sabato 30 giugno 2012

Arturo Pérez Reverte, il nuovo libro e le rinunce del mestiere, nel suo blog

Dalla fine di aprile Arturo Pérez Reverte ha un blog, Anotaciones sobre una novela, in cui, senza alcuna scadenza fissa, pubblica appunti e frammenti del romanzo a cui sta lavorando. Lo definisce un "romanzo non storico" e ha iniziato a scriverlo il 7 gennaio 2011, "anche se la sua origine è molto precedente". Si svolge in tre periodi diversi, a Buenos Aires, nel 1928, a Nizza, nel 1937, e a Sorrento, nel 1966. Percorre, insomma, tutto il secolo breve e lo fa attraverso una storia d'amore, che non è solo d'amore. "Tango, spionaggio, delinquenza, scacchi" spiega lo scrittore spagnolo in uno dei primi post "Alberghi di lusso e posti sordidi. Una vecchia canaglia e la donna che avrebbe potuto cambiare la sua vita. O che in un certo modo gliel'ha cambiata. La sfida era (è, continua ad esserlo) combinare questi temi e alcuni altri in meno di 500 fogli. Senza fretta. Due personaggi principali, ricordandosi, e un'epoca segnata".
Nel blog si assiste, mano a mano, alla crescita dei personaggi, alla creazione dei dialoghi, soprattutto a tutto il lavoro di documentazione che c'è dietro al scrittura di un libro. A un certo punto Pérez Reverte, che sta cercando l'ambientazione per un dialogo, racconta di aver letto numerosi libri e di aver dialogato con testimoni del tempo e conclude che buona parte di tutta l'informazione raccolta non apparirà nel libro: "E' come l'impalcatura che serve a costruire una casa" dice, utilizzando una bella immagine. E, in un post, è così soddisfatto della documentazione raccolta, che confessa come questo lavoro di preparazione sia affascinante quanto, se non di più, la stessa scrittura.
C'è anche un post in cui spiega il suo metodo di lavoro nella scrittura di un dialogo. Siamo a Capri, nella piazzetta, che Pérez Reverte ha ricostruito con i suoi ricordi e "con immagini attuali che cerco su Internet, ci sono un paio di video turistici utilissimi". Prima scrive il dialogo "in modo teatrale, uso farlo quanto si tratta di dialoghi complicati, con informazione prolissa o temi complessi, che devono rimanere ben tagliati e chiari. Poi inserisco le reazioni dei personaggi mentre dialogano. Alla fine condisco il tutto con brevi descrizioni sul posto, cercando di far sì che questi appunti non siano gratuiti né turistici, ma sempre legati all'azione o suo risultato. Le correzioni posteriori fonderanno questi tre livelli di lavoro, dando loro unità e l'impressione che sia stato scritto tutto insieme".
Arturo Pérez Reverte è uno scrittore che non mi ha mai lasciato indifferente. Non c'è un suo libro che ho letto che non mi abbia lasciato dentro emozioni, persone, pensieri. Ci sono certi passaggi de Il pintor de batallas che non mi hanno mai lasciato e mi tornano spesso alla mente, lasciandomi un senso di inquuietudine che non ho mai potuto superare; non riesco mai a passare sotto il Patio de Banderas senza sentire, insieme al gorgoglio di una piccola fontana, i fruscii delle gonne della maliziosa Angélica, che nel vecchio Alcázar sivigliano cercava di sedurre il giovane Íñigo, aiutante del capitan Alatriste (e peccato essere stata a Venezia, con tutto il tempo da perdere passeggiando per campi e calle, molto prima di El puente de los asesinos). Mi capita lo stesso al leggere i post di questo suo blog.
Non mi abbandona uno che ha scritto, rimanendo fedele al suo personaggio di uomo disincantato e cinico, che accetta le regole del gioco e gode di esse. "Scrivere un romanzo" spiega "è vivere con esso per tutto il tempo impiegato a scriverlo. Non c'è riposo in questo. Non ci sono distrazioni importanti. E' un atteggiamento mentale che si mantiene inalterabile, anche contro la tua volontà, durante il processo di scrittura". Questo implica che non ci sia niente che non sia collegato al romanzo in opera: "Quanto leggi, quanto guardi, quanto senti, quanto pensi. Ti muovi, scegli, agisci secondo le necessità del testo che hai per la testa. Organizzi la tua vita in relazione a questo territorio. Persino la gente che vedi, in generale, ha molto a che vedere con esso". Un modo di vivere la scrittura così assoluto che inevitabilmente comporta anche perdite: "Ci sono film che non vedi, libri che non leggi, persone che non frequenti, viaggi che, per quanto ti interessino molto, non fai, perché rimangono fuori da questo ambito. Perché in quel periodo della tua vita non li stimi di utilità immediata. Pratica".
E sono rinunce che non necessariamente saranno placate al termine dell'opera: perché, sottolinea Pérez Reverte, c'è sempre "lo scomodo sospetto" che finito un libro ne arriverà un altro e gli interessi da seguire saranno strettamente collegati alla nuova opera.
Ma la cosa più bella è la spiegazione che dà alle rinunce che il suo "curioso mestiere" comporta. Ed è strettamente legata all'età che avanza e alla fretta che impone. "Hai sessant'anni e sai che le facoltà di uno scrittore hanno data di scadenza, come lo yogurt. Basta guardarsi intorno. Puro buon senso. Sei cosciente che il tempo di cui disponi ancora è limitato e che se non ti liberi di questa mezza dozzina di storie che ti piacerebbe raccontare prima di perdere la lucidità e la capacità di lavoro, può essere che non arrivi a scriverle mai. Moriranno con te, se non ti liberi di loro prima. Così sacrifichi alcune cose e ne accetti altre. Selezioni e scarti. Libri da leggere, romanzi da scrivere. Situazioni da vivere. C'è una certa malinconia in questa rinuncia".
La fretta del tempo che incalza, la lucidità di riconoscerlo, la voglia di continuare a raccontare storie per lasciare il segno del proprio passaggio. Le scelte e le malinconie che comportano. Da quando ho letto questo bel post di Arturo Pérez Reverte mi frulla tutto in testa, perché il tempo non avanza solo per lui e la selezione delle cose che importano davvero tocca a tutti. In questa dolce malinconia (ma quanto è stato grande Leopardi con e il naufragar m'è dolce in questo mar?!), mi rimane la curiosità di sapere a quali viaggi ha rinunciato, quali libri ha lasciato da parte, quali film non ha visto per seguire il suo curioso oficio, il suo curioso mestiere (e mi dico anche che quando si hanno grandi passioni, niente è davvero una rinuncia). A quali Arturo Pérez Reverte avrà rinunciato, per essere Arturo Pérez Reverte? Don Arturo, el dia que hable con usted, ojalá me conteste.