mercoledì 27 giugno 2012

Il giornalismo spagnolo tra crisi e opportunità. Ignacio Escolar presenta eldiario.es

E' notizia di oggi la chiusura di Qué! uno dei quotidiani spagnoli gratuiti più popolari. E' solo l'ultimo di una lunga lista, che conta tra le proprie vittime più illustri Público e La voz de Asturias. E' la crisi economica, che contrae gli investimenti pubblicitari delle imprese e, dunque, le risorse della stampa. Oltre alle chiusure dei quotidiani ci sono anche le severe ristrutturazioni di El Pais prima e di El Mundo poi, con decine di giornalisti che hanno perso il posto di lavoro. Dall'inizio della crisi economica spagnola, nel 2008, sono oltre 6mila i giornalisti entrati nelle liste di disoccupazione. E chi ha mantenuto il posto in redazione si trova alle prese con contratti dagli stipendi sempre più striminziti e dalle esigenze sempre più pesanti. Su Internet i giovani laureati denunciano tutti i tentativi di farli lavorare gratuitamente o con stipendi che niente hanno che vedere con la dignità umana e professionale.
E' un tema, questo, che mi sta particolarmente a cuore, avendo visto e vissuto da vicino lo sfruttamento dell'entusiasmo dei giovani giornalisti e le condizioni di lavoro sempre più difficili delle redazioni. Il tempo, le esperienze, le conoscenze, mi hanno portato a molto desencanto circa la reale possibilità dei giornalisti, pagati da media mai indipendenti ma sempre appartenenti a gruppi di potere, di essere al servizio dei fatti, dell'informazione e, in ultima istanza dei lettori.
Qualche giorno fa leggevo con molto interesse della diaspora dei giornalisti lasciati a casa dalla chiusura di Público. Quasi tutti stanno partecipando a nuovi progetti, le cui caratteristiche principali, più o meno comuni, sono l'autofinanziamento e le cooperative, in modo da essere i principali responsabili del tipo di informazione che si offre ai lettori. Una sorta di rivalsa della professione, in fondo: i giornalisti che diventano imprenditori per poter finalmente fare giornalismo puro, non al servizio del potere e di interessi costituiti, ma dell'informazione e dei cittadini.
Da Público stanno nascendo Más Público, la rivista Mongolia, eldiario.es, la pagina web specializzata in Scienza e Tecnologia Materia, tutte testate attive soprattutto nel web, per abbattere i costi della carta, quasi tutte collocate nel settore progressista della società (del resto Público raccoglieva i propri lettori tra i delusi del PSOE, in cerca di una socialdemocrazia con valori di sinistra) e quasi tutte nate come cooperative. Sono esperienze che mi ricordano un po' Il fatto quotidiano o ilpost.it, in Italia, testate che nascono dalla passione giornalistica, che sono politicamente schierate e che non appartengono a grandi gruppi industriali, interessati alla manipolazione dell'informazione.
La crisi economica spagnola sta spingendo alla riscoperta del sistema cooperativo per creare posti di lavoro e per unire forze in vista di un bene comune. E' la solidarietà a lungo dimenticata che si riaffaccia nella società e ci ricorda che l'unione fa la forza e che solo insieme, guardando verso una meta comune, potremo lasciarci alle spalle le difficoltà. E' la Spagna di cui non si parla, tra spread e numeri in rosso dell'economia, ma che sta lentamente cambiando mentalità e volontà, per questo è bello non perderla di vista.
Non perdo di vista da mesi, eldiario.es, la testata forse più interessante nata dalla diaspora di Público; la dirige il blogger e opinionista Ignacio Escolar, che fu il primo direttore di Público e che ha risposto stamattina alle domande dei lettori di Zona Critica, il blog collettivo con cui i giornalisti che partecipano al progetto hanno iniziato a stringere i rapporti con i lettori, in attesa dell'uscita del quotidiano, sul web da settembre (se capite lo spagnolo, non mancate di visitarlo: alcune delle migliori analisi e delle migliori domande ai potenti lette in spagnolo in questi ultimi mesi, sono apparse su Zona Critica). E' un'intervista interessante, che vi propongo quasi integralmente perché parla di una visione di giornalismo che condivido, di nuove forme di imprenditorialità, di un'informazione che non può essere privilegio solo per chi può pagarla e di un coinvolgimento dei lettori di cui non si può fare a meno; si parla anche di soldi, anche se sembra che sia brutto farlo se non si tratta di quelli dei milionari, di etica, di futuro dell'informazione. Mi piace che la crisi non fermi le idee e che, anzi, dia loro nuove opportunità. L'intervista completa e in spagnolo è qui.

- Ci sarà solo informazione politica ed economica? Non ci saranno scienza, tecnologia, cultura?
Ovviamente ci saranno; eldiario.es sarà un media di comunicazione digitale specializzato in politica ed economia nel suo senso più ampio. E in questo "senso ampio" la cultura, la scienza e la tecnologia sono assi fondamentali: non intendiamo la politica solo come quello che succede in Parlamento (ultimamente non succede troppo lì), ma anche come quello che succede nella società. Su cultura scriveranno, tra gli altri, Antonio Orejudo, Rafael Reig e la gente di Hotel Kafka, che farà una rivista culturale online in eldiario.es, che sicuramente sarà molto diversa da quelle tradizionali. Sull'informazione di scienza e tecnologia collaboreranno con noi gli amici di Materia, la squadra della sezione di Scienza di Público.
- Ci saranno indagini o la testata sarà più concentrata su opinione e analisi?
Ci saranno anche indagini e informazione propria. Non vogliamo essere un'altra testata piena di teletipi dell'ultima ora né solo un quotidiano d'opinione. Vogliamo dare notizie nostre e separeremo in modo scrupoloso l'informazione dall'opinione. Per adesso nel blog di Zona Critica c'è molta più opinione che informazione (il formato comporta questo). Ma quando eldiario.es sarà in pieno funzionamento,a settembre, sarà il contrario.
- Quali saranno i principi su cui si baserà eldiario.es?
Lo abbiamo detto nella nostra lettera di presentazione: vogliamo dare voce a tanti cittadini che affogano in un'offerta informativa sempre meno plurale, sempre più monocorde e asfissiante. Siamo con la libertà, la giustizia, la solidarietà, il progresso sostenibile della società e l'interesse generale dei cittadini. Difendiamo i diritti umani, l'uguaglianza e una democrazia migliore, più trasparente ed aperta.
- Da dove arriva il finanziamento per lanciare eldiario.es?
Gran parte del capitale lo portiamo alcuni dei giornalisti presenti in redazione, perché crediamo nel progetto e nella sua viabilità. Io mi giocherò buona parte dei miei risparmi. La maggior parte di noi giornalisti che abbiamo scommesso su eldiario.es, ha rifiutato altre offerte di lavoro per lanciare questa testata, perché ci muove una grande ambizione: comprare la nostra libertà, rivendicare il nostro mestiere, essere padroni della redazione in cui lavoreremo e garantire che la linea editoriale sia indipendente non risponda a interessi occulti. Contiamo anche su vari investitori privati, amici personali che mettono un po' di denaro perché condividono la necessità di un media come elediario.es. Non c'è dietro nessuna grande impresa né nessun gruppo editoriale, ma tra vari abbiamo riunito il denaro sufficiente affinché eldiario.es sia una testata solida, con i fondi sufficienti per offrire un'informazione di qualità.
- Dà sollievo l'uscita di un nuovo quotidiano critico con il potere, ma come farete per rendere il progetto sostenibile economicamente?
Lo faremo con una gestione prudente. Abbiamo bisogno di essere economicamente sostenibili per essere liberi e garantire la continuità del progetto. Tutti i redattori e i collaboratori che scriveranno su eldiario.es saranno pagati per il loro lavoro, ma i nostri stipendi, iniziando dal mio come direttore, saranno modesti alla partenza. Abbiamo sistemato al massimo i costi di lancio, per garantire la nostra indipendenza, perché crediamo che lo spazio editoriale esistente sia chiarissimo, ma siamo anche coscienti di quanto sarà difficile far quadrare i conti in piena recessione. Usciamo nel peggior momento economico possibile, ma nel miglior momento giornalistico.
- Avete pensato a qualche formula per evitare che gli annuncianti finiscano con il controllare indirettamente i contenuti?
Sì, eldiario.es avrà due tipi di entrate: la pubblicità e i lettori. Quanto più dipendiamo dalla seconda, meno dipenderemo dalla prima. Presto potrete diventare soci di eldiario.es, sarà un piccolo contributo, 5 euro al mese. Ma i nostri soci non pagheranno per poter leggere le nostre notizie, lo faranno perché la nostra informazione sia indipendente, libera e accessibile. Le notizie su Internet costano lo stesso, sia che le leggano mille persone che un milione. Vogliamo arrivare al maggior numero di cittadini possibile, perché crediamo che oggi sia necessaria una testata come eldiario.es e che questa informazione non sia solo per chi la può pagare. Ci sono esperienze recenti, alcune da noi vissute in prima persona, che ci raccontano che mentre il denaro si accumula in una parte ideologicamente ben definita dello spettro mediatico, per altri tipi di progetti è più complicato ottenere il finanziamento tradizionale sufficiente per sostenersi. Per questo, e per garantire la qualità della nostra informazione, non vogliamo dipendere solo dalla pubblicità.
I soci avranno anche qualche vantaggio, un piccolo riconoscimento per il loro aiuto: potranno leggere alcuni articoli prima del resto dei lettori , conteranno su spazi speciali di partecipazione e potranno anche riunirsi periodicamente con la redazione, per parlare con noi delle loro impressioni e inquietudini, e discutere personalmente con i giornalisti sulla direzione editoriale impressa a eldiario.es
- Quanto pagate?
Relativamente poco, paragonando con gli stipendi che c'erano nel giornalismo pochi anni fa. Ma pagheremo tutti i giornalisti e redattori che scriveranno, perché, oltre a essere prudenti nelle spese, vogliamo essere professionali,. Crediamo che il buon giornalismo non possa essere volontariato. Esige un tempo, uno sforzo e un impegno e i giornalisti, come qualunque lavoratore, hanno vizi cari: dormire in un letto sotto un tetto, mangiare tutti i giorni...
- Quali sono le vostre attese per il primo anno, circa traffico, audience, ecc?
Le prove che stiamo facendo con Zona Critica non possono andare meglio. Ancora non siamo ancora usciti formalmente e siamo già oltre il milione di utenti unici al mese. Nei nostri piani di aspettavamo di raggiungere una cifra del genere per la fine dell'anno, ma è ovvio che la supereremo se con soli tre-quattro articoli al giorno abbiamo già ottenuto questi numeri. L'obiettivo è diventare il quotidiano digitale puro, senza edizione di carta, di massima diffusione in due anni.
- Cos'è che ti dà maggiore entusiasmo?
Tre cose: la sfida di inventare qualcosa di nuovo, tornare a dirigere un progetto condiviso e l'indipendenza che avremo. Sarà la prima volta che sarò direttore di una testa di sono anche uno dei proprietari. Dopo la chiusura di Público, ho avuto varie offerte per continuare a lavorare per altri, in altri quotidiani, per portare la mia rubrica in altre testate. Economicamente erano offerte molto migliori, ma ho deciso di lanciare eldiario.es perché credo che questo mezzo di comunicazione sia necessario, perché sono convinto che sia il momento e perché, personalmente, non ho l'età per dedicarmi i esclusiva alla rubrica, ai dibattiti, alle conferenze... Ho avuto una carriera molto strana, molto rapida, ma non ho voglia di andare in pensione, ho 36 anni, non ho l'età per comportarmi da ex direttore di quotidiano. Sarebbe stato molto pi comodo continuare nel giornalismo d'opinione, di sicuro lavorerei meno e guadagnerei di più. Ma senza dubbio con eldiario.es mi godrò molto di più la professione.
- Quale politica applicherete ai borsisti?
Ci saranno varie norme su questo tema: saranno solo una piccola parte della redazione, saranno pagati, entreranno per accordi con le università, avranno un tutor che sarà responsabile della loro formazione, non occuperanno il posto di un redattore (ma non saranno neanche quelli che portano il caffè) e la loro borsa di studio come tale non si prolungherà più di quanto stabilito con le università
- Che politica di licenza avrete sugli articoli? Saranno Creative Commons?
Sì, la maggior parte dei contenuti sarà sotto la licenza Creative Commons by-sa. Ma alcune cose che pubblicheremo di terzi, in particolare foto e video di agenzia, saranno sotto la loro licenza, generalmente copyright.
- A suo tempo Público eliminò gli annunci di prostituzione. Quali misure etiche vi siete proposti per eldiario.es?
In eldiario.es l'etica non sarà una parte accessoria del nostro lavoro, ma un riferimento costante. Conteremo sulla collaborazione di organizzazioni con cui condividiamo valori, anche se non dobbiamo sempre essere d'accordo, perché ci aiutino ad aprire eldiario.es a diverse sensibilità per generare comunità e  apprendere da loro. Non solo sul contenuto, ma molto di più. Collaboreremo con varie ONG, collettivi di ricerca del bene comune o di trasparenza pubblica, Promuoveremo anche iniziative di economia sociale attraverso un canale specifico per loro e altri supporti che proprio adesso stiamo tracciando.
- Quale sarà la struttura dell'azionariato? cioè, chi saranno i proprietari e a chi dovrà rendere conto la direzione di eldiario.es?
Non abbiamo ancora chiuso la compsizione dell'azionariato, ma oltre il 50% dell'impresa è nelle mani della redazione. Dalla direzione di eldiario.es dovremo rendere conto principalmente a voi, i lettori.