque prodotto che si può acquistare anche altrove).
Il libro è la seconda parte di una trilogia che Matilde Asensi sta dedicando ai rapporti tra la Spagna e le sue colonie americane, attraverso le avventure della giovane spagnola Catalina Solis e del suo alter ego maschile, Martin Nevares. Si può leggere come ho fatto io, senza aver letto il primo libro, Tierra firme (Terra ferma in italiano), a cui si fa cenno di tanto in tanto, per dare continuità alla storia, ma senza che venga compromessa la comprensione della nuova avventura.
Tutto inizia nell'isola di Margarita, nei Caraibi, dove la giovane vedova Catalina Solis vive agiatamente, grazie al tesoro ottenuto durante le sue precedenti avventure caraibiche, con il nome di Martin Nevares, contrabbandiere dell'argento del re di Spagna;  qui viene raggiunta da Rodrigo, uno dei suoi uomini, che le racconta come la sua famiglia sia stata duramente attaccata sulla costa colombiana e come il suo padre adottivo, il commerciante Esteban Nevares, sia stato imprigionato a Cartagena e sia ormai in viaggio per Siviglia, dove verrà giudicato. Disperata, e spinta dalla madre, Catalina compra un'imbarcazione e raggiunge la Spagna lasciata tanti anni prima. Arriva giusto in tempo per veder morire il padre nelle galere disumane del re di Spagna e per giurargli che vendicherà la sua morte, uccidendo i cinque fratelli Curvo, causa della sua disgrazia.
Il libro ci racconta le arti di Catalina e il suo abile gioco tra le sue due personalità, la femminile e la maschile, per arrivare alla sua terribile vendetta, fermo restando che lei è una donna che usa il travestimento maschile e non un ibrido insicuro della sua natura sessuale.
La storia in sé ha tutti gli ingredienti della letteratura per ragazzi: la donna che si trasforma in uomo per lottare contro le ingiustizie sociali; la famiglia dall'apparenza irreprensibile e cattolicissima, ma in realtà marcia di ipocrisia, crudeltà e avarizia; l'ex prostituta di buon cuore diventata rispettata dama dell'alta società, grazie a un prestigioso aristocratico; la curandera che conosce tutti i segreti delle erbe e ne fa l'uso più conveniente per la sua padrona; i pícaros, i ragazzi di strada che si arrangiano nell'arte di vivere, senza perdere di vista le cose che contano; la seduzione, che è pur sempre il metodo più veloce che ha una ragazza per raggiungere i propri scopi; l'opulenza sfacciata dei ricchi, basata sulle ingiustizie, e la povertà disperata degli ultimi, bastata anch'essa su disumane ingiustizie; le grandi flotte spagnole con il loro carico d'oro e d'argento derubato alle colonie e già impegnato ancora prima di arrivare. C'è davvero tutto ed è tutto gestito con sapiente equilibrio che, mentre si legge, ci si chiede se prima o poi qualcuno comprerà i diritti della serie per trarne qualche magnifico film d'avventura (possibilmente senza Penélope Cruz e Johnny Depp, grazie).
Ma la cosa che colpisce non sono le avventure di Catalina, la sua terribile vendetta e i battiti del suo cuore disobbediente, è la Spagna. Siamo di nuovo in quel Siglo de Oro che è stato il momento del suo massimo splendore, che avrebbe potuto inserirla definitivamente tra le grandi potenze europee, grazie all'oro americano, e che è stato invece l'inizio della sua rovina, sempre grazie a quell'oro.
Catalina arriva a Siviglia, la città più ricca del Paese, la città in cui attraccano le ricchezze spogliate alle Americhe, la città in cui arrivano i mercanti di tutta Europa a caccia dei tesori americani, e la prima cosa che la colpisce è la brutale povertà delle sue strade e la puzza che emanano. Perché la povertà non profuma, prostituisce i bambini e imbruttisce uomini e donne. Una delle prime persone che Catalina conosce è Alonso, 20enne primogenito di una pittoresca famiglia, che ha già visto di tutto, non si scandalizza di niente e sa riconoscere immediatamente chi ha il denaro e come comportarsi per avere la sua piccola parte. Appartiene a quella picaresca, a quell'arte di arrangiarsi di cui certa Spagna è ancora orgogliosa e che Velazquez ha raccontato nei suoi quadri; lo si immagina facilmente nella Napoli appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, ma la sua presenza nella città più ricca d'Europa testimonia contrasti e ingiustizie di quella società.
Alonso è solo un piatto della bilancia dei grandi squilibri che sarebbero stati la rovina della Spagna. Sull'altro ci sono i Curvo e i palazzi patrizi della Siviglia benestante. Catalina spende quasi due terzi del suo tesoro per assicurarsi il palazzo più elegante di Siviglia, con cui colpire l'immaginazione provinciale e mediocre dell'alta società dell'epoca. Così ci introduce nei salotti dominati da un'aristocrazia ipocritamente cattolica, che si vanta delle sue donazioni caritative e che marca la distanza con i commercianti rampanti, senza un quarto di nobiltà, come se non fossero tutti figli dello stesso Dio, come vorrebbe il messaggio di Gesù Cristo. Una nobiltà che non lavora, perché è cosa che fanno i plebei, guardati con sottile disprezzo, nonostante abbiano ragiunto la ricchezza più opulenta. Una nobiltà che è causa della rovina della Spagna, perché non ha saputo investire le ricchezze americane e ha preferito ammassarle nei suoi incredibili palazzi patrizi.
Catalina si sorprende di tanta povertà, di tante disuguaglianze, ma in una delle pagine di Venganza en Sevilla c'è una frase chiave: "L'oro in arrivo dalle Americhe è già impegnato nelle guerre delle Fiandre e con i banchieri fiorentini". Come poteva la Spagna costruire su se stessa se sprecava la sua ricchezza in guerre di religione e di potere di nessuna utilità per il suo futuro, e se si affidava al credito degli astuti banchieri fiorentini, ingolositi dall'oro delle Americhe? In fondo, come già diceva Arturo Pérez Reverte, non c'è differenza tra la Spagna del Siglo de Oro e la Spagna del XXI secolo: ogni volta che raggiunge la ricchezza, la Spagna la butta via in imprese militari o in bolle speculative, che la lasciano poi sfiancata e senza speranza, obbligata a iniziare di nuovo daccapo.
Alla fine, la protagonista del libro non è tanto Catalina, quanto questa Spagna che non sa imparare dai propri errori e non riesce ad assicurare un futuro dignitoso a tutti i suoi figli, così come il loro talento e il loro impegno meriterebbero. E, come nuovi Alonso del XXI secolo, i giovanotti più brillanti e più preparati sono costretti ancora a emigrare. Non è solo un libro per ragazzi.
Venganza en Sevilla lo trovate su Amazon in italiano e in spagnolo e su iTunes, in italiano.