sabato 12 maggio 2012

L'Infanta Cristina accompagna Iñaki al funerale del padre. L'assenza del re

Due giorni fa è morto a Vitoria, nei Paesi Baschi, Juan Mari Urdangarin, il suocero dell'Infanta Cristina. Aveva 79 anni ed era da tempo malato; i media non hanno specificato la sua malattia, ma i riferimenti principali sono al cuore e a un'ischemia cerebrale, che gli ha lasciato conseguenze fisiche, era su una sedia a rotelle, e mentali, alternava momenti di lucidità a momenti di estraneità. Proprio per questa malattia la famiglia non lo ha tenuto informato dei guai giudiziari in cui si trova coinvolto Iñaki, il sesto dei sette figli avuti dall'aristocratica belga Claire Liebaert.
Il Duca di Palma di Maiorca è arrivato a Vitoria martedì, avvertito dai fratelli dell'imminente fine di suo padre, e non si è più separato da lui. La morte è arrivata giovedì e per la Casa Reale si è aperto un dilemma che ha lasciato re Juan Carlos e i Principi delle Asturie in una posizione delicata e antipatica.
A causa dei reati per i quali è imputato a Palma di Maiorca, tra cui malversazione di fondi pubblici e frode fiscale, Iñaki è stato da tempo appartato dagli atti pubblici della Famiglia Reale. La Casa Reale ha definito "poco esemplare" il suo comportamento e i rapporti tra Juan Carlos e il genero si sono praticamente interrotti. Anche Cristina non ha più rapporti fluidi con il re e con il fratello Felipe. Fa eccezione la regina Sofia, che si divide tra i suoi doveri istituzionali e i suoi istinti di madre e di nonna: nel ponte del 1° maggio è volata a Washington per festeggiare i 10 anni di Miguel, il terzogenito di Cristina e Iñaki, e nessuno se l'è sentita di rimproverarla.
E' stata ancora la regina a raggiungere Vitoria, ieri, accompagnata dall'Infanta Elena, per porgere le sue condoglianze alla famiglia Urdangarin-Liebaert. Juan Carlos, Felipe e Letizia non si sono fatti vedere. Sempre perché vogliono mantenere la loro immagine separata da quella del corrotto Duca di Palma. Ma in realtà hanno fatto una brutta figura.
Juan Mari Urdangarin, oltre a essere il padre di Iñaki, è stata una figura di primo piano del Partito Nazionalista Basco a Vitoria ed è stato presidente della Caja de Ahorros de Vitoria y Álava, guadagnandosi fama di persona per bene, austera e rispettabile. Gli Urdangarin non hanno mai utilizzato il matrimonio di Iñaki per avere fama, denaro e notorietà: i sette figli di Juan Mari e Claire sono tutti laureati e indipendenti, con una vita professionale ben avviata, dentro e fuori la Spagna, a prescindere dal matrimonio regale del fratello maschio più piccolo. La famiglia è stata colpita da un grave lutto, il sovrano ha perso il consuocero, una persona per bene, quattro dei suoi nipotini hanno perso uno dei loro nonni, sua figlia ha perso un suocero che l'ha sempre trattata con affetto e rispetto e che ha sempre avuto belle parole per lei.
Evitando di partecipare al funerale di Urdangarin, per separare l'immagine della Casa Reale da quella, danneggiata, di Iñaki, il sovrano e il Principe non fanno un favore alla Monarchia. Anzi, dimostrano la sua lontananza e la sua freddezza dal comune sentire, il loro disinteresse per una persona defunta, che ha sempre manifestato grande dignità nel suo ruolo di consuocero reale, e fanno un torto a una famiglia che ha sofferto in silenzio in questi anni e che ha dimostrato grande dignità nello scandalo che sta coinvolgendo Iñaki, non facendogli mai mancare il suo appoggio, ma senza mai dire una sola parola in pubblico.
Per giustificare la loro assenza Juan Carlos e Felipe hanno utilizzato una scusa patetica: il primo sostiene di essere ancora in convalescenza, mentre di tanto in tanto la Zarzuela ce lo mostra mentre, in piedi e sorridente, accompagnandosi con le stampelle, riceve gli ospiti ufficiali, il secondo ha indicato una cerimonia per la premiazione di Placido Domingo a cui non poteva proprio sottrarsi, come se Placido Domingo si offendesse perché il Principe invece di premiarlo va al funerale del padre del cognato. Probabilmente se la Casa Reale non avesse offerto giustificazioni per spiegare il torto fatto agli Urdangarin, il re e il Principe avrebbero fatto una migliore figura.
C'è anche da dire che sicuramente Juan Carlos e Felipe sarebbero stati criticati anche se si fossero recati a Vitoria, a salutare per l'ultima volta Juan Mari Urdangarin, ma è anche vero, che in quel caso avrebbero mostrato una sensibilità e un calore umano di cui hanno invece dimostrato di essere privi. Ed è difficile immaginare che in questo momento, con la Spagna indignada di nuovo in strada, una Monarchia senza calore sappia intercettare il sentire popolare.
Poche ore fa è arrivata a Vitoria Cristina, con i figli Juan Valentin, Pablo, Miguel e Irene. Sono arrivati a Madrid questa mattina da Washington, imbarcati su un aereo di linea non appena saputo della morte di Juan Mari, per poter assistere al suo funerale. Sono entrati in chiesa tutti insieme, Cristina di rigoroso lutto, il viso stanco e triste, accanto a Iñaki, spaventosamente dimagrito e invecchiato a causa dei problemi giudiziari (poteva pensarci prima di mettersi nei guai, è vero, ma ci sono circostanze in cui la pietas indica la differenza). Cristina e Iñaki, ancora una volta insieme, al di là di tutto. E in questa loro solitudine, da soli contro tutti, a difendere i loro errori, indubbiamente, ma anche la loro unione matrimoniale, hanno messso a nudo tutta la disumanità della Famiglia Reale.
Le ultime indiscrezioni dalla Zarzuela vogliono che la Casa Reale sia tentata di abbandonare Cristina alla sua sorte, vista la testardaggine con cui continua a rifiutare il divorzio dal marito e la sostanziale impossibilità di difenderla, viste le prove che si accumulano contro di lei, non in quanto autrice di reati, ma in quanto persona che si è avvantaggiata, consapevolmente, dei reati commessi. Qualche giorno fa Jaime Peñafiel, uno dei massimi esperti spagnoli di cose reali, al presentare il suo nuovo libro sui divorzi reali, si è chiesto perché l'Infanta non lasci una volta per tutte il marito: "Se era innamorata, al sapere che lui è un delinquente, dovrebbe essersi disinnamorata, se sapeva, allora...". Ma nelle questioni del cuore non domina la razionalità e il matrimonio cattolico, quello che hanno voluto 14 anni fa Cristina e Iñaki, è "nel bene e nel male". Sarebbe facile fosse solo "nel bene" come vorrebbero i cortigiani della monarchia, ma è giusto che sia anche "nel male", al di là di ogni opportunismo.
Da quattro anni Cristina de Borbón sta dimostrando di essere la sposa di Iñaki Urdangarin soprattutto nel male: lo ha seguito nell'esilio americano imposto dalla Casa Reale, è volata con lui a Palma di Maiorca, per stargli vicino durante la sua lunga deposizione davanti ai giudici, la prima di un membro della Famiglia Reale, è volata per lui a Vitoria, per accompagnarlo in uno dei momenti più dolorosi della vita di un uomo, il funerale del padre.
Al leggere le cronache delle vicende giudiziarie di Iñaki ci si chiede molte volte dove fosse Cristina, come abbia potuto accettare tanta ricchezza senza spiegazione (ma, al leggere le emails consegnate dall'ex socio di Urdangarin Diego Torres si capisce anche che sapeva e non era la unica a sapere), ma da quando è scoppiato lo scandalo e il Duca di Palma è finito sotto inchiesta, è lei (con la regina Sofia) la figura della Famiglia Reale spagnola che ha dimostrato più dignità e più coerenza.