sabato 12 maggio 2012

Cose da fare a Siviglia: un pomeriggio di maggio, seduti in una plaza

Maggio è il mese dell'Andalusia, dicono un po' tutti. Dipendendo dalla Luna si può assistere agli ultimi giorni della sivigliana Feria de Abril e quasi sicuramente si può essere testimoni del pellegrinaggio che unisce tutta la regione, la Romeria del Rocio, che muove le hermandades di tutte le province verso la piccola ermita del Rocío, ai bordi del Parque de Doñana. E' il mese dei patios, illuminati dai colori vivaci dei fiori, impreziositi dai loro profumi e ingentiliti dal suono lontano di qualche fontana. A Córdoba c'è un concorso apposito, che premia i migliori patios de mayo.
Ma in realtà non è maggio il mese che consiglierei a chi vuole passare qualche giorno in Andalusia. Se non si ha molta suerte, maggio può essere terribilmente piovoso o caluroso e in entrambi i casi le possibilità di muoversi e di godersi colori e luci d'Andalusia sarebbe fortemente limitata (provate a uscire per Siviglia o per Córdoba, ma anche per Jaén, quando, alle 17 di un giorno qualunque di maggio, il termometro tocca i 35° C). I veri mesi di questa regione sono marzo, aprile o ottobre, quando il grande caldo è ancora una promessa o già un ricordo e il tepore suscita un sorriso grande così.
Ma se avete suerte e i venti africani o le perturbazioni atlantiche passano lontani, non sottovalutate le piazze d'Andalusia.
Maggio è per me soprattutto le piccole plazas di Siviglia, quelle che il grande turismo tende a sfiorare soltanto, quando non a evitare completamente, per mancanza di tempo o per lontananza geografica. Eppure ci sono pomeriggi tiepidi di primavera che non varrebbero la pena, se non ci si siede in una piazza, con tutto il tempo del mondo per guardarsi intorno.
Le piazze sivigliane sono quasi sempre chiuse, con un perimetro definito, come un piccolo salotto. L'unica piazza torinese paragonabile è piazza San Carlo, anch'essa chiusa, di architettura quasi omogenea, non a caso considerata il salotto cittadino. Ma, a differenza della collega torinese, le piazze sivigliane sono di piccole dimensioni, quasi volessero preservare un'atmosfera intimista. Quasi tutte hanno eliminato il traffico automobilistico, o lo hanno costretto solo sul perimetro, lasciando per la parte centrale un'area verde, orlata di aranci e panchine in ferro battuto o di azulejos. Questo spazio centrale finisce con l'essere l'anima di Siviglia. Non quella che sfugge ai turisti, evitando di salutarli quando entrano nei negozi o scappando via frettolosa quando chiedi un'informazione, non sia mai ti venga in mente di chiedere pure qualcos'altro. Non quella che si esibisce durante la Semana Santa o la Feria de Abril, emozionandosi al passaggio delle statue o dissanguandosi per vivere una Feria de Abril como Dios manda, come Dio comanda.
E' in questo spazio che i bar sistemano i loro tavolini, perché non esiste plaza sevillana che non abbia almeno un bar che si affaccia davanti ai suoi aranci o alle sue palme. E ai bar si fermano per una cervecita o un cafeito non i turisti in cerca di qualche immagine da cartolina, non le dame appena uscite dalle tiendas di Sierpes o di calle Cuna, non i dirigenti in giacca e cravatta in cerca di pubblico per la loro vanità, ma le ragazze che si raccontano l'ultimo amore e si suggeriscono nuove strategie, le famiglie al femminile, mamme e nonne, che gestiscono i bambini in attesa dell'uscita dal lavoro dei papà, i pensionati che discutono dell'ultima partita del Betis o del Real Madrid (ma gli uomini sanno parlare di qualcosa che non sia il calcio, in qualche latitudine di questo pianeta?!). E lo fanno con toni di voce mai alti, senza cercare l'esibizione pubblica (a meno che si accorgano che la discussione sul Betis o l'ultimo gol di Messi hanno suscitato l'attenzione del tavolino vicino), ma proprio perché è il loro stile di vita, la piazza e il cafe con leche sono parte del loro modo di vivere e non sanno immaginarsi se non sotto quel cielo azzurro, con quell'aria tiepida y que luz especial tiene hoy Sevilla, eh? non appena si accorgono che sei straniera.
Non mi piace pensare che sia la Siviglia più autentica, come se quella sfuggente e indifferente che si muove intorno alla Cattedrale e alla calle Sierpes non fosse Siviglia. Come tutte le città, anche questa ha molte anime e diffidate di chiunque vi racconti una città concentrandosi su un suo solo aspetto. Sono tante le tessere che compongono il mosaico di una città ed è bello scoprirle una a una, per cercare di vedere il disegno finale. Pablo Nadal, nel suo bel blog per El Viajero di elpais.com, sostiene che le plazuelas sivigliane assomigliano "ai chiostri, forse perché molte hanno origine negli orti espropriati alla Chiesa, forse perché il duende della città è nemico degli eccessi e avvolge i suoi possedimenti nel tocco di civetteria di una parete intonacata di calce o in terra bruciata di Siena". Ma è poco più avanti che Nadal spinge a una nuova chiave di lettura: "Le piazze più amate dai sivigliani sono piccole, intime, brevi bolle d'aria nell'asfissiante trama medievale, che riflettono questo egocentrismo spirituale hispalense, questo vivere verso dentro, per Siviglia". Non avevo mai pensato alle piazze come elemento dell'egocentrismo sivigliano, non le avevo mai interpretate come un modo di vivere "verso dentro", nel culto di Siviglia. Ho sempre visto Siviglia prigioniera della sua bellezza e della sua leggenda, come se sentisse l'obbligo di essere smisurata, eccessiva e barocca in tutte le sue manifestazioni, così come gli spagnoli si aspettano, quasi non volesse deludere l'immagine che ci si è fatti di lei. E ho sempre pensato che in queste piazze nascoste, protette dal turismo invadente e dal traffico impaziente, impreziosite dalle palme di vedetta e dagli aranci e da un'architettura complice, potesse essere più libera e più di se stessa, senza obblighi di immagine e di aspettative. Non so dove sia la verità, se si avvicinino di più a una plaza sivigliana l'interpretazione di Pablo Nadal o la mia, ma se volete scoprire l'anima intima di Siviglia, non negatevi un pomeriggio di maggio in una plaza di aranci e palme, con un bar all'angolo da cui arrivano echi di conversazioni e risate, di corride e partite.